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Le nostre prove: Suzuki GSX-R1000R Legend Su strada e in pista con la sportiva giapponese più iconica 

GSX-R1000R

Il “marchio” GSX-R è da decenni sinonimo di sportività, e anche la serie limitata della GSX-R1000R, la Legend, lo conferma. C’è tanta sostanza dietro le sette magnifiche livree celebrative che Suzuki ha messo in vendita nel 2021 a 22.500 Euro.

Nel 2021 Suzuki ha avuto molto da celebrare. Insieme al suo centesimo anniversario, infatti, neanche fosse stato programmato, ha potuto celebrare il titolo mondiale 2020 MotoGP conquistato da Joan Mir a venti anni esatti dall’ultima affermazione nella classe regina del motomondiale. Quella firmata da Kenny Roberts Jr. in sella alla 500 due tempi RGV-Γ 500. E fra le tante celebrazioni che la Casa di Hamamatsu ha orgogliosamente messo in atto, ce n’è una che ha colpito particolarmente il cuore degli appassionati del marchio. Nel 2021, infatti, Suzuki ha messo in produzione una serie limitata di GSX-R 1000R, la “Legend Edition”.

GSX-R1000R

Si tratta di sette diverse livree che ricordano, appunto, quelle di tutte le leggendarie Suzuki che hanno vinto il titolo nella classe regina del motomondiale. Le prime due sono quella del 1976 e quella del 1977 di Barry Sheene. Ci sono poi le due “italiane” (1981 Marco Lucchinelli, 1982 Franco Uncini), quella dell’indimenticabile Kevin Schwantz del 1993, quella di Kenny Roberts Junior del 2000 e la MotoGP replica di Joan Mir dello scorso anno. 

Sono una più bella dell’altra.

Sono senza dubbio una più bella dell’altra, ma siamo felici di aver potuto provare la “Legend” versione 1977, quella del secondo titolo di Barry Sheene, il pilota che ha dato il via agli allori Suzuki nella classe 500. Questa fra tutte è sicuramente la più evocativa della serie.

GSX-R1000R

Rispetto all’ultima versione della GSX-R1000R, le Legend sono diverse soltanto per il colore della carenatura, per il terminale di scarico Akrapovic e per la presenza dell’unghia che trasforma la sella in monoposto. Tutto il resto rimane invariato.

GSX-R1000R

Quindi, dal punto di vista tecnico sulla Legend troviamo le stesse innovazioni introdotte da poco sulla GSX-R1000R. Vale a dire il sistema di fasatura variabile SR-VVT (Suzuki Racing-Variable Valve Timing) sviluppato per incrementare la coppia (che raggiunge un picco di 118 Nm) ai regimi medio bassi senza sacrificare la potenza massima che arriva a 202 CV dichiarati.

A livello ciclistico spiccano la forcella Showa BFF, realizzata per garantire grande scorrevolezza,  la piastra di sterzo superiore alleggerita e l’adozione di un’asola nel telaio che permette di variare la posizione del pivot del forcellone, per garantire una messa a punto ultra personalizzata dell’assetto.

Di serie un completo pacchetto elettronica di ultima generazione.

La dotazione di serie della GSX-R1000R comprende naturalmente un pacchetto completo di dispositivi elettronici di ultima generazione che include il controllo elettronico della trazione regolabile su 10 livelli, il quickshifter bidirezionale con auto-blipper, il launch control e l’ABS con funzione cornering, che regola il suo intervento in funzione dell’angolo di piega.

Insomma, nonostante la sua genealogia affondi le radici in oltre 20 anni di evoluzione della famiglia GSX-R, quest’ultima versione, e di conseguenza anche la Legend, è a tutti gli effetti una moto sportiva dell’ultima generazione. E lo dimostra anche quando si scende in pista. 

Da usare su strada probabilmente è la migliore sportiva in assoluto.

