Motospia

QUANDO IN LIGURIA TI TUFFI… IN UN MARE DI MONTAGNE ! (Liguria. Racconto semiserio di un viaggio fuori dal comune)

Liguria…. Ciao, mi presento: ho 26 anni e belle forme. Per alcuni sarei ancora giovanissima, e da tenere; per altri sono già vecchia, e da buttare. Con centomila km sulle spalle, seguite il programma che il mio padrone mi ha fatto fare nel torrido (e non solo caldo) luglio 2022, con bauletti e passeggera, su pendenze dove arrancare solo in prima e, sempre in prima, offrire un freno motore impeccabile in lunghe e ripide discese: il tutto senza batter ciglio né perdere un colpo e con le “palle” (ops, scusate: le “pale”) del ventilatore che mi sono girate solo quattro volte in quattro giorni per l’eccessiva temperatura esterna (insopportabile, ve l’assicuro!)… e poi giudicate da voi stessi.

Liguria
La strepitosa veduta dai Prati di Praglia: mare e monti… tenuti d’occhio da “Nostra Signora della Guardia”!

Bene ma, fate ATTENZIONE: L’ATTENZIONE, vi prego, è da porre sul giro fatto in Liguria (che potete fare), e non su di me (che non mi potrete avere, se non a un buon prezzo!). Buona lettura!

PARMA – CHIAVARI – NE

“183”. Non è un numero a caso, ma il nome della Pizzeria Trattoria di PARMA da cui siamo partiti per questo viaggio. Qui ci siamo ritrovati con gli amici e, si sa… i giorni di ferie iniziano anche con una bella mangiata di specialità locali. Al “183” consiglio i tortelli alle erbette o la pizza a pasta alta.

Tra i vari “passi che passano” in Liguria, scartiamo la bellissima Cisa (fuori mano per i nostri progetti) e a malincuore anche il “Cento Croci” per l’asfalto rovinato; imbocchiamo invece la lunga e piatta Provinciale della VALLE DEL TARO per superare velocemente l’omonimo Borgo e da lì, via BEDONIA, iniziare finalmente la bellissima salita con la strada curvilinea, all’ombra del bellissimo e fresco bosco, fino all’incantevole PASSO DEL BOCCO: è già Liguria, provincia di Genova!

Qui, agghiaccianti storie di lupi e di orsi recentemente reintrodotti, riecheggiano nelle mie orecchie sin dallo scorso anno… ma il posto è così bello che ci si vorrebbe già fermare. Al Rifugio Antonio Devoto però non hanno posto (chiamate in anticipo: causa Covid, hanno ridotto la capacità recettiva); all’Agriturismo “A Fondega” si sta benissimo e si mangia da dio, ma rimane in Emilia; al B&B “l’Orso stanco” (l’unico orso della zona simpatico e innocuo come Yoghi!) oggi stanno rifacendo i bagni e non possono accoglierci. Insomma, “tre arrivederci” che ci spronano a continuare la strada!

E subito un’altra scelta si impone: i cartelli ci attirano fuori dalla bella SP26bis che scende a Chiavari! Eh già, perché, col mio padrone e i suoi amici curiosi come “farfalle in un prato fiorito”, ogni traccia tracciata è spesso da ritracciare, attratti come sono dalla (e dalle) curiosità. E a proposito di prati, con una strada che si rivela inizialmente straordinariamente panoramica sull’arco appenninico parmense, e poi si “irripidisce” (vi piace il verbo? L’ho inventato io per l’occasione) in discesa su tortuose e rapide curve strette fortunatamente ben asfaltate, giungiamo a “PRATOSOPRALACROCE”: un nome interessante, benché io di prati non ne abbia visti, e nemmeno di croci (sempre che non si intenda la “Via Crucis” che mi aspetterà in questi giorni, di ferie per i baldi motociclisti ma non per me: se queste sono le premesse, è chiaro che dovrò lavorare e sudare parecchio!).

In ogni caso il posto è incantevole e vien subito da chiedersi perché la gente sia venuta ad abitare proprio qui, e perché oggi tante case siano invece chiuse se non abbandonate; perché della trattoria rimangano solo le serrande serrate, e perché la chiesa ben colorata e dal bel piazzale, sia chiusa pure lei. Verrebbe voglia di chiamare il numero del parroco per avere “almeno un prete con cui parlar”!

