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Un milione di chilometri – Capitolo 27

Un milione di chilometri APRILIA PEGASO CUBE 650

CAPITOLO 27

YAMAHA 1200 SUPERTENERE ZE KM 28.000

Anno nuovo, problemi vecchi. Mai detto fu più azzeccato per descrivere l’inizio del 2017, il mercato ristagnava e arrotondare facendo una cosa che mi piaceva mi sembrò naturale oltre che intelligente, quindi accettai fin da subito l’ invito di Alex per tornare a fare la guida nel tour estivo in Islanda, e non solo il trasportatore. KTM aveva fatto le cose in grande con quella 1290 e me ne stavo accorgendo utilizzandola e macinando con soddisfazione sempre più km, ma in base al mio personalissimo utilizzo, che non è il Vangelo sia chiaro, trovai che una moto dalla manutenzione meno onerosa e con consumi più bassi, forse sarebbe stata più consona alle mie finanze in quel particolare momento. E con quello che ormai stava diventando un passatempo ricominciai la trafila di ragionamenti, ma sarebbe più corretto definire “elucubrazioni”, coi quali soppesavo i pro ed i contro di questo o quel modello. In testa mi ronzava già da qualche tempo l’Africa Twin, per la quale non esitai a chiedere un preventivo e, sarà un caso, ma più il concessionario rimandava nel tempo l’offerta, più io trovavo difetti a quella moto. Nel mio contorto pensare contrapponevo ai 50.000 km del mio usato appestato, la scarsa autonomia data dal serbatoio e le pedane di ridicola fattura come pure i cerchi non tubeless o addirittura l’ assenza del cruise control dell’ AT. Dopo una lunga e infruttuosa attesa di un cenno da parte del concessionario Honda virai su BMW alla ricerca di qualche GS 800 adv usato e anche qui la solita storia: mail al vento senza neanche una risposta, sembravo invisibile. Deluso da una così scarsa attenzione al dialogo con un possibile cliente, mi convinsi che rimanere in casa sarebbe stata la miglior mossa. Non era un “chi non mi vuole, non mi merita” ma piuttosto un riconoscimento a KTM per aver tirato fuori un mezzo perfettamente aderente alle mie necessità, la 1090R. Della “piccolina” austriaca ne giungevano poche, il mio concessionario non ne aveva e per questo fui costretto a spostarmi ad Ancona dove entrando, convinto di sapere bene cosa stavo facendo, mi ritrovai a fissare una vecchia conoscenza.

La Supeteneré 1200 ze era in un angolo del salone, mai troppo sotto i riflettori perché non era la più potente, né la più leggera, né la più chic, ma guardandola mi venne in mente che pur non primeggiando in un particolare aspetto, faceva tutto bene e cosa fondamentale: lo faceva allo stesso prezzo di 3 anni prima. Nella speranza che mia moglie non affondasse il coltello nella piaga redarguendomi per le mie scelte circolari (gira e rigira si torna da dove si è partiti!) lasciai il 1290 per una Yamaha nuova di zecca identica, colore a parte, a quella già avuta tempo prima. La presi che era Giugno inoltrato e mi misi subito all’ opera “kilometrandola” per bene in modo da avere un mezzo tagliandato e sufficientemente svezzato, pronto per il servizietto che avevo in mente in terra islandese Quell’estate, complice la mia esperienza pluriennale in quei posti e la perfetta conoscenza del mezzo, portai la maxi di Iwata a compiere imprese che ora a mente fredda, riconosco essere state forse un po’ troppo, anche per una moto robusta come lei.

Di grandi viaggi con quella ST 1200, oltre al tour estivo, non ne feci ma conservo di lei solo ricordi positivi, una moto dall’affidabilità assoluta e con un rapporto prezzo/qualità-prestazioni ineguagliabile. Gli unici aspetti dove mi sono permesso di mettere le mani furono le valige che sostituì con le MyTech ed i raggi. Su questi ultimi avevo sentito di improvvisi allentamenti e, nella speranza di abbassare le possibilità di rogne, comprai una piccola dinamometrica per serrarli da me, ma la proverbiale qualità jap mi smentì clamorosamente perché furono sufficienti i controlli effettuati in occasione dei vari tagliandi, per rendere inutile l’acquisto di quella piccola chiave! A voler fare i pignoli potrei dire che l’indicatore di marcia inserita non è un fulmine e mostra sempre un discreto ritardo o che la temperatura ambiente non sempre è realistica ma sono sicuro che non sono stati questi i motivi del suo relativamente scarso successo sul mercato. Si è scontrata con moto più accattivanti di lei ma nel complesso mi sento di affermare che il tempo ed il mercato le daranno ragione, ne sono certo.
Il 2018 portò con sé voci che parlavano di Teneré 700 e KTM 790, mezzi che faranno subito volare la mia fantasia fra cerchi da 21” e pesi piuma ma i sogni portano lontano mentre la realtà era qui vicino a me, nei concessionari Honda, dove faceva bella mostra di sé il secondo atto di quella Africa Twin da me vagheggiata tempo prima.

Alle volte credo seriamente che dovrei farmi legare ad un palo per resistere al canto delle sirene ma poi rifletto e penso che chi lo ha fatto …non era un motociclista.

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