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Zero DSR: l’esperienza con l’elettrico che non ti aspetti

La prima esperienza con una moto elettrica di Roberto Avagliano, Zero DSR, le sensazioni del nostro tester abituato a motociclette con motore termico sulle colline del bresciano:

“Mi ritrovo appeso al manubrio mentre il cavallo elettrico cerca in tutti i modi di disarcionarmi. Il silenzio è quasi totale, solamente un sibilo elettrico ed un leggero rotolamento di pneumatici tradiscono il mio essere in movimento, intanto che in pochissimi istanti i 90, 100, 110 ed oltre chilometri orari scorrono sulla strumentazione digitale”.


Ma procediamo con ordine: sono a Brescia, dove ho trovato ad accogliermi Josef Morat, Regional Manager – Southern Europe – Middle East and Africa di Zero Motorcycles BV, ed il concessionario Zero per le province di Brescia, Bergamo, Sondrio e Cremona, Schivardi Moto.

La giornata è leggermente velata, arrivo con la mia fida BMW F700GS (75 cv e 77 Nm di coppia, poi capirete il perché di questa precisazione) e dopo aver scambiato due parole coi miei compagni mi avvicino alle moto. Salgo sulla moto che ho scelto, una Zero DSR nera, e subito trovo qualcosa che non va. La sensazione è la stessa di quando anziché sulla mia auto, acquistata appositamente manuale (unica importata italiana con quella combinazione motore-cambio-trazione, tutte le altre sono automatiche o integrali), salgo su quella della mia consorte, automatica: MANCA QUALCOSA!

Nello specifico sulla Zero sono frizione e leva del cambio a mancare, come è ovvio che sia. Il powertrain elettrico consente infatti di utilizzare una marcia unica, col progredire del numero dei giri ruota che è sempre proporzionale al numero di giri motore.
Mi viene spiegato come affrontare la moto: partire con la modalità “ECO” per poi passare alla “SPORT” una volta presa confidenza col mezzo. Massì, cosa vuoi che sia…
Ecco, finalmente si parte. Il percorso che hanno stabilito comprende un po’ di tutto, un breve percorso cittadino con qualche tornante sopra Brescia e qualche pezzo su strade più veloci. Ma prima di arrivarci il primo ostacolo: la moto da ferma sembra spenta e non c’è la frizione da rilasciare dolcemente per fare la prima partenza. Ripenso ai miei tempi da scooterista e ruoto leggermente la manopola del “gas”, senza usare la frizione.


“Tutto qui?”, penso tra me e me. Beh, si, sono poi 69 cv… la prima immissione è quasi noiosa. Ricorda un po’ la Fiat 500L col 1.3 multijet, ti fa quasi pensare che rischierai la vita ad ogni immissione. Qualche curva, qualche rotonda, le uniche differenze che avverto rispetto al solito sono l’impossibilità di scalare e questo sibilo da film di fantascienza.

Un po’ annoiato decido che è il momento di cambiare il set-up della Zero DSR e metto in SPORT.
La moto cambia di colpo, dove prima c’era noia ora c’è entusiasmo, dove c’era tranquillità c’è una progressione emozionante, dove c’era una passeggiata tranquilla ora ci sono io che mi tengo forte al manubrio cercando di contrastare l’inerzia. L’inerzia, si, la proprietà fisica secondo la quale il mio corpo tende a rimanere fermo mentre la moto mi schizza via da sotto grazie ai suoi 146 Nm di coppia. Da questo momento tutto è diverso: le curve diventano una goduria, le rotonde un gioco ed i rettilinei momenti tra il terrore e l’emozione pura. Non serve guardare il numerino sul cruscotto, la velocità è poco rilevante in questo caso. Sono moto che fanno poco meno dei 160 km/h, ovvero anche troppo rispetto alle necessità su strada pubblica.

Quello che fa davvero la differenza è il numero che si esprime in m/s², l’accelerazione. Bruciante, istantanea, fulminea… le parole per descriverla sono tante. Quello che non direi è che venga resa banale dall’assenza di suono, come invece ho sentito dire diverse volte. Al contrario, l’assenza di rombo e scoppiettii al cambio marcia esaltano la prestazione pura di questo mezzo futuristico. No, mezzo attualissimo come ci tiene a precisare Josef. E’ un errore considerarle così perché la tecnologia attuale consente già prestazioni ed autonomie godibili e fruibili nel quotidiano.

Un solo neo durante la mia prova della Zero DSR: gli automobilisti, che già non considerano i centauri quando producono rumore, erano ancor più propensi a non notarmi rispetto al solito. Niente che un colpetto di clacson o un paio di abbagliate non possano risolvere, ma la guida deve diventare un po’ più prudente del solito.
Il momento più simpatico della prova? Sicuramente il momento in cui un tizio al semaforo ci ha affiancati, guardando le moto un po’ perplesso. “Maaaa… sono elettriche?” “Si, esatto” “Ma quanti cavalli hanno?” “No guardi, la domanda non è quella… la domanda vera è: quanta coppia ha?” Sorrisino di rito prima di partire sfrecciando, lasciandolo osservare i codini delle moto e la loro accelerazione bruciante.
Il momento peggiore? Tornare sul mezzo termico a fine prova. Più comoda, più rifinita, sicuramente più “moto” ma… non va nello stesso modo. Ma soprattutto è un mezzo da XX secolo. Dov’è il sibilo della Zero DSR??

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