Dopo una breve sosta all’ombra del sacro edificio, riprendiamo la discesa, sulla strada sempre bella, ma bella stretta e tortuosa. E vi lancio una sfida: lo noterete anche voi il bel passaggio tra due rocce che fanno da cornice ad un cono di pietra che si erge sull’altra sponda della valle, proprio di fronte a voi, con simmetria impeccabile?? Cercatelo! Il mio padrone non è riuscito a fermarsi per scattare una foto clamorosa, e il rimorso gli brucia ancora in pancia!

La discesa, oltre che per il caldo e il territorio sempre più urbano e meno attraente, corre veloce sino a CHIAVARI, dove non si può rinunciare ad un bagno meritato. (Ok, non sarà “Portovenere”… ma qualche venere in spiaggia, si vede pure da queste parti della Liguria)!

E la sera? Io e le altre moto speravamo ci si fermasse in zona, visto che i nostri bikers avevano scelto un ristorantino sulla spiaggia per cenare… e invece no: l’agriturismo è 20 km indietro! “Sembrano pochi – ho sentito dire al telefono – ma non ingannatevi: ci sono molte curve e la strada alla fine è in salita e molto stretta!” – “Non c’è problema – hanno risposto sereni i compari – tanto siamo in moto!” – “Ah! Bravi – penso io: facile farsi grandi sulla pelle altrui!!”

E infatti… vi assicuro che se all’inizio della nuova vallata mi sono divertita pure io a risalire nella notte curvando e piegando sulla SP26, già contenta di questa Liguria, ad un certo punto la strada si è fatta stretta, in salita, un po’ sconnessa, a tratti con rocce sporgenti e strapiombi, buia pesta, spesso nel bosco e col fogliame in terra! Mizziga! Non so come abbia fatto il mio padrone a tenermi in carreggiata, con la sua bella che gridava ad ogni tornante, mentre lui mi tirava il collo, giocando di freno e frizione, ma ce l’abbiamo fatta! E meno male che hanno mangiato laggiù, perché qui restano solo castagne o fichi; e se cadi prima… il pesto ligure, te lo fai da te!!

Insomma, con tutti i paesi della Liguria, c’era proprio bisogno di finire al “Medieval Village” in località Cassagna a NE?? Sì, ve l’assicuro: pur “sperduto in culo ai lupi”, vi arrivano da tutto il mondo! Il B&B “Baldo e Chicca” è infatti in un borgo del 1400… semplicemente incantevole! Le storie che Lorenzo, poi, esperto medievalista e proprietario del locale, racconta, affascinano e fanno dormire sonni profondi come le notti cui risalgono quelle antiche pietre. Insomma: non vorrete mica mancarlo proprio voi?? (Ma arrivateci con la luce del giorno, mi raccomando)!

NE – GATTORNA – OVADA

Sarà stata la lauta colazione, il sole che brillava, o la scelta di non salire sino a STATALE ed evitare così uno sterratone ma… di mattina, la discesa sino alla SP26 è stata molto meno traumatica della salita notturna! Anzi, il paesaggio si è meravigliosamente aperto ai nostri occhi in tutta la sua bellezza naturale e storica: nei pressi di NASCIO, dove sorgeva un antico castello, rimane per esempio un ponte di pietra che silenziosamente parla di tempi passati e di persone passate su di esso per chissà quali mete o vicende: irresistibile da attraversare a piedi sopra il profondo dirupo. Come sempre più irresistibile si rivela questa Liguria nascosta e spesso segreta!

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È la stessa sensazione che si prova reimmettendosi sulla SP26 per arrivare al passo sovrastante, una sensazione che accompagnerà tutto il viaggio: in Liguria, quasi su ogni balza si erge un campanile, attorniato da un gruzzoletto di case accalcate le une sulle altre come colli di pelliccia, abbracciate ed uniti quasi a farsi coraggio per resistere lassù, e difendersi dal bosco o da chissà chi. (So che mi tiro la zappa sui piedi, ehm… un chiodo nel pneumatico: ma verrebbe voglia anche a me di raggiungere tutti quei borghi per visitarli e conoscerne ogni storia, sicuramente ricca di tante storie)!

