La Lombardia è la regione che conta il maggior numero di motocicli circolanti. E’ anche il territorio dove gli incidenti stradali comportano ancora gravi conseguenze per i motociclisti. Localizzare i punti critici per ridurre i fattori di rischio
Nel 2017, sul territorio lombardo, il numero di morti tra i motociclisti è stato pari al 26% del numero totale delle vittime da incidente stradale. A fronte di questo drammatico dato Regione Lombardia si è attivata attraverso il proprio Centro di Governo e Monitoraggio della Sicurezza Stradale (CMR) in collaborazione con PoliS Lombardia per studiare il fenomeno e arginarlo. Ha pubblicato i risultati di uno studio denominato “Quaderno 5 – Motociclisti e incidenti stradali”, che conferma la necessità di intervenire sulle infrastrutture stradali per mitigare le conseguenze degli incidenti e ridurre i fattori di rischio. Lo studio è stato proposto al convegno sulla sicurezza stradale dei motociclisti dello scorso 24 giugno, svoltosi a Milano, nella sede di Regione Lombardia. Per conoscerne i risultati e la situazione delle strade lombarde ci siamo rivolti al dott. ing. Bruno Donno, responsabile Tecnico del Centro di Governo e Monitoraggio della Sicurezza Stradale, Direzione Generale Sicurezza, Regione Lombardia.
– Ing. Donno, nel corso del tempo che andamento ha avuto l’incidentalità motociclistica in Lombardia?
«Dal 2000 al 2011 il numero degli incidenti motociclistici è stato in costante aumento con un’impennata tra il 2004 e il 2011, alla quale è seguito un calo che si è arrestato nel biennio 2015-2016 per tornare a crescere nel 2017. I dati preliminari del 2018 mostrano che questo numero è ancora in crescita. Dal 2007 al 2014 il numero dei morti e feriti è calato ma nel 2015 è tornato a crescere a dimostrazione di un’assenza strutturale di interventi e contromisure. In particolare, nel 2017 sono avvenuti oltre 7mila incidenti, in cui hanno perso la vita 89 motociclisti e quasi 8mila sono rimasti feriti. Rispetto al 2016, il numero di incidenti, feriti e morti, è stabile».
– Quali sono le province lombarde dove accadono più incidenti in moto?
«L’incidentalità dipende dalle caratteristiche della rete stradale e del territorio, dai volumi di traffico e da altri fattori. La provincia di Milano ha registrato nel triennio 2015-2017 più del 30% degli incidenti con il 23,72% di feriti. La provincia di Sondrio ha registrato più vittime (37,93%), le province di Lecco, Como e Bergamo si equivalgono, la provincia di Lodi ha avuto meno incidenti (10,16%)».
– Quali sono le cause degli incidenti?
– Come e dove avvengono?
Più della metà è scontro frontale-laterale del motoveicolo con altri veicoli (65,2%). Negli incidenti di veicoli isolati le cause sono l’urto contro un ostacolo (18,0%) l’uscita di strada (10,1%), il tamponamento (5,6%), la caduta dal veicolo (1,1%). L’86% degli incidenti con il numero più elevato di vittime tra i motociclisti avviene in ambito urbano, ne rettilinei (43,1%), nelle intersezioni con semaforo (16,7%) e in quelle segnalate (16%), negli incroci (12%), nelle rotatorie (5,1%), nelle curve (4,8%) e nelle intersezioni non segnalate (1,8%). Sulle strade extraurbane la percentuale di incidenti nelle curve è più elevata (21,6%).
– Chi erano le vittime e quando hanno perso la vita sulla strada?
«Su 285 motociclisti deceduti nel triennio 2015-2017, il 98% erano conducenti (269), il 56% passeggere (16 donne). Nella fascia di età tra i 30 e 44 anni il numero delle vittime è stato il quadruplo rispetto a quelle di altre fasce di età. Il periodo estivo è il più critico: luglio (48), giugno (35), agosto (31), aprile (29), ottobre (27) e settembre (25)».
– Quali sono i danni fisici riportati dai motociclisti?
«L’Azienda Regionale Emergenza Urgenza Lombardia indica che la maggior parte delle lesioni dipendono da scontri tra auto e moto, dalla caduta dalla moto, e da scontri tra moto e moto. Il tipo di lesioni più frequenti oltre al dolore sono i traumi, le abrasioni-escoriazioni, le contusioni, le ferite e le fratture, cui si aggiungono le lesioni all’atto del soccorso. Il totale delle lesioni è il doppio del numero degli incidenti.
