Donne nella storia ieri come oggi.
Non solo pioniere del passato, ma donne che ancor oggi, nel nostro mondo contemporaneo, sdoganano l’ immagine della donna in sella e diventano modello di libertà.
Come Zenith Irfan, motociclista senza paura.
Per noi è normale (più o meno) riuscire a realizzare il desiderio di prendere una moto ed andare in giro per il mondo godendoci l’ avventura e la nostra due ruote. Certo, magari non sempre appoggiate o sostenute da famiglia ed amici, ma tutto sommato libere di poter scegliere.
E poi ci sono Paesi nel mondo dove questa libertà non è così automatica, e dove non sempre una donna è ben vista se è motociclista.
Zenith Irfan è stata la prima donna a viaggiare da sola in moto attraverso il Pakistan. Un fatto così importante, di rottura con le tradizioni culturali e religiose di questo Paese, che addirittura nel 2018 il regista Adnan Sarwar ne trae un film biografico, “Motorcycle Girl”.
Oggi Zenith è una figura seguitissima in Pakistan (e non solo): influencer, titolata come una tra i primi 100 pakistani influenti che sono trend-setter e creatori di cambiamenti. Partecipa spesso a programmi e rappresenta l’industria motoristica del suo Paese nelle manifestazioni più importanti.
Abbiamo voluto chiederle come vive la sua passione motociclistica, ecco cosa ne pensa Zenith
Realizzare un sogno e scoprire sé stessi.
Zenith sei stata la prima motociclista pakistana ad attraversare l’intero paese seguendo il sogno di tuo padre. Raccontaci qualcosa di lui e di te.
Quando avevo dieci mesi, mio padre è morto inaspettatamente per un attacco di cuore.
A quel tempo, mia madre era incinta di mio fratello Sultan. Mio fratello ed io siamo cresciuti senza una figura paterna in famiglia. Mia madre non permetteva a nessuno di noi di sentire quella mancanza e soffrirne, ma eravamo curiosi di sapere chi fosse nostro padre.
A dodici anni ho scoperto che mio padre era un motociclista e che avrebbe voluto fare un viaggio in moto in giro per il mondo.
Quando ho scoperto il suo sogno qualcosa è scattato dentro di me: sapevo che se fossi salita in sella ed avessi vissuto un’avventura in moto, lo avrei fatto per lui.
Ed è così che è iniziato il mio viaggio.
Ho fatto il mio primo “vagabondaggio” in moto all’età di 20 anni nel 2015 e ho percorso circa 3200 chilometri nel nord del Pakistan. Da allora ho continuato a viaggiare. Ho iniziato percorrendo strade a volte sconosciute e scoprendo meglio il mio Paese, il Pakistan, e spero di fare anche molti viaggi internazionali in futuro.
Quando hai detto alla tua famiglia che volevi realizzare il sogno di tuo padre, quali sono state le reazioni dei tuoi parenti? Ti hanno incoraggiata ed appoggiata o Hanno provato a convincerti a non guidare una motocicletta?
Vengo da una famiglia di mentalità molto aperta fortunatamente.
Nessuno dei miei familiari mi ha scoraggiata dal salire in sella. In effetti, è stata mia madre che ha incoraggiato mio fratello a darmi lezioni di guida!
Ero al college e il pendolarismo era una seccatura quotidiana dovendo usare i mezzi pubblici, quindi abbiamo comprato una moto per comodità. Era una Honda CD da 70cc.
Dopo aver guidato in città per un anno, ho sentito che era il momento giusto: dovevo fare un viaggio in moto, e quindi l’ho fatto. Mia madre era un po’ timorosa ma non mi ha fermata ed è stata di grande aiuto. I miei parenti erano molto orgogliosi di me e hanno condiviso le mie storie sui loro social media. Mi sento fortunata ad essere nata in una famiglia che permette a una ragazza di volare e non le taglia le ali.
La prima volta che sei salita su una moto quali sono state le tue sensazioni?
L’ho adorato!!!
Potevo sentire un senso di cambiamento dentro di me. All’inizio avevo paura, ma mentre continuavo a guidare, sono stata in grado di affrontare la mia paura e mi sono davvero divertita a essere sulla strada.
Le avventure in moto mi hanno anche insegnato a rimanere nel presente. Dovevo concentrarmi su ciò che mi circondava ed essere vigile in ogni momento. Questo alla fine mi ha spinto ad essere nel momento e godermi ogni secondo. Sento di essere una persona completamente diversa ora.
Ed oggi?
Dico spesso: “Se posso farlo io, puoi farlo anche tu!” .Non ti sto chiedendo di iniziare a guidare una moto come me e fare un folle viaggio attraverso il Pakistan settentrionale.
Ma quello che ti chiedo è di “AUTOFLETTERE”
Come funziona? Beh, è semplice. Prendi un pezzo di carta e fatti una domanda scomoda: “COSA VUOI?”
Fatti delle domande. Rompiti in pezzi… e vai al cuore dei tuoi desideri, di cosa vuoi veramente dalla vita.
All’inizio potresti trovarti ad inclinare verso risposte generiche come “denaro”, “fama”, “potere”. Ma continua a mettere in discussione le tue domande e ripeti finché puoi.
Alla fine, avrai una risposta. Sarà anche molto generico per cominciare ma presto realizzerai il tuo scopo, obiettivi e idee per la vita.