La bella salita, poi, mi ricorda scorci alpini e il PIAN D’ONETO scorci verso Roccaraso! Vi è mai capitato? Qui in Liguria avrò trovato una ventina di somiglianze e rimandi a posti conosciuti: provate anche voi, e fatemi sapere se questa Liguria dell’entroterra non ispira e ricorda molti ricordi anche a voi!

Ed eccoci al PASSO DEL BISCIA (si chiama proprio così!): una strada realizzata nel 1966 che scollina a quasi 900 metri di altitudine, per unire le popolazioni delle Valli del VARA e della GRAVEGLIA, quella degli Avi di Giuseppe Garibaldi! Beh, tra i bei pini e i sentieri che si dipartono, colpisce il piccolo rifugio costruito dal benefattore della strada a riparo dei viandanti: internamente è spoglio di arredi, ma è pieno di immondizia, ceneri e scritte sulle pareti! Ecco: siamo sempre nella zona dei lupi e degli orsi ma, anche qui, le bestie feroci paiono piuttosto gli umani, senza limiti alla loro maleducazione!

Con la strada un po’ malconcia, scendiamo a VARESE LIGURE dove restiamo sbalorditi! In un catino di montagne, lontani dal mare, troviamo una cittadina molto carina che pullula di turisti e villeggianti, animata da bancarelle e colorati negozi, caratterizzata dal suo Borgorotondo e dal suo bel castello: visitatelo pure fino in alto! Era una prigione (dunque per ladri, ma oggi l’ingresso è gratuito!), e qualora rimaneste chiusi dentro, chiamate l’ufficio turistico: i simpatici Daniela e Marco verranno ad aprirvi le porte e annunciarvi le tante iniziative locali! (A proposito di Varese Ligure: siamo nel regno… pardon, nel “feudo dei Fieschi”! Li conoscevate? Io no! Sarà che vengo dal Giappone ma della Liguria, a parte Genova e i Doria – e per assonanza coi biscotti tutt’altro che liguri – non ricordavo altri nomi)!

Veduta aerea di Varese Ligure con il Borgorotondo ed il castello belli anche da qui! (Per gentile concessione dell’Ufficio Turistico)

Finalmente si riparte (ci stavano prendendo gusto a visitare…) e con 15 km come piacciono a me, torniamo al PASSO DEL BOCCO, oggi attraversando faggete incantevoli! Che fortuna: imbocchiamo così, felici, la bella strada più diretta (e poco diritta!) per CARASCO, che ieri avevamo tralasciato.

C’è da dire che il mio padrone, questo giro, l’ha tracciato da ignorante, direttamente con l’amico Google, cercando solo le strade con più curve possibili all’interno della Liguria, senza conoscere molte volte cosa avrebbe trovato o attraversato. Chissà quanti posti interessanti gli sono sfuggiti!

Inoltre, in quei giorni, mentre la quota scendeva, saliva invece terribilmente la temperatura! Così, da CARASCO, non restava che fuggire il più velocemente possibile dalla vallata incandescente e, con la SS225 raggiungere GATTORNA dove un altro cartello sviava dalla traccia! Ma per forza: come non puntare il manubrio verso una scritta del tipo “PASSO DEL PORTELLO”??! Fa solo onore al mio nome!

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L’arrivo al Passo del Portello…

Per una strada sempre “stretta ma avvincente”, si raggiunge prima ROCCATAGLIATA, altro borgo medievale mai sentito! “Una chicca” le cui uniche persone incontrate sono stati però i tanti manichini lungo la strada, vestiti come nel periodo del massimo splendore – quello dei Fieschi famosi, che qui imponevano dazi e tributi al passaggio per la Pianura Padana. Dame, cavalieri, soldati e scudieri: c’è pure Dante Alighieri che di qui invece passò e lo citò nella sua Opera “Divina”!

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Come capita in Liguria, in carne ed ossa abbiamo invece visto uno stupendo daino: elegantemente, dal bordo strada è entrato nel chiaroscuro del bosco, confondendosi grazie alle macchie bianche del suo dorso. Anche lui ha arricchito la salita al bel PASSO DEL PORTELLO, da dove gli amici motociclisti sono poi scesi sino ad un incrocio, subito riconosciuto: “Ma?!… siamo in VAL TREBBIA!” Che emozione collegare strade e percorsi conosciuti!

