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Dell’Orto raddoppia in India nel 2020 con l’iniezione elettronica Andrea Dell'Orto racconta ai lettori di Motospia.it un anno strepitoso nonostante la crisi, nel 2020 la storica azienda di Cabiate ha battuto i record di fatturati

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Nel 2020 Dell’Orto ha registrato il più alto fatturato complessivo nella sua storia grazie all’aumento del comparto moto, che ha compensato il calo dell’auto. In evidenza la crescita esponenziale in India, dove nel 2020 il giro d’affari è raddoppiato, spinto dai sistemi di iniezione elettronica diventati obbligatori per tutti i veicoli di nuova immatricolazione. Il Vice Presidente Esecutivo Andrea Dell’Orto fa il bilancio degli ultimi anni e racconta le strategie del Gruppo di Cabiate in India, Cina ed Europa, le tre aree di mercato principali in cui l’azienda è localizzata con unità produttive. E anche le prospettive per il Nord America, possibile prossimo target di insediamento.

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Un immagine del Museo Dell’Orto

Come è andato il 2020?
“Bene sul mercato moto, soprattutto in India e anche in Cina. L’auto invece ha sofferto del calo di immatricolazioni soprattutto in Europa. Nel 2020 abbiamo registrato il più alto fatturato di gruppo di sempre, per un totale di oltre 110 milioni di euro: 73 milioni dello stabilimento italiano (quota fatturato moto: 40%), 7 milioni Cina (100% moto) e oltre 30 milioni India (75% moto). L’India in particolare ha visto raddoppiare il fatturato rispetto ai 17 milioni del 2019, grazie ai sistemi di iniezione elettronica per i nuovi veicoli divenuti obbligatori nel Subcontinente con l’entrata in vigore ad aprile 2020 della nuova normativa nazionale BS6 in materia di emissioni. Un cambio di tecnologia su cui avevamo investito per tempo sviluppando un vantaggio competitivo sul mercato indiano”.

Qual è stato il percorso indiano di Dell’Orto?
“Siamo in India dal 2006, ma ci lavoriamo da ormai 60 anni perché prima avevamo un rapporto di licenza con il produttore di carburatori Spaco. Nel 2006 siamo partiti con una joint-venture con un partner locale con nostra partecipazione al 74%. Nel 2009, con il supporto di Simest abbiamo avviato il progetto di un’azienda tutta nostra costruendo il nuovo stabilimento di Pune, situato a Chakan, in uno dei principali distretti dell’automotive indiano. E dal 2017 Dall’Orto India è al 100% di nostra proprietà. Sin dal 2006 abbiamo investito nella produzione di componenti del sistema di iniezione elettronica perché ritenevamo che in ambito carburatori il prodotto fosse maturo e il mercato saturo. Ci siamo preparati per il cambio di tecnologia sul mercato indiano, localizzandovi la produzione di componenti del sistema di iniezione anche perché sembrava che le nuove normative partissero già dal 2015. Alla fine sono entrate in vigore nel 2020, e oggi cogliamo i frutti del vantaggio acquisito. In India sulle nuove tecnologie abbiamo investito 10 milioni di euro solo negli ultimi due anni, oggi vi produciamo direttamente gli stessi corpi farfallati che facciamo per i clienti europei e le centraline elettroniche in joint-venture con il partner locale Varroc”.

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La sede indiana di Dell’Orto

Com’è il contesto indiano?
“Ci troviamo molto bene. Certo è un Paese complesso e non certo facile dal punto di vista burocratico. Abbiamo una forza lavoro di circa 250 persone, un ottimo management indiano con un solo manager italiano resident, e una supply chain localizzata nel Paese: il 95% dei fornitori sono indiani. Ovviamente adesso anche là stiamo soffrendo il problema globale dei rincari e della poca disponibilità di materie prime e componentistica come i semiconduttori”.

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Chi sono i vostri clienti indiani?
“A parte i giapponesi, serviamo tutti i principali produttori di moto nel Paese. Gli indiani: Bajai, Mahindra, TVS, Royal Enfied, e nel 2022 inizieremo anche per alcuni modelli Hero MotoCorp. E poi forniamo gli stabilimenti indiani e vietnamiti di Piaggio. Inoltre forniamo corpi farfallati i quad Bombadier Rotax prodotti in Messico. 
Nel mercato auto dall’India serviamo sempre Mahindra, Renault per modelli prodotti localmente e in Messico, e un po’ anche Volvo in Europa”.

E la Cina?
“Ci siamo dal 2011, sinora solo mercato moto. In particolare forniamo anche i produttori taiwanesi Kymco e Sym. Abbiamo circa 25 dipendenti, con una società commerciale più una joint-venture produttiva con un partner locale per fare pompe benzina-fuel module per moto. Crescita lenta, anche volutamente siamo stati cauti perché la Cina è un mercato più complicato, concorrenziale e frammentato nel settore moto: ci sono almeno un centinaio di produttori rispetto ai non più di quindici dell’India. E certamente la protezione dell’intellectual property è più difficile. Anche in Cina puntiamo al passaggio alla nuova tecnologia a iniezione elettronica per quando cambierà la normativa. Intanto produciamo un sistema di carburatore elettronico. Inoltre vogliamo investire per entrare anche nel grande mercato cinese dell’auto con i prodotti che abbiamo in Europa per motori termici, ibridi ed elettrici”.

Il mercato americano?
“Ci interessano soprattutto USA, Canada e Messico. È un’area su cui pensiamo di investire nei prossimi anni anche in termini di localizzazione produttiva, che dà importanti vantaggi in termini di accesso commerciale al mercato Nafta”.

E infine casa nostra. Italia ed Europa?
“Indubbiamente l’Europa è il mercato a maggior valore aggiunto, con clienti di elevato livello che ci permettono di fare nuovi sviluppi di prodotto e che serviamo quasi solo con produzione made in Italy. Abbiamo 380 dipendenti in Italia, destiniamo mediamente il 6/7% dei ricavi annui in investimenti su prodotti e processi. In particolare sono molto importanti quelli sulle nuove tecnologie per la moto elettrica, dove in partnership con Energica Motor Company stiamo sviluppando il progetto E-Power: un sistema completo costituito da motore, inverter, centralina elettronica e batterie”.

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Interno del reparto assemblaggi Dell’Orto Italia

Come vede Dell’Orto il futuro della moto elettrica?
“Il segmento basso potrebbe arrivare a un’elevata percentuale di propulsione elettrica, soprattutto nelle aree urbane con le politiche di incentivazione per lo scooter sharing. Mentre per le moto ad alta performance sarà un processo più lento. Il futuro sarà quindi più una convivenza tra motore termico ed elettrico nella gamma medio-alta”.

Anche in India?
“Il governo di Delhi ha un ambizioso piano di sviluppo della mobilità elettrica nei prossimi anni: obiettivo 30% veicoli elettrici per il 2030. Ma sappiano che nel Paese permane un grosso problema di carenza di infrastrutture: i cinesi sono sicuramente molto più avanti su questo. Occorre quindi capire come investiranno. Siamo comunque convinti che anche l’India vedrà una crescita importante dell’elettrico nel segmento scooter. E in tutti i siti produttivi di Dell’Orto in Italia, India e Cina siamo pronti a produrre tecnologie per tutti i tipi di propulsione”. 

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