Motospia

L’elettrificazione e il futuro delle due ruote L'ultima conferenza Acem dall'altisonante e molto promettente titolo “La corsa verso il 2030 e oltre” è stata l'occasione per discutere sul futuro della mobilità urbana nel settore trasporti, principalmente in quello motociclistico, e sulla direzione che bisogna prendere per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050

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Con la presenza di nomi illustri del panorama mondiale delle due ruote come i presidenti delle divisioni europee di Honda e Yamaha, rispettivamente Roland Berger e Eric de Seynes, del direttore del gruppo Piaggio Michele Colaninno, del presidente di BMW Motorrad Markus Schramm, oltre a esponenti di spicco del settore trasporti, sicurezza e, persino, dell’organizzazione mondiale  della Sanità, la conferenza dal titolo “The Ride to 2030 and Beyond: The Contribution of the European Motorcycle Industry to Sustainable Mobility” ha acceso i riflettori sul futuro della micromobilità in Europa e sul tema dell’elettrificazione.

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Dopo aver presentato i numeri sia dell’impatto che la crisi pandemica ha scatenato sul settore moto, ma anche del contributo di oltre 21 miliardi di euro al GDP europeo (l’equivalente del nostro PIL) che l’industria motociclistica apporta insieme ai quasi 390.000 posti di lavoro solo in Europa, si è passati a parlare dei temi principali quali la sicurezza, sostenibilità e tecnologia e, ovviamente, di transizione energetica ed elettrificazione.

In generale, la parvenza è stata quella di un copione farcito di buoni propositi e belle parole tutte assolutamente “green” e “sostenibili” trovando però una netta divisione tra gli attori coinvolti nei settori trasporti, salute e ambiente e quelli invece del lato produttivo (Yamaha, Honda, BMW e Piaggio).

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Da una parte i parametri imposti da chi ha la responsabilità di dettare regole sempre più stringenti per rispettare i tempi per la decarbonizzazione, dall’altra le reali difficoltà di chi deve fisicamente attuare sul campo questi cambiamenti sicuramente non facili, investendo tempo e molto denaro.

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Fra tutti, spicca l’intervento del presidente di Yamaha Europe,  Eric de Seynes, che ha ribadito come le soluzioni applicabili al settore auto, non siano fisicamente utilizzabili nel mondo moto per limiti fisici:

“Non è possibile elettrificare totalmente come Tesla, ad esempio, portando il peso delle batteria di una vettura su un veicolo a due ruote che è nato per trasportare una o due persone massimo. Nel nostro settore dobbiamo rispettare due caratteristiche fondamentali: leggerezza e compattezza”.

Effettivamente, guardando i mezzi elettrici a due ruote, ci si accorge subito che siamo molto distanti dalle moto tradizionali in fatto di distribuzione dei pesi, agilità, leggerezza, bellezza e, soprattutto, di usabilità. Perché una cosa da tenere sempre a mente, ed è stata sicuramente ribadita più volte durante la conferenza, è che la moto, oltre ad essere un mezzo di trasporto, incarna un puro piacere personale che va oltre le definizioni e contribuisce allo stato di benessere di un individuo.

Markus Schramm ha inoltre ricordato come non si può parlare solo di elettrificazione senza tenere in considerazione il lato produttivo che resta comunque un pilastro della sostenibilità e che, per questo, in BMW stanno investendo pesantemente per ridurre le emissioni nella produzione dell’80% e il consumo d’acqua per le vernici di più del 70% entro il 2030.

Sul tema della sicurezza, quindi, tutti d’accordo che passerà dall’intensificazione dell’interconnettività fra i mezzi anche a due ruote, perché, “sebbene impattino meno sul traffico e, conseguentemente, sull’inquinamento, ne fanno comunque parte e possono e devono contribuire allo scambio delle informazioni tra tutti i mezzi circolanti per migliorare attivamente la sicurezza riducendo gli incidenti stradali drasticamente”.

Altrettanto chiaro il fatto che nelle aree urbane la micromobilità sarà elettrificata al 100% e che saranno presentati nuovi modelli elettrici un po’ da tutti i marchi, portando avanti un concetto denominato di multi modalità. A questo punto una delle domande poste da Motospia avrebbe potuto trovare una risposta fattiva ma così non è stato perché ignorata completamente, come tutte le altre poste nella piattaforma online. La domanda era la seguente:

“Se la micromobilità è una grande soluzione per le brevi distanze, specie intesa come parte di un viaggio multimodale dove i motocicli possono essere usati all’inizio/fine di un viaggio laddove  il trasporto pubblico non può assicurare una continuità porta-a-porta, come pensate sia possibile adeguare sufficienti infrastrutture che possano garantire non solo la sicurezza ma anche la possibilità di ricaricare per tutti in qualsiasi città ma, soprattutto, nelle periferie”? In altre parole, come pensate di adeguare le infrastrutture per permettere non solo di lasciare il mio veicolo (dal costo non indifferente) parcheggiato in un luogo sicuro ma che possa anche essere ricaricato?