Con la famosa SS45 svoltiamo allora veloci a sinistra per LACCIO dove, come da traccia tracciata, la SP226 ci porterà a COSTALUNGA, MONTOGGIO… fino a BUSALLA. Non sappiamo bene dove stiamo andando: la strada inizialmente bella tra collinette e frazioni carine, poi si appiattisce anche di interesse, in mezzo alla modernità di fabbriche e capannoni. Ancor più svoltando per BOLZANETO…

Inizia così un incubo entusiasmante! Si, perché a BOLZANETO e dintorni (lo dico con infinito rispetto per quella gente, come per la mia vasta parentela di moto e motorini), mi chiedo come si possa vivere tanto accalcati, in quel traffico caotico senza fine, con lo smog che colora tristemente tutte le facciate delle case, dentro ad una fornace di aria rovente, dove la sola realtà entusiasmante è il pensiero di lasciare quel posto il prima possibile e fuggire nuovamente in alto!

Nella foga della fuga neanche ci accorgiamo che potremmo raggiungere il Santuario di Nostra Signora della Guardia, famoso e tanto caro ai genovesi, scappando invece verso CAMPOMORONE per salire ai PIANI DI PRAGLIA che scopriamo essere un piccolo altipiano superlativo tra Liguria e Piemonte: il Parco Naturale Capanne di Marcarolo! Ci ritroviamo a 900 metri, a respirare aria fresca, con lo sguardo stupefatto, quasi a 360 gradi, sull’entroterra e sul mare! Davanti a noi, forse appunto “a guardia” di questa magnifica terra ligure e della vita dei suoi abitanti, svetta il famoso Santuario…

E proprio come la vita presenta continui sali scendi (e relativi scendi sali) anche la nostra strada ora scende nuovamente! Ci ritroviamo a CAMPO LIGURE che riconosco non dalla piazza principale incantevolmente affrescata ma dal castello che attrae la vista percorrendo l’autostrada del Turchino!

Ahimè… il caldo ci toglie però il respiro e non solo: nell’affanno di quel clima opprimente, la testa comincia a svagolare, i sensi a perdersi, e la febbre sale addirittura a qualche componente del viaggio dopo gli impietosi colpi di calore subiti nella giornata: non si può continuare!! Optiamo per OVADA. Certo: fuori Liguria, in provincia di Alessandria, ma da qui, rinfrescati dall’accoglienza e dalla simpatia del proprietario e dei gestori dell’albergo Vittoria, ripartiremo domani alla volta di Sassello.

SASSELLO – CENGIO – PASSO DEL MELOGNO – TRIORA

OVADA è la città natale di Paolo Francesco Daneo, più noto come San Paolo della Croce, fondatore della Congregazione detta dei “Passionisti”: non è argomento per la maggiore di ‘sti tempi… ma dal 1700 una traccia profonda della sua spiritualità segna questa città, irradiandosi nel mondo intero grazie ai suoi missionari, che sono giunti anche nel mio Paese d’origine!

A noi però preme ripartire, non senza prima pensare anche alla “mia colazione”: anch’io bevo ogni tanto (non molto a dire il vero: reggo ancora i 20 con un litro) e qui in Piemonte la mia “bevanda” costa meno che in Liguria! Ringalluzziti, puntiamo dunque verso l’ambita Sassello: tra le varie possibilità, anche ‘sta volta il mio padrone ne ha imbroccata una diversa; forse la più straordinaria…

Da OVADA hanno infatti raggiunto MOLARE per svoltare a sinistra e… vai con le meraviglie! Presso CASSINELLE, ad un certo punto (non sbagliatevi come il mio padrone!) bisogna girare stretti a destra attorno alla Chiesetta della Madonnina e seguire per PONZONE. Dopo aver viaggiato “a galla” di uno spartiacque da sogno, arrivati a CIMAFERLE c’è una strada da vertigine, non solo per la bellezza (pare di essere nel Gran Canyon: mancano giusto cactus, coyote e Indiani), ma proprio per la parete scoscesa da percorrere senza barriere protettive. Se uno fosse alle prime armi in moto, mi permetto di non consigliarla: al mio capo e passeggera girava la testa… a me il manubrio!

Ok, pronti?! “E allora giù, quasi per caso…” canterebbe la Berté! Eh già: dopo il “su”, anche il “giù” diventa elemento essenziale di questo viaggio in Liguria. Da lì infatti… “giù giù giù” per questa strada fino al MOLINO DI PARETO e da qui, via per Sassello!