– Parliamo del costo sociale dell’incidentalità motociclistica …
«Premetto che i parametri di calcolo del costo sociale sono stati fissati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel triennio 2015-2017 la stima è 1,7 miliardi di euro di cui il costo dei motociclisti feriti è quasi il 60% e il 25% quello dei deceduti; nei coefficienti applicati dal Ministero sono compresi anche i costi non diretti che comprendono i costi del soccorso, del lavoro delle forze dell’ordine, il costo umano, la perdita di produttività ecc.
– Regione Lombardia ha pubblicato le mappe delle strade dove si sono localizzati gli incidenti. Quali sono le strade più a rischio?
«Nella zona tra Milano e Brescia non esistono Comuni che non siano colpiti da questo problema. Le strade della Valtellina e della Val Chiavenna, quelle di Lecco e Pavia; l’elenco è lungo… Ciò che vorrei sottolineare è che la redazione di mappe in cui sono indicati i punti dove è avvenuto un incidente, aiuta molto il lavoro di chi deve studiare e affrontare il problema dell’incidentalità stradale. La visione d’insieme di una strada provinciale, per esempio, può evidenziare a “colpo d’occhio” quali siano i punti e/o le tratte critici, cioè dove si concentra la maggior parte degli incidenti. Inoltre, la ricorsività del fenomeno nello stesso punto, indica la presenza di fattori di rischio per l’utenza, che l’infrastruttura stradale così com’è non è in grado di contrastare. Questo, in tempi di scarsa disponibilità di risorse finanziarie, è già un criterio importante per definire, ad esempio, le priorità di intervento per gli enti gestori e proprietari delle strade.
– Le mappe sono quindi importanti perché mostrano nel dettaglio dove sono accaduti gli incidenti…
«Se volessimo, possiamo già da oggi intervenire su queste strade per metterle in sicurezza. Il problema è che, a fronte dei dati e della conoscenza, ci si gira dall’altra parte. E non dico nulla di nuovo. La cronaca indica i luoghi, dove avvengono gli incidenti: basta prenderne nota. Si possono fare elaborazioni che forniscono una macro informazione, ma per intervenire e fare i lavori necessari occorre recarsi sul posto e vedere com’è la situazione. Se gli Enti locali vogliono agire per mettere in sicurezza le strade, hanno già a disposizione le informazioni utili per farlo».
– Qual è il suo parere sul decreto 1.04.2019 che disciplina l’installazione dei dispositivi salva motociclisti sui guardrail?
«Il decreto contiene luci e ombre. Occorrerà approfondire gli aspetti tecnici, legali e sanitari e riflettere sulla sua evoluzione. L’urto contro il guardrail causa le lesioni più gravi che corrispondono a un notevole costo sociale. Al di là della drammaticità di questi incidenti, non si deve perdere altro tempo per trovare una soluzione a situazioni che soffrono di carenze croniche di manutenzione e richiedono uno svecchiamento. Nel comma 2 dell’art. 3 dell’allegato A*, il legislatore ha voluto toccare un aspetto sensibile sul quale ci dobbiamo innestarci e soffermarci: la conoscenza del fenomeno. Regione Lombardia ritiene che sarà fondamentale l’apporto e l’opera degli Enti proprietari delle strade. Per migliorare la qualità delle informazioni raccolte, oltre alle indicazioni dei nomi delle strade o altri riferimenti del posto, la localizzazione degli incidenti deve avvenire anche attraverso la georeferenziazione della posizione; oggi quest’attività può essere fatta utilizzando un normale smartphone o tablet. Gli organi di polizia saranno sempre più sensibilizzati verso questa direzione».
– Quale sarà in futuro l’impegno di Regione Lombardia?
«Attraverso il CMR Regione Lombardia è in grado oggi di avere una rappresentazione geo-localizzata dell’80% e più degli incidenti stradali. È un lavoro condotto nel tempo molto faticosamente perché raccogliere dati non è semplicemente un atto tecnico, considerato che occorre farli arrivare dove possano essere utilizzati. Il CMR è a disposizione di tutti per fornire un adeguato supporto agli enti che volessero approfondire una conoscenza dei punti e delle tratte critiche della propria rete stradale. Lo studio pubblicato nell’ottobre 2018 è un punto di partenza della conoscenza dei luoghi e del fenomeno incidentalità. Il nostro è un servizio e una rete di condivisione emotiva di fronte al fenomeno che deve avere un approccio scientifico ma anche umano perché ci deve stare a cuore la salute di tutti. È un impegno che deve andare e beneficio della società».