Quando esattamente 10 anni fa salvai una Yamaha Tènèrè prima serie (34L) dal triste destino di una “deportazione” in una paese dell’est Europa a seguito di permuta per l’acquisto di una moto nuova, l’operazione mi costò meno di un buon paio di borse da viaggio: 500€.
Si trattava tra l’altro di una moto che era già in ottime condizioni di partenza, con due soli proprietari, targa originale e nessun intervento pesante da sostenere. Con un bel tagliando comprensivo di cambio gomme, un rivestimento della sella nuovo e altri piccoli dettagli mi ritrovai tra le mani la moto dei miei sogni di diciottenne, in splendida forma e perfetta efficienza.
E fu proprio grazie a quel mezzo fantastico che riscoprii il fuoristrada dopo oltre 30 anni di asfalto. Perché la straordinaria peculiarità di quella moto, e delle sue contemporanee di altri marchi, era la versatilità.
Tenendo per il momento da parte il discorso della moda “paninara” e di quanti in quegli anni compravano la moto solo come piedistallo per mettersi in posa nei punti di ritrovo, quelle enduro erano davvero delle moto totali che permettevano di fare di tutto; dalla gita nel weekend al viaggio anche a lungo raggio, senza dimenticare ciò per cui erano state realmente progettate: l’off road.
In realtà si trattò di uno strano fenomeno che si auto alimentò fino a diventare vero e proprio fenomeno di costume: una sorta di Uroboro, il serpente mitologico che si morde la coda tanto da rendere difficile capire da dove inizia la storia: la testa fu la Dakar o la XT500?
Quando la storia della corsa marathon più famosa di sempre iniziò, ad aggiudicarsi le prime due edizioni, quella del ’79 e dell’ 80, fu quella che viene identificata come la prima “dual” della storia: la Yamaha XT 500.
I migliaia di chilometri del percorso richiedevano una motocicletta affidabile, innanzi tutto, ma che potesse anche affrontare qualsiasi tipo di terreno. Troppo per le fuoristrada del tempo; impensabile per una stradale, seppur adattata all’off road. La sintesi rappresentata della monocilindrica di Iwata si rivelò un cocktail perfetto per affrontare un simile percorso.
In contemporanea, quasi istantaneamente, la “Dakar” divenne popolare e seguitissima, alimentando la voglia di Africa nei motociclisti del tempo a cui molti costruttori risposero con la produzione di mezzi “dualsport” dal sapore dakariano.
Yamaha, Honda, Suzuki, Kawasaki, Gilera, Bmw, Cagiva da lì a poco scesero in campo con i propri modelli battagliando sia sulle dune del sahara che nei mercati di tutti il mondo, dove questa “nuova” tipologia di moto stava riscuotendo un incredibile successo.
Trent’anni dopo le varie XT, TT, DR, XL, KLR, RC, Elefant sono ritornate al centro dell’interesse di molti appassionati diventando, da lì a poco, un vero e proprio fenomeno di costume.
Da una parte i “ragazzi” di allora, magari spinti dalla nostalgia di un’epoca eroica del motociclismo che li ha visti protagonisti, dall’altra le nuove leve, che di quelle epopee hanno sentito solo gli echi lontani, ma hanno inevitabilmente subito gli influssi della moda vintage che ha portato alla riscoperta delle scrambler; in molti si sono messi alla caccia delle vecchie enduro per poterne godere l’estrema versatilità, la facilità d’uso e l’innegabile fascino.
Perché diciamolo, queste moto rappresentano un unicum irripetibile.
Svincolate da normative anti inquinamento e completamente prive di elettronica, quelle enduro erano, innanzi tutto, leggere, così da garantire anche a chi non fosse esperto la possibilità di affrontare percorsi in fuoristrada senza troppi patemi; inoltre, grazie a motori robusti ed affidabili, consentivano un utilizzo davvero a 360 gradi, non disdegnando certo l’uso stradale, anche a medio o lungo raggio.
E poi, almeno fino ad una decina di anni fa, si prendevano davvero a prezzi da hard discount.
Ma come si diceva, attorno a questo fenomeno si è accesso l’interesse di molti: sono nati gruppi di appassionati, motoclub, comunità “virtuali” dove appassionati giovani e più attempati si ritrovano per discutere, confrontarsi, mercanteggiare e, cosa più importante, incontrarsi in sella alle vecchie glorie per giri e cavalcate, in qualche caso davvero impegnative e ben organizzate.
Fra i gruppi più attivi c’è “Le xt (e non solo) fuori dal garage”, un gruppo facebook particolarmente attivo e vivace che oltre a raccogliere appassionati del genere, fornisce un valido supporto a quanti si accingono al restauro di queste moto, oltre ad organizzare eventi e raduni a tema.
Abbiamo contattato Adelio Scuotto, fondatore e anima del gruppo, nonché grande esperto in materia, per avere un idea quanto più precisa possibile in merito al fenomeno ed alle quotazioni di mezzi che, fuori listino da una vita, hanno prezzi governati esclusivamente dalla rarità dei modelli e dalla richiesta di mercato.
Anche Adelio ci conferma che queste moto fino a qualche tempo fa venivano addirittura regalate ma che poi, al crescere dell’interesse e delle molte iniziative che vi si sono sviluppate attorno, hanno cominciato ad assumere un discreto valore. Vediamo con il suo aiuto quali sono le reali quotazioni di questi mezzi, tenendo sempre ben presente che lo stato di conservazione e la necessità di interventi incidono in maniera più che significativa sul prezzo di acquisto.
Innegabilmente Yamaha, in questo segmento, rappresenta il marchio più iconico. Per una buona XT500 ci voglio tra i 4 e 5000 euro. La meno apprezzata XT550, se in ottime condizioni, si prende a circa la metà. Per mettersi in garage una XT600 (43F e 2KF, la prima più votata all’Off, la seconda con migliorie tecniche e un estetica più “fresca”) bisogna spendere tra i 1500 e 2500 euro.
Per un Ténéré prima serie (34L), vera e propria icona del deserto, le quotazioni salgono decisamente: 3000/3500 euro per un modello ben messo sono da mettere in conto.
C’erano poi le TT, sempre Yamaha e le XR Honda: rappresentavano i modelli “cattivi” e più specialistici. Più rare da trovare, anch’esse hanno una quotazione attorno ai 3000/3500 euro, mentre valori più bassi hanno Honda XL600R, Suzuki DR 600 e Kawasaki KLR. Il minor successo di mercato condiziona inevitabilmente le quotazioni di queste moto, comunque valide e ben costruite: facile pertanto aggiudicarsene una lasciando sul piatto tra i 1500 e 2000 euro.
Senza considerare poi che essendo nella maggior parte dei casi mezzi con oltre 30 anni hanno costi di gestione davvero irrisori, beneficiando dell’esenzione del bollo, ove prevista, e assicurazione ridotta per i modelli certificati storici.
Insomma, belle le enduro anni ’80, facili, divertenti e affascinanti. E con in più l’enorme pregio di portare (o riportare) in sella una schiera di motociclisti a prezzi decisamente più che abbordabili. Ma fate in fretta: le quotazioni continuano a salire.