SASSELLO: il mio padrone vi è affezionato per varie ragioni. Intanto tutte le strade per raggiungerlo sono goduriose! Poi, ci sono i deliziosi ed irrinunciabili amaretti! Poi, la zona è piena di porcini! Poi, è il paese di Chiara Badano o “Chiara Luce”, prematuramente morta di tumore ma che compie miracoli ancora oggi! E poi, “verso la pista da cross”, c’è l’albergo ristorante San Giovanni! Non lo dico perché sono carissimi parenti del mio padrone, ma Loredana e Dino coi loro figli – credetemi – vi offriranno una squisita ospitalità nelle curate stanze del loro albergo e col cibo rinomato della loro braceria: vengono addirittura dalla lontana Tortona in serata, anche solo per una cena!

Si vorrebbe restare, ma si scalpita anche per ripartire, proprio come in ogni viaggio che riesce bene! Per di più Dino ci ha rassicurato che il percorso ipotizzato è il migliore ed è molto interessante! Ecco allora i nostri, di nuovo in sella alle nostre selle, per nuove strade e nuove mete della Liguria.

Dopo PONTINVREA c’è GIUSVALLA con un delizioso viale alberato: ma sarà che il mio padrone deve notare anche questo?! Me ne accorgo da come rilascia il gas, di tanto in tanto… Tant’è che, poco dopo, proseguendo per DEGO, l’ha colpito pure un gruppo di castagni che sembravano “avvitati” su loro stessi! Li troverete anche voi così interessanti, quando li vedrete?? Bah, lui mi dice sempre che “viaggia per vedere, per conoscere, per stupirsi… mica solo per viaggiare”! Ok, sarà…

Proseguendo ci ritroviamo ad attraversare la moderna CAIRO MONTENOTTE nel mezzo della VAL BORMIDA. Una volta regnava la famiglia dei Carretto, con castelli e feudi dalla Riviera ligure sino al Basso Piemonte, ma noi puntiamo a CENGIO ALTO per via di una chiesadei Templari! Ebbene, la chiesa c’era, ma con la porta chiusa (speriamo che la chiave non sia rimasta in tasca all’ultimo sacrestano, magari sepolto nel vicino cimitero medievale… cazzarola)!!!

La Chiesa dei Templari a Cengio Alto

Risaliamo dunque il fiume Bormida e superiamo MILLESIMO: l’antico nome pare indicasse l’indole dolce dei suoi abitanti e la loro inclinazione al canto melodioso, proprio come i nostri motori che continuano a cantare, ma sempre dolcemente! Se da ignari ci sfugge un’altra meta interessante (il vicino Santuario di Nostra Signora del Deserto), i bikers ci dirigono ora verso OSIGLIA: ad attirarli, oltre alla fame e all’ora del pranzo, è l’omonimo lago, un bel bacino di tre km, il maggiore della provincia di Savona. E quella è la strada per un altro incantevole Passo: il PASSO DEL MELOGNO, una vecchia fortezza dismessa le cui porte non più esistenti, spalancano un altro meraviglioso passaggio dentro ad altre stupende faggete; vi si perde quota e in parte anche la testa! E…

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Il Passo del Melogno offre pure lui… passaggi da sogno!

E ci ritroviamo a CALIZZANO. Ahò?! Emmò però, il mio padrone non sta più in piedi se non con un panino in mano! Tappa allora al Bar gelateria “K2”, dove la giovane proprietaria accresce la bontà dei suoi prodotti farcendoli con tanta – finalmente ritrovata – genuina simpatia a chicchessia!

Ci voleva! Perché ora si balla con la bella, bella SP213, tutta curve e ombre, che ci porta al COLLE DEL QUAZZO e discende a GARESSIO. Ma a metà discesa… un’enorme cupola appare di colpo sotto di noi! Impressionante! Sembra un’astronave! Irresistibilmente attratti, ci ritroviamo sul piazzale dell’imponente Santuario di Valsorda, dove una fanciulla sordomuta venne miracolosamente guarita il 13 luglio 1653. Proprio oggi ne è la ricorrenza (ad accorgersene… gli occhi ed il cuore della mia padrona, unica donna del gruppo: non posso tacerlo)!!

