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DesertX la Ducati che non c’era Un primo contatto del grande viaggiatore Max Ferrara con la novità più originale e "succulenta" del listino Ducati 2022, la DesertX

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DesertX . Trovo molto interessante il fermento intorno al segmento “Maxi Enduro”, dopo la Honda Africa Twin le varie KTM e la rinascita del Ténéré, abbiamo finalmente avuto anche il Tuareg (con il quale stiamo facendo un long test) che ci ha davvero sorpreso per le sue qualità di moto tuttofare.

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Ora è il tempo di parlare della Ducati DesertX. La nascita di questa moto è stata quasi “causale” mentre tutti stavano sondando il mercato e mentre l’Adventouring diventava sempre più un fenomeno di massa, la Ducati ha presentato un prototipo partendo dalla base della Scrambler e quindi con il motore ad aria. Tutto molto bello e romantico, ma con le sempre più stringenti norme antiinquinamento e un’estetica con il maxi serbatoio che copre molto del motore era impensabile fare una moto dalle giuste prestazioni e con una buona affidabilità.

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A quel punto in Ducati hanno pensato di farla davvero la moto perché aveva raccolto molto entusiasmo il prototipo con tanto di serbatoio posteriore poi presente anche sulla moto “vera”. Poi hanno avuto la geniale a mio modo di vedere idea di non inseguire le prestazioni dei suoi bombardoni 1200\1300 ma di usare il più equilibrato dei motori in gamma, il Desmo V2 della Multistrata, da sempre riconosciuto come un motore equilibrato e dalle prestazioni elevate, ma sfruttabili.

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Dato che questa moto deve anche andare in fuoristrada che senso avrebbe avuto avere una potenza mostruosa che poi avrebbe per forza di cosa costretto i tecnici a scelte complesse per metterla a terra, e che sarebbe sicuramente andate contro alla natura dual del progetto? Va detto che ovviamente quando parliamo di una bicilindrica che sia la camaleontica Aprilia Tuareg o la evocativa Ducati DesertX non bisogna pensare a moto da mulattiera. Con un pilota alla guida, cerchi adatti, gomme estreme si può quasi fare tutto ma non è questa la missione di queste moto: a mio parere si tratta di un giusto compromesso per muoversi su asfalto divertendosi e poi fare la cavalcata o il giro con gli amici sulle vie del Sale o cose simili.

La Ducati ha confezionato la moto con un vestito anni 90 e questa scelta l’ha portata immediatamente a far discutere. Non c’è una vera e propria storia Ducati sulle moto Dakariane o meglio non è una storia diretta ma una storia indiretta. Le mitiche Cagiva che trionfarono alla Dakar avevano una motorizzazione Ducati, quindi oggi come oggi quel patrimonio storio è diciamo metà di Mv (proprietaria del marchio Cagiva) e Ducati. Partendo da questo assunto è chiaro che la moto è molto attesa da quelli come me che hanno sempre sognato la Dakar.

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Anche la livrea praticamente quasi tuta bianca sembra pensata apposta per metterci su una grafica Lucky Explorer o di qualche altro sponsor famoso del periodo. A me piace anche già cosi nella sua semplicità. Il suo motore desmodromico poi oltre ad essere unico per il tipo particolare di distribuzione e sound è anche ora un caso isolato tra le maxi con i cerchi da 21\18 con l’architettura ad L con la classica V di 90 gradi. Sarà interessante capire, quando avremo l’occasione di provarla, cosa si sono inventati per isolare termicamente quella testata così vicina alla zona inguinale del pilota.

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I cerchi sono tubeless: lo ripetiamo sempre, i cerchi devono essere tubeless per le moto che sono adatte anche a trasferimenti autostradali, è una questione di sicurezza. Se qualcuno prenderà la moto per farci il moto rally be’ sicuramente li cambierà con canali più stretti e gomme specifiche, ma non è questa la missione della moto.

Il serbatoio da 21 litri sembra adeguato, questa unità Ducati si è sempre distinta per buoni consumi e non credo che farà differenza sulla DesertX quindi l’autonomia sarà di certo interessante. Ci sarà poi come opzione un serbatoio posteriore da 8 litri travasabile quando entra in riserva il serbatoio principale. Ora è chiaro che con 21 litri e qualche tanica si arriva ovunque ma qui devo dire due cose:

1) bravi in Ducati a fare una cosa del genere perché’ comunque va’ a stuzzicare (a pagamento) il bambino che c’è in noi

2) meno brava Ducati perché montando questo serbatoio non si possano montare le borse posteriori… e si sa i bambini che vogliono giocare con questa moto gradiscono pure portare un passeggero e fare lunghi viaggi dove l’autonomia non è mai abbastanza: spero si ravvedano e trovino una soluzione altrimenti rimarrà solo un gioco più che altro fine a se stesso.

L’elettronica annunciata per questa moto sembra di prim’ordine: tanti riding mode, personalizzazioni, piattaforma inerziale, cornering Abs, cruise control (immancabile oggi giorno) e tanto altro.

Ovviamente la moto dobbiamo provarla per potervi dire come va’, ma le premesse sono entusiasmanti.

La Ducati ci fa tornare bambini e per farlo chiede circa 16.300 euro. Tanti? Pochi? Giusti? Secondo noi sicuramente giustificati dalla portata del progetto. Aprilia ha scelto la via della moto completa ma che punta tutto sulla leggerezza, Honda è nel mezzo di tutto ma ha scelto la cilindrata importante salvo poi perdersi in alcune cose come per esempio i cerchi non tubeless sulla standard alla quale la DesertX punta dritto per lo scontro. Prestazioni simili, prezzo non distante, contenuti decisamente a favore della Ducati.

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Non mi resta che provarla e raccontarvi come va’.

Un lampeggio.

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