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Ancora, nella Vision2030 si parla del ruolo dell’economia circolare come elemento chiave per raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati. “L’industria dei veicoli motorizzati a due ruote contribuisce all’economia circolare prolungando la vita dei veicoli che produce, estendendone la durata ridurre i costi per i consumatori finali”. Ma si parla anche di ridurre le emissioni e che, spesso, il costo della conversione di un veicolo per adeguarlo alle normative meno inquinanti supera l’acquisto di uno totalmente nuovoPertanto come si possono coniugare i due concetti? Anche questa domanda è stata ignorata.

Importantissimo poi l’intervento di Michele Colaninno, del gruppo Piaggio, il quale, dopo avere ribadito come la collaborazione fra i produttori sia auspicabile, citando il recente accordo con KTM, Honda e Yamaha per l’utilizzo della stessa batteria per scooter e moto, ha messo in chiaro che, senza una collaborazione con le forze politiche, sarà difficile continuare a produrre per rispettare le aspettative:

Ovviamente siamo focalizzati sull’obiettivo del 2030 per l’ambiente, tenendo però a mente che non possiamo fare tutto da soli ed occorre parlare ai politici per prendere decisioni comuni: di prenderci cura di ognuno di noi […] è necessario stabilire un tavolo di confronto in cui i politici ci dicano: questo è l’obiettivo e questi sono i tempi, ma lasciate a noi produttori il compito di come farlo usando diverse tecnologie”.

Sembra chiaro che i produttori si dichiarino tutti a favore dell’ecosostenibilità ma che, per farlo, è necessaria una tecnologia più matura di quella attuale e, pertanto, stanno lavorando con ingenti investimenti a soluzioni come l’utilizzo di bio carburanti, e-fuel e idrogeno per consentire una graduale transizione verso l’elettrificazione degli attuali motori ICE (a combustione interna).

La sensazione rimane però che, “l’ala dei produttori” cerchi di arrivare all’elettrico studiando soluzioni alternative che sembrano dare ancora un po’ di vita ai motori a combustione interna, mentre quella degli enti regolatori si barrichi dietro la bandiera green “ad ogni costo”, minimizzando le reali difficoltà di chi deve effettivamente ottenere un risultato fattivo come se fosse solo un problema tecnico dei mezzi e che non riguardi in grandissima parte anche le infrastrutture, l’adeguamento del parco già esistente, lo stanziamento di fondi per consentire la transizione energetica.

“Ogni settore ha le sue specifiche difficoltà, dall’aviazione ai trasporti ma se guardiamo da un altro punto di vista ognuno può proporre differenti soluzioni per arrivare all’obiettivo entro il 2030 e non il 2050[…] Siete un settore piccolo ma dovrete muovervi più velocemente degli altri attori nei trasporti, ma parlatevi fra di voi. Magari una soluzione che va bene a uno può andare bene ad un altro, ma se non coopererete il mondo andrà in una direzione e voi resterete qui senza clienti”. (Claire Depré, Capo Unità Sicurezza Stradale della Commissione Europea).

Stay Tuned!

Conferenza Acem, un’altra occasione sprecata

CAri amici, cari lettori, non vogliamo focalizzarci sulle mancate risposte, chiedere è lecito rispondere è cortesia… e chi non lo fa dimostra di essere scortese per non dire maleducato, ma piuttosto sull’inutilità di questo genere di iniziative. Con  la presenza di Michele Colaninno, Markus Schramm e gli altri rappresentanti dell’industria, il mondo della moto era rappresentato ai massimi livelli. Persone che decidono. Ma chi c’era dall’altra parte, per la politica? Nessuno in grado di decidere o indirizzare le scelte della nostra vecchia Europa. Michele Colaninno, che spesso dalle colonne del vostro Motospia abbiamo incalzato, anche “non teneramente”, ha focalizzato perfettamente il problema. Con entusiasmo il nostro Maurizio La Rosa ha seguito le 2 ore di chiacchiere, ve le ha tradotte dall’inglese, lingua unica dell’incontro…. Ha cercato di stimolare un dibattito, che tale fin dal primo momento non è stato. La solita vetrina, probabilmente molto costosa come tutte le iniziative della burocrazia europea, che nel concreto non contribuiscono a quello che dovrebbe essere lo sviluppo del settore 2 ruote, che solo da noi in Italia, se fosse supportato da politica e istituzioni potrebbe fare da volano al rilancio e creare 1.000.000 di posti di lavoro.

Matteo Bacchetti

L’editoriale di Motocatalogo 2021, un milione di posti di lavoro!

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