Siamo nella valle del Tanaro, nuovamente fuori Liguria, ma in un crocevia di valli “vicine vicine” che tanto uniscono quanto dividono: la val Bormida da cui veniamo, la Val Arroscia che stiamo per prendere, la Valle Argentina che percorreremo domani… Insomma, anche a me inizia a girare la testa, e non solo il manubrio, con tutti ‘sti nomi! E ci troviamo sulla SS28, l’importante strada che collega Imperia a Cuneo, passando per il COL DI NAVA, un Passo famoso a 934 metri s.l.m..

La zona era di vitale importanza perché qui passavano le vie del sale, “l’oro bianco” di un tempo, fondamentale per la conservazione dei cibi. Oggi, la “via del sale” è una strada sterrata amatissima da turisti e “fuoristradisti” di ogni tipo, per i posti incantevoli che attraversa! Fortuna che “i miei” però non intendono abbandonare l’asfalto, e così rientriamo in Liguria raggiungendo PIEVE DI TECO, e da lì il COLLE SAN BARTOLOMEO, e da lì SAN BERNARDO DI CONIO, e da lì il COLLE D’OGGIA, strepitoso balcone con vista panoramica mozzafiato sulle valli sottostanti…

Alla faccia, però! Da San Bernardo al Colle, l’asfaltatura è così malconcia che poco ci manca ad essere un vero off-road! Coi lavori in corso che rendono ancora più difficoltoso il passaggio, poi, che dire?! Sarò vecchia, ma il “mio anteriore” non sbava di un millimetro dalla direzione imposta dal mio padrone, né mi scompongo sulle buche, assorbendo bene i colpi e contraccolpi delle disconnessioni del povero manto stradale abbandonato da tempo all’incuria e ai cataclismi naturali! La difficoltà intrinseca del passaggio è un nuovo banco di prova per le reciproche capacità, mie e del mio padrone!

Riassumendo: da San Bernardo di Conio, passando da CARPASIO e, giù giù per MONTALTO LIGURE, sino a DESTEGLIO a fondo valle, ci sono 14 km… altri 14 km di una discesa pazzesca! Pazzescamente bella e incantevole, pazzescamente a strapiombo e priva, a tratti, di protezioni laterali! Insomma: un’altra di quelle strade… pazzescamente da fare (ma non se si è alle prime armi con la moto, a mio parere!!). Lungo il percorso, si trovano una cappelletta votiva e un’antica chiesetta tutta affrescata, dedicata a San Bernardo dove una breve sosta credo sia opportunamente consigliata!

Si sta facendo sera: oramai siamo nella VALLE ARGENTINA, in dirittura dei MOLINI DI TRIORA e di TRIORA stesso, un borgo al cui nome si può solo tremare! Perchééé???! Ma perché… è il “paese delle streghe”!!! Mizziga!!! Teniamoci alla larga, almeno stanotte: ne riparleremo domani! Per ora, fermiamoci ad AGAGGIO INFERIORE, all’Agriturismo Agagin, dove Asia, la simpatica nipote della signora Nanda (quella che ha il negozio di alimentari bene in vista sulla strada principale: eventualmente, chiedete lì per info!), ci accoglie nelle sue stanze dai nomi “molto curiosi”, e si mette subito al lavoro per prepararci la squisita torta che ci servirà lei stessa domattina a colazione!

(Uhé, ma siamo sicuri che non siano “streghe” pure loro?? No, no, ve l’assicuro! Nulla di cui temere, anzi: ottime persone! Dormite pure sereni: siete in Liguria… anche se qui è tutto bello da favola!)

TRIORA – DOLCEACQUA – SEBORGA – OSPEDALETTI

Che peccato, l’ultimo giorno di ferie arriva pur sempre! Ma se il tempo stringe, il programma è pieno fino all’ultimo. Cos’altro mi aspetterà ancora, in quest’ultimo lembo di Liguria?!

Si riparte in salita: da MOLINI DI TRIORA (dove il ristorante albergo Santo Spirito “rassicura” non solo nel nome, ma anche per la cucina!), per ennesimi meravigliosi tornantini giungiamo in cima alla balza sovrastante dove riposa accucciato e sornione il borgo tanto temuto: TRIORA, il borgo delle Streghe!

