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LA GUIDA DELLA MOTO: VIAGGIARE IN SICUREZZA

La guida della moto su strada è difficile. Possono aiutare una buona formazione, tanta pratica e infrastrutture sicure. Quali sono e come affrontare i pericoli più frequenti. L’importanza della riserva di sicurezza.

Su strada i rischi per il motociclista sono numerosi. Anche a velocità relativamente basse possono crearsi situazioni pericolose per l’incolumità di pilota e passeggero. Per riconoscerle precocemente occorrono preparazione, addestramento e controllo.

Ne parliamo con il dott. Marco Guidarini, medico traumatologo, pilota di notevole esperienza motociclistica, istruttore di guida sicura.

Dott. Marco Guidarini

– Dott. Guidarini, perché in strada può capitare di perdere il controllo della moto?

«La guida della moto: troppo spesso la si affronta senza un adeguato apprendistato. Preparazione, addestramento e controllo, sono fondamentali perché circoliamo su strade prive di ‘riserva di sicurezza’, che non vengono migliorate neppure quando, dopo un’analisi tecnica, emergono le responsabilità delle diffuse cause di incidenti e di lesioni di cui sono costellate. Se sulle strade venisse trasferito il concetto sviluppato sui circuiti, avremmo strade con meno ostacoli fissi e conseguenze meno drammatiche in caso di incidente. Avremmo probabilmente meno incidenti».

– Lei ha parlato di riserva di sicurezza: cos’è?

«È un concetto universale da acquisire e ampliare. È una “rete di salvataggio” che entra in funzione quando le cose non vanno come dovrebbero andare. La riserva di sicurezza è rafforzata e ampliata dalla conoscenza, dal rispetto di regole e comportamenti, dall’utilizzo dei dispositivi di sicurezza (casco, paraschiena e moto airbag). Le strade italiane sono progettate, realizzate e mantenute senza riserva di sicurezza, ignorando i principi basilari di prevenzione. Sono uno degli ambienti più a rischio perché non è previsto nessun dispositivo “salvavita”, nessuna via di fuga, nessuna rete di salvataggio. Frequentare un ambiente a rischio senza un’adeguata preparazione è come sfidare virus e batteri senza anticorpi. Dobbiamo studiare strategie salvavita per crearci una riserva di sicurezza. Una di queste è apprendere una buona tecnica di guida ».

Gli ostacoli fissi (cause di lesioni) sono disseminati ovunque sulle nostre strade

 

– Come si apprende?

«Attraverso la conoscenza dei principali fattori di rischio legati ai comportamenti di guida, propri e degli altri (fattore umano), ai guasti del veicolo (fattore meccanico), al meteo, alle infrastrutture stradali e al traffico in cui ci muoviamo (fattore ambientale).

– Cosa intende per preparazione?

«La guida della moto richiede una preparazione aerobica finalizzata al mantenimento dell’efficienza cardiovascolare e delle doti di endurance, e una preparazione anaerobica finalizzata alla tonicità muscolare».

Il fattore umano, meccanico e ambientale

 

– E per addestramento?

«L’addestramento permette di migliorare continuamente le capacità acquisite con la preparazione (stile di guida, gradualità, fluidità) e di reagire adeguatamente e rapidamente in situazioni di emergenza evitando che la paura si trasformi in panico. Anche l’addestramento alle cadute è importante perché aiuta a migliorare la prontezza dei riflessi, la muscolatura, la flessibilità e le reazioni di difesa».

– Lei ha citato anche il controllo…

«La capacità di controllo su se stessi, del mezzo meccanico e dell’ambiente contribuiscono ad aumentare la sicurezza. Preparazione, addestramento e controllo sono essenziali per il buon funzionamento degli organi di senso, per mantenere la concentrazione nella guida, e per il coordinamento motorio, nei percorsi urbani come nei lunghi viaggi. Occorre sempre ricordare che la guida della moto richiede condizioni psicofisiche ottimali».

Il controllo del mezzo meccanico è indispensabile in strada come in pista. Foto Gabriele Lusco MV Agusta

 

– Cosa intende per condizioni psicofisiche ottimali?