La posizione di guida rimane quella solita delle quattro cilindri di Hamamatsu: sella non troppo alta, busto giustamente reclinato e angolazione delle gambe non eccessivamente forzata, dato che la posizione delle pedane non è arretrata in modo esasperato. Insomma, la classica impostazione alla “giapponese” che predilige la massima fruibilità possibile (compatibilmente con la chiara intenzione sportivo/racing) anche nell’uso stradale. Sarebbe ottimale se non fosse per i semimanubri che a nostro giudizio sono un po’ troppo “chiusi”, e questo alla lunga stanca i polsi.

La guida della GSX-R, anche in questa ultimissima versione, riporta tutte le caratteristiche “storiche” della famiglia. Anche se nel tempo la quattro cilindri Suzuki ha visto affinarsi parecchio le storiche forme giunoniche, fino a diventare, anche esteticamente, una delle più compatte maxi sportive, rimane una delle più accoglienti e protettive per pilota e passeggero. 

E quando ci si mette in marcia si riconosce ad occhi chiusi la proverbiale dolcezza di intervento del motore. Il segreto che, unito alla altrettanto riconosciuta facilità di guida, ha consentito alle GSX-R1000 di dominare per intere generazioni il mercato delle maxi sportive. La fruibilità del motore è sempre di altissimi livello, anche se alcune concorrenti oggi sono un po’ più potenti e hanno una guida più “affilata”. 

L’arma segreta rimane il grande equilibrio.

La GSX-R ha comunque saputo mantenere alto il livello della guida con un equilibrio oseremmo dire ancora unico. Sì, l’avantreno non è oggi il più rapido a scendere in piega e il motore agli alti regimi non “morde” l’asfalto come sanno fare concorrenti ben più costose e “racing oriented”. Però il rovescio della medaglia è che arrivare al limite con questa moto è più progressivo e soddisfacente per chi non deve fare della moto un uso professionale. Insomma, sei ci mettiamo nei panni di chi ama le maxi sportive, le usa ancora su strada e ogni tanto ha voglia di farsi due giri in pista, non vediamo concorrenti nel rapporto qualità/prezzi/prestazioni per la GSX-R1000R. 

Che, ricordiamolo, se è vero che la serie Legend è acquistabile solo sul sito Suzuki a 22.500 Euro fino ad esaurimento serie, di base costa poco più di 19.000 Euro e nella intrigante versione speciale Phantom 2022 costa 20.500. 

Come detto, fra i pregi maggiori della GSX-R1000R c’è la bella risposta del motore, che è corposo già a 3.000 giri, cambia tono a 5-6.000 e, grazie anche al terminale Akrapovic, comincia a urlare su toni alti, come da buona vecchia tradizione Suzuki, già a 8-9.000 giri. La corsa del contagiri dai 10.000 ai 14.000 è veloce, ma la spinta, rispetto alle concorrenti, è leggermente più bassa nell’ultimo quarto di corsa del contagiri. In pista questo è l’unico momento in cui si sente che le mancano quei 10-15 CV di “cattiveria”. Ma in compenso la GSX-R sfoggia una accelerazione e una ripresa fino ai 200-250 km/h che non teme confronto. Neanche con sportive super racing dell’ultima generazione che costano 5-6.000 Euro in più! 

La GSX-R1000R ha la velocità massima autolimitata a 299 km/h.

Tutto questo in virtù del suo sofisticato sistema di rasatura variabile che permette di sfruttare il corposo quattro cilindri sin dai bassi regimi, ma anche grazie alla rapportatura tendenzialmente corta della trasmissione finale, visto che la velocità massima è autolimitata a 299 km/h.

Dal punto di vista ciclistico alla GSX-R1000R non è mai mancato nulla per non sfigurare. E in questa ultima versione ci si godono una forcella davvero esemplare per la solidità in appoggio e la sicurezza che infonde negli inserimenti, anche quelli in cui si entra con ancora i freni non completamente rilasciati, e in staccata, dove emergono la qualità delle pinze Brembo e dell’ABS cornering che può essere tarato su diversi livelli, al pari del controllo di trazione che ti fa stare sempre tranquillo in ogni apertura del gas.

Un apprezzamento particolare va anche ai pneumatici Bridgestone Battlax Racing di primo equipaggiamento che hanno tenuto botta a diverse sessioni in pista evidenziando sempre un’ottima tenuta e una durata superiore alla media.

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