Liguria
Le ultime parole famose: “Le Streghe a Triora?! Ma va là, tutta un’invenzione!!”…

Ma sarà poi vero??! Beh, il Museo delle Streghe c’è così come la “cabotina”, la grotta dove ‘ste donne – si dice – si incontrassero per fare intrugli e magie… Quel che è certo è che, sul finire del XVI secolo, a Triora si tenne il maggior processo italiano contro la stregoneria, con 39 donne e persino un ragazzo, accusate di aver provocato la carestia del 1585: cinque di esse morirono in prigione, ben prima di chiarire che la carestia fu causata invece dalle speculazioni degli stessi latifondisti accusatori!

Forse l’ultima donna a subire quel tipo di assurde accuse fu Franchetta Borelli, nel 1588: scampò alla morte ma non a violenze e torture! (E io mi chiedo: ma a vedere la TV degli umani, se le streghe oggi son finite tutte nei film o telefilm, nella vita di tutti i giorni, rispetto ad allora, cos’è cambiato, tante volte, nei confronti delle donne stesse??!)

Vabbè, la stregoneria oggi è fonte di un simpatico business… ma non meno importanti e consistenti sono le altre testimonianze: nei palazzi rivivono i tempi felici sotto i Genovesi; dalle mura si capisce perché Triora rimase più volte roccaforte inespugnabile; le chiese sono espressione di fede antica quanto profonda, come quel San Bernardino, fuori del centro abitato: un piccolo capolavoro ricoperto da uno straordinario ciclo di affreschi!! Insomma, a me, più che “il Borgo di streghe”, ‘sta Triora m’è parsa piuttosto “il paese delle Fate”… anche se oggi, però, a Triora vengono per lo più ricchi signori ed imprenditori stranieri a comprare e ristrutturare case ed edifici: e gli italiani?? Sarà mica questo, il sortilegio temuto?!!

È ora di ripartire! Ritornando a Molini di Triora, lasciamo la VALLE ARGENTINA imboccando la SP65 dal bel tracciato curvilineo come piace a noi, che mica siamo ancora stanchi di curve. E lungo la VAL NERVIA raggiungiamo un altro borgo incantevole: DOLCEACQUA. Dai Conti di Ventimiglia che ne costruirono il castello a strapiombo sull’omonimo fiume, ai Doria di Genova, ai Grimaldi di Monaco… il paesello medievale ha preso la sua architettura che lascia ancor oggi un… dolcegusto a prima vista: impossibile non innamorarsene!!

Liguria
A Dolceacqua… è tutto dolce, non solo l’acqua!!

Il pezzo forte resta il Ponte romanico! Uno straordinario, elegante, esile quanto robusto arco di 33 metri, costruito nel XV secolo per collegare il nuovo quartiere nascente: grazie ai dipinti del francese Claude Monet, dal 1884 diventerà famoso, pubblicizzando così fors’anche tutta la Liguria!

Il distributore all’ingresso del paese è da decenni al servizio della vallata, mantenendo prezzi onesti e tra i più bassi in zona. Il pieno ci vuole per affrontare l’ultimo passaggio. Direzione finale? SEBORGA, un piccolo Principato, del quale pochissimi conoscono l’esistenza e la storia: per questo merita una visita! Non è Liguria, non è Italia, non Francia: dagli anni 50 del Secolo scorso, hanno rivendicato la propria indipendenza. Anche se poco usate, hanno una targa e una moneta proprie; soprattutto hanno un loro Principe! Anzi, dal 2019 c’è una Principessa, la signora Nina Menegatto, prima donna a ricoprire l’incarico, e per questo Le rivolgiamo tutte le nostre più vive congratulazioni!!

Seborga era il “punto finale” del nostro felice viaggio in Liguria. Mai avremmo immaginato che quel tratto sarebbe inaspettatamente diventato una sorta di “punto zero”: tutto quanto sinora vissuto si sarebbe di colpo azzerato, riducendosi a blanda preparazione per una prova finale… esagerata!

Faccio un inciso! Chi disegna le strade blu sulle mappe di Google Maps, dovrebbe sapere che, oltre al “blu”, esiste anche il “blu dipinto di blu”!! E – per favore – dovrebbe usarlo all’occorrenza, per mettere in guardia (e non in difficoltà!!) la gente! Mi spiego. Normalmente da Dolceacqua si scende a BORDIGHERA per risalire a Seborga: ok! È la prima opzione delle mappe, lo ammetto. Ma ad un certo punto… si colora anche un altro percorso (che ci sia veramente l’influsso delle streghe??!)