«Stato di coscienza, soglia di attenzione, vista (vedere e farsi vedere), udito (sentire e farsi sentire), equilibrio e olfatto devono sempre essere al massimo dell’efficienza, l’alimentazione deve essere sana e l’idratazione ottimale ».

– Dopo molte ore in moto perché si rischia di addormentarsi?

«La sonnolenza e i colpi di sonno sono cause di incidenti e responsabili di una mortalità doppia rispetto alle altre cause, dovuta alla totale mancanza di reazioni di difesa. Un colpo di sonno anche a basse velocità è sempre molto pericoloso. In moto sonnolenza e colpi di sonno colpiscono soprattutto il passeggero. Ai primi accenni di sonnolenza, il passeggero deve avvertire il conducente il quale, senza esitare, deve fermarsi alla prima area di sosta e permettere al passeggero di riposare per un tempo adeguato alla ripresa del viaggio. Viaggiando in strada o in autostrada, se notate che il conducente del veicolo che vi precede ha un andamento irregolare o si sposta verso sinistra (in assenza di veicoli da sorpassare) significa che è in preda a sonnolenza o a colpi di sonno: mantenetevi a distanza di sicurezza, usate il flash (o il clacson) per richiamarlo all’attenzione».

– Parliamo di alcune delle situazioni più rischiose: la fermata e l’inversione di marcia. Come regolarsi?

«La guida della moto. Sostare a bordo strada o in mezzo alla strada richiede molta attenzione nei riguardi dei veicoli in rapido avvicinamento. Se si rallenta o ci si deve fermare per svoltare verso una strada secondaria a sinistra, se dietro c’è una curva cieca o in caso di scarsa visibilità e aderenza, si deve cercare la posizione più sicura possibile ovvero fuori dalla traiettoria dei veicoli. Se il rischio di essere tamponati è elevato, è meglio proseguire, cercare una rotatoria o una piazzola dove fare inversione e immettersi poi sulla strada secondaria che così si troverà sulla destra. Si perde un minuto ma si guadagna in sicurezza».

Le impennate originano situazioni tra le più rischiose. Sono tentazioni da evitare. Lasciamole fare ai campioni in pista. Foto Gabriele Lusco Mv Agusta.

 

– Quali sono i pericoli della strada più comuni?

«L’apertura di una portiera da un veicolo posteggiato a lato strada, la retromarcia di un veicolo che esce da un parcheggio. Attenzione alla retromarcia di veicoli pesanti che potrebbero retrocedere anche di alcuni metri (allo stop in salita, ai caselli autostradali, ai distributori di carburante). Mai stare troppo vicini alla loro targa poiché l’autista non è in condizioni di vederci. Lasciare uno spazio di fuga laterale (riserva di sicurezza). È sempre rischioso affiancare un tir o un pullman nelle curve, nelle rotatorie e nelle uscite da un distributore o da una strada secondaria o a fondo cieco. Per eventuali fermate, le aree di sosta nell’interno della curva sono più sicure di quelle in esterno curva».

– Un altro esempio di strategia salvavita?

«Indossare l’abbigliamento protettivo. Deve essere omologato CE e realizzato in materiale antistrappo (comprese le cuciture). Consiglio un casco integrale perché in caso di impatto protegge anche il volto. Il paraschiena rigido o il moto airbag (ben più efficace), la protezione per il torace, guanti e stivali tecnici o calzature adeguate. Sconsiglio le scarpe basse perché non proteggono i malleoli. I guanti riparano la cute delle mani e svolgono una funzione importante: con le mani protette non viene inibita la reazione di difesa (le mani avanti) per salvare viso e testa. È controindicata la tuta di pelle con un’accentuata gobba aerodinamica perché in caso di incidenti o di caduta su strada (soprattutto con perdita di sensi) la gobba provoca una pericolosa iperestensione della testa con gravi rischi per la colonna cervicale».

Indossare l’abbigliamento protettivo è una strategia salvavita. Qualunque sia lo stile di guida, le protezioni sono indispensabili per non farsi male

 

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