Ecco come sapevo di voler iniziare l’avventura in sella. Provaci e fammi sapere cosa ne hai fatto.
Qual è stata la parte più difficile del tuo viaggio? E quale situazione hai vissuto positivamente che mai ti saresti aspettata?
Credo che la parte più difficile del mio viaggio sia stata confrontarmi con il mio senso interiore di lotta.
Ero giovane, senza esperienza e non ero pienamente consapevole della mia vulnerabilità emotiva. Stare su una motocicletta per lunghi periodi di tempo può farti sentire per molti motivi irritata ed esausta, e tutto questo a sua volta alimenta la rabbia.
Ho anche dovuto affrontare un sacco di guida fuoristrada poiché molte vie nel nord del Pakistan non sono asfaltate. C’è voluto un grande sforzo fisico sul mio corpo e tanta forza di volontà per proseguire. A volte, dopo una giornata pesante, quando facevo il check-in in hotel, avevo mani, piedi e schiena insensibili e doloranti.
La cosa più bella del viaggio è scoprire ogni volta quanto sono adorabili e amichevoli le persone. Inizialmente pensavo che le persone, soprattutto delle zone montuose più rurali, potessero essere ostili, ma non è stato così. Sono sempre stati molto cordiali e ospitali. Alcune delle persone che ho incontrato sono molto povere ma, nonostante ciò, mi hanno comunque offerto un posto dove riposare e una bella tazza di tè per riscaldarmi. Questo loro gesto dolce e gentile mi ha fatto capire che la felicità è nelle piccole cose della vita.
Zenith Irfan: motociclista e ispirazione per le donne.
In Pakistan, come in molti altri Paesi nel mondo, le differenze di genere sono ancora molto forti. Tante donne spesso rinunciano a un’esperienza come la tua o perché non possono o perché non se la sentono di fare qualcosa considerato “solo per uomini”.
Credi con i tuoi viaggi di poter essere una pioniera, un simbolo di maggiore libertà per tutte le donne?
Quando ho guidato la moto per la prima volta, ho capito che qualunque cosa avessi fatto da quel momento in poi era solo ed esclusivamente per me stessa. Non importava quello che gli altri pensavano di me, mi sentivo bene: col passare del tempo ho cominciato o a raccontare la mia storia al pubblico, e solo allora ho capito che ero vista come un “modello” per le donne pakistane e non solo.
Moltissime ragazze mi hanno scritto un messaggio esprimendo i propri desideri, emozioni, sogni. Molti mi hanno detto che sono per loro un simbolo di coraggio e di forza, di innovazione.
Il mio primo viaggio in moto ha mostrato ai giovani che si può trovare la forza per seguire le proprie passioni.
Nessuna l’aveva mai fatto prima e poiché sono stata la prima ragazza in Pakistan a fare questa esperienza in moto, sono stata presto considerata una donna che può fare qualsiasi cosa.
Quindi sì, sento che ho avuto un enorme impatto sulle donne in Pakistan.
In un’intervista Zenith hai detto: “Guarda oltre la tua paura. Usala come un’arma. Perché nella paura dell’ignoto, c’è un paradiso nascosto che vale la pena scoprire”. A distanza di anni dal tuo primo viaggio in moto, pensi che sia cambiato qualcosa nel tuo essere motociclista e nel tuo modo di viaggiare?
Sì, sento che molto è cambiato dopo il mio primo viaggio.
In Pakistan ho iniziato la tendenza a fare lunghi viaggi in moto. Dopo il mio viaggio, sono diventata un esempio di motociclista e molte persone sono state ispirate per realizzare i propri sogni nel cassetto.
Uomini e donne hanno intrapreso viaggi in moto per conto loro e l’immagine del Pakistan è stata ritratta in una luce positiva. Ora le persone sanno che se vogliono viaggiare, possono farlo, anche in sella ad una moto.
Parliamo di due ruote. Qual è stata la tua prima moto, quale ti è piaciuta di più guidare (e perché) e quale sogni di provare un giorno?
La mia prima moto era una Honda cd-70cc. Successivamente, ho acquistato una Suzuki GS 150cc per i miei viaggi più lunghi e continuo a usarla ancor oggi perché è conveniente e le parti di ricambio sono facilmente reperibili, cosa non sempre scontata nel nostro Paese. Un giorno sogno di guidare una BMW GS850cc.
Cosa diresti a una ragazza o una donna che vuole imparare a guidare una moto? E cosa le consiglieresti di non fare mai?
Provaci!
Salire in sella non ti darà solo libertà, ma cambierà per sempre il modo in cui guardi il mondo. Senti che la motocicletta ti offre una visione a 360 gradi di ciò che ti circonda e questo incoraggia il pilota a valorizzare e apprezzare l’ambiente. Sfida te stesso, esci dalla tua zona di comfort e inizia a girare!
Quello che consiglierei di non fare è iniziare con una moto troppo grande, un mezzo che non sente di poter gestire. Un piccolo mezzo nella gamma 50cc-125cc è un punto di partenza perfetto per chi non ha alcuna esperienza. Inoltre, importantissimo: non alimentare la tua paura, affrontala e sarai in grado di iniziare a guidare in pochissimo tempo.
Se volete seguire Zenith Irfan la trovate sui suoi canali social: instagram, facebook e youtube.