Ignari, dapprima esultiamo: “Dai, che bello, passiamo di qua”. Poi, dietro ai campi sportivi, troviamo la strada e iniziamo a salire. E saliamo. Saliamo con una stradina stretta molto ripida, che si appiana in quota, seguendo PERINALDO: le curve sono per lo più secche e cieche, il manto un pò malconcio… Trattenendo un po’ il respiro e sudando parecchio, tutto sommato è ancora fattibile! Ok, e da Perinaldo?! Beh, poi… verrebbe da dire: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”!

Nessun cartello, ma la traccia ti porta in una stradina ancora più stretta, così stretta che ci passa solo una vettura per volta: è asfaltata, sì, ma è difficile credere che sia la strada giusta! A monte, è tutto un muretto o ha piante sporgenti; a valle, la caduta è “libera”; la famosa “banchina laterale cedevole” è già ceduta in vari punti; e in mezzo alla careggiata, per completare l’opera, una larga striscia quasi ininterrotta di sassetti e pietruzze aguzze che se ci passi sopra con le ruote, questa volta sì… “Ciao, ciao”!! Altro che pesto ligure: stavolta non basterà il cucchiaino per raccoglierti!

Ecco! Qua dentro ci siamo noi, con bauletti laterali sporgenti e passeggera ansimante a bordo! Tutto stringe… ma non ci si può pensare! Bisogna solo mantenere un doppio incredibile self control: quello del pilota, ed il mio, che faccio il mio dovere come sempre e, stavolta, anche meglio di sempre!

Credetemi: 24 km di “fiato sospeso”, su questa strada che, solo poi, scopriremo essere una striscia tagliafuoco asfaltata per disperazione dagli abitanti, a creare un collegamento altrimenti inesistente tra questi comuni!! SEBORGA? Cavoli, se me la ricorderò! Ed ora, nel piccolo ed incantevole centro storico, assieme alle storie dei Cavalieri Templari qui fondati nel 1117 da San Bernardo di Chiaravalle, alle prodezze dei Crociati in Terra Santa a difesa dei pellegrini di quei tempi, attorno al gran vociare sul “Gran Silenzioche con giuramento venne qui istituito circa la Sacra Sindone, i Chiodi della Croce ed il Santo Graal… anch’io avrò una piccola ma valorosa avventura da raccontare!

Non ci resta che scendere a valle e prendere la noiosa e pericolosa autostrada per tornare a casa. Sì perché, rispetto alle strade fatte, qui il rischio è davvero esagerato: tra asfalto mal steso, traffico veloce, eterni cantieri, e guardrail senza protezioni su altissimi ponti… se scivoli, chi ti ferma più??!!!

Ma no, scusate… Ma perché OSPEDALETTI??! Il mio padrone vuole fermarsi ancora?? Perché entra all’Albergo Savoia di gloriosi lustri? Vuole prenotare un’altra stanza? …. “Ah, grazie, finalmente riecco la mia Carta di Identità!” Cooosa???!! Nooo, non ditemi!!! Tutto ‘sto giro in LIGURIA solo per venire a recuperare un documento che in cinque mesi le Poste italiane non sono state capaci di recapitare a casa???!! … Cavoli: ho rischiato la pelle anch’io per queste… cavolate degli umani??!

Nient’affatto, anzi!! In un baleno rivedo tutto il percorso fatto in questa Liguria meravigliosa, e mi vien solo da ringraziare (anche le Poste): è stato un giro indimenticabile! Anzi, se prima, per me, la Liguria era… una montagna di mare, oggi è anche… un mare di montagne! Inevitabile tuffarsi.

Bergamo, 14 settembre 2022

Ciao, spero che il racconto, e soprattutto questo viaggio in Liguria, vi sia piaciuto!

Io sono la Honda XL600V o meglio conosciuta “Transalp”, classe 1996. E che dite, allora, infine, anche di me? Non sono… mitica e inossidabile??!

(PS: se ci sono errori, la colpa è del mio padrone che mi ha aiutata a scrivere. Grazie per la comprensione)

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