Motospia

Sulla sabbia nera dell’Etna

sabbia nera Etna

È un must girare in moto sulla sabbia nera dell’Etna. Le strade della città di Catania e dei comuni vicini sono nere da giorni. Immancabilmente è arrivato, puntuale, il divieto di spostarsi in moto sulla sabbia nera dell’Etna. Il primo cittadino di Catania vieta da oggi, e temporaneamente, la circolazione dei mezzi a due ruote in città ed impone il limite di velocità a 30km/h a tutti gli automezzi a 4 ruote.

Un tappeto nero di sabbia

Dopo gli ultimi eventi parossistici provenienti dal cratere di Sud-Est del vulcano più alto d’Europa, l’emissione di una nube eruttiva alta 10 chilometri ha provocato, infatti, una intensa “pioggia” di cenere e di lapilli, anche grossi come pietre, sulle città della fascia pedemontana. Catania, Giarre, Fiumefreddo, Riposto, Milo, Sant’Alfio e Mascali sono state inondate di sabbia dell’Etna. Le strade sono ricoperte di sabbia nera e il volto dei vari paesi è radicalmente cambiato.

Un modo nuovo per divertirsi guidando

Questi eventi capitano spesso e se per questa settimana non sarà possibile girare in moto (per via dei divieti di spostamento relativi al Covid), ogni motociclista siciliano sa che il divertimento della guida in moto su sabbia nera dell’Etna è soltanto rimandato a breve. In qualunque periodo dell’anno basta percorrere l’autostrada Messina-Catania e uscire a Fiumefreddo per intercettare Santa Venera, Fornazzo e Milo prima di giungere a Linguaglossa. Percorrere queste strade in moto – con sabbia nera o senza – è  comunque un’emozione fuori da ogni immaginazione.

È una poesia di colori e profumi in qualunque stagione

Il giallo accecante della ginestra che si staglia sul verde scuro dei cespugli rimanda un odore forte e pungente in primavera. I rossi-arancio-ruggine delle foglie di castagno in autunno coprono l’asfalto e lo rendono un tappeto vivido e  – occhio! – viscido sotto le gomme. Il profumo dell’erba bagnata misto a quello inconfondibile di sterco di vacca che circonda le fattorie a volte è interrotto, tra ottobre e novembre, dall’odore forte dell’uva appena pestata, ancora con i piedi, nelle fattorie dalle parti di Milo e Fornazzo.  Questi profumi ti fanno venir voglia di fermarti per mangiare quel pane di casa ruvido, cotto a pietra, dal sapore un po’ amaro e forte e dal colore giallo intenso. Pane di casa, funghi sott’olio, pomodori secchi, formaggi e salumi locali, annaffiato dal vino novello dell’Etna… e il pranzo è fatto!

E il nero. Quel nero che ti circonda, al quale ti abitui, se non sei del luogo, dopo un po’… piano piano.

I muretti a secco, le case di campagna, i fazzoletti che le donne portano ancora in testa con ostinazione, i marciapiedi dei piccoli paesini pedemontani, gli alti muri di contenimento delle pareti della “muntagna”… tutto parla di lava, di nero, di Etna …

Inizia il gioco

Da Zafferana Etnea la SP92 si arrampica fino ai rifugi attraversando boschi di castagni e pinete fittissime dagli alberi così alti che devi fermare la moto per osservarne le cime. Una natura seducente, esuberante, quasi impertinente vive ai bordi della strada senza rivelarti le bellezze che racchiude. Le grotte, i pianori profumati di pino, castagne e nocciole, popolati da volpi e da qualche lupo, si nascondono alla vista dei più. Devi sapere dove trovarli.

Il gioco è imparare a guidare la moto sulla sabbia dell’Etna.

Il vecchio tracciato stradale rende tutto più complicato (o divertente, dipende dalla tua bravura): i tornanti stretti, le salite ripide, le curve cieche e la sabbia rendono ogni piega più vicina a una derapata… si impara a non toccare i freni, a decelerare chiudendo il gas e scalando le marce dolcemente, ci si diverte a riprendere l’accelerazione progressivamente, senza strappi, gustando il patrimonio naturale che circonda la tua moto e la strada. E infine devi camminare a piedi, a lungo. La moto ti ci porterebbe pure ma i sentieri sono battuti solo da umani a piedi, umani sui quad e umani a cavallo o sui muli. I sentieri sono vietati alle moto che a un certo punto devono star buone buone ad aspettarti.

Il percorso a piedi

Affidarsi a guide CAI o comunque a guide esperte è importante se non si è mai fatto trekking sull’Etna. Sono tanti i sentieri “Natura Etna” che possono essere percorsi, tutti mappati.

In questo giro che vi propongo, nella Valle del Bove, il divertimento è assicurato.

È un percorso di sola andata, occorre chiedere alle guide un passaggio motorizzato per tornare al punto di partenza dove ci aspettano le moto. La Valle del Bove si presenta desertica perché è ricoperta da colate laviche recenti. In moto sulla sabbia nera dell’EtnaSono presenti diverse dagale (vegetazione isolata circondate dalla lava) e sono visibili alcuni crateri recenti come Monte Simone e i Monti Centenari. Per raggiungere la Valle del Bove, venendo dalla strada che va da Zafferana verso il rifugio Sapienza, il percorso più facile parte da Piano del Vescovo (località che si riconosce per la presenza di alcune costruzioni distrutte poste sul lato destro della strada). Lì si lasciano le moto e si inizia la salita verso la Serra del Salifizio. Il percorso è delizioso, gli alberi e la natura ti circondano in un abbraccio dolce, delicato, ma deciso che ti lascia senza fiato.

A mezz’ora di camminata veloce si giunge alla Rocca degli Zappini, un antico cratere che ha come caratteristica una cascata di basalto che precipita per una cinquantina di metri verso il basso. All’ombra di un maestoso faggio secolare si trova una sorgente di acqua che può servire a rinfrescarsi.

Oltrepassata la cima, arriva il divertimento

Dalla Serra del Salifizio, si può già osservare dall’alto la Valle del Bove con le numerose colate e gli spettacolari dicchi. Continuando a percorrere il sentiero bisogna spostarsi verso sinistra per poi attraversare un canalone che arriva dentro un bosco di faggi, iniziando a percorrere questa discesa fatta di sabbia dell’Etna, la “sciara”.

Si può tentate di scendere sulla “sciara” fino a valle “a balzelloni”: saltando in avanti e verso il basso i piedi affondano nella sabbia a grani grossi che frana e ti fa percorrere diversi metri verso il basso. Non sai se sei Jurij Gagarin appena sceso dall’Apollo 11 o il bimbo della pubblicità che negli anni sessanta salta sul materasso.

 

Ti diverti da morire!  Certo, nella discesa occorre evitare di prendere troppa velocità: l’unico modo per fermarsi è buttarsi giù e strisciare “di sedere” finché non ci si ferma. Basta evitare i dicchi e le grosse pietre e non ci si fa male per nulla.

Si scende fino a valle ridendo, rotolando, nuotando, surfando, “balzellonando”, con la sabbia nera che ti entra dappertutto!

Alla fine del canalone parzialmente ricoperto di faggi trovi le guide con i mezzi che ti aspettano per riportarti al punto di partenza dove avevi lasciato le moto.

DA FARE!

 

© 2022, MBEditore - TPFF srl. Riproduzione riservata.


Vuoi saperne di più? Di' la tua!

<strong>SCRIVICI</strong>

    acconsento al trattamento dei dati presenti nel form di contatto