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Storie di Donne: Behnaz Shafiei

Behnaz Shafiei

Behnaz Shafiei, nonostante i divieti sempre più stringenti del governo Iraniano, non rinuncia a salire in sella.

 

Uomini e donne si strofinano gli occhi increduli quando la vedono su una moto. Ma le reazioni che Shafiei ha riscontrato da chi si accorge che in sella c’è una donna sono sempre state positive.

In Iran alle donne è ancora vietato guidare una moto in pubblico, e non vengono rilasciate patenti. Quattro anni fa a Behnaz Shafiei ed un altro piccolo gruppo di motocicliste era stato rilasciato il permesso dalle autorità di guidare su circuiti fuoristrada. Vietato comunque avere la patente o, peggio ancora, gareggiare.

Ma questo non ferma Shafiei.

Behnaz Shafiei

Come nasce una passione

Nata e cresciuta in una piccola città vicino a Teheran, Shafiei ha scoperto la sua passione per le due ruote da giovane, a 15 anni, mentre era in vacanza con la sua famiglia nella provincia di Zanjan, Shfiei.

“C’era questa giovane donna in un villaggio dove eravamo in vacanza che guidava una piccola motocicletta da 125 cc ideale per muoversi nelle strette vie, tra le case, come quella usata dal postino. Avevo 15 anni, son rimasta affascinata a guardarla, mi piaceva molto. Ogni giorno la osservavo, ed ad un certo punto mi sono detta che anche io volevo guidare una moto. Così sono salita in sella per la prima volta durante il mio soggiorno”.

Shafiei non è sola. Ha l’ appoggio di tutta la sua grande famiglia, in particolare quello della madre. Grazie a loro Shafiei inizia a dilettarsi nel motociclismo per alcuni anni prima di dedicarsi allo sport professionalmente. “Prendevo in prestito la motocicletta di mio fratello e andavo in giro per la città travestita di ragazzo o di notte, di nascosto. Era veramente divertente”.

La passione non ha freni, quindi Shafiei, che lavorava come impiegata contabile, inizia a risparmiare tutto quello che riesce. Fino a comprarsi la prima moto, una Apache 180cc. Con questa moto si avvicina alle gare.

La prima volta in pista? “Qualche anno fa sono andata in moto a vedere una corsa su pista nel nord di Karaj. Volevo dare un’occhiata. I motociclisti uomini che ho conosciuto in quell’ occasione sono stati dapprima stupiti che ci fosse una donna in sella, ma poi mi hanno incoraggiata a venire regolarmente in pista. Molti di loro addirittura si sono offerti di insegnarmi ciò che sapevano, e mi hanno aiutata a migliorare il mio stile.”

Behnaz Shafiei

In pista oltre i divieti

Nonostante in passato sia riuscita a partecipare ad una gara motociclistica ufficiale, oggi il regime vieta espressamente la partecipazione di Shafiei e altre donne a qualsiasi tipo di manifestazione, anche quelle minori.

Ma Shafiei non vuole rinunciare alla propria passione, e quindi tre volte in settimana e soprattutto nei weekend si sposta verso le colline di Hashtgerd, a circa 65 chilometri a ovest di Teheran. Qui c’è una pista, come la definisce lei, polverosa e accidentata. Ed è qui che Shafiei sfida sé stessa tra curve pericolose, salti e cunette.

E’ ben accetta anche dagli altri motociclisti. “Quando le persone che vengono in pista per la prima volta mi vedono e scoprono che sono una donna, si fermano e dicono damet-garm [‘ è giusto’]“, ha detto Behnaz Shafiei al Guardian. “Mi offrono aiuto quando devo rimorchiare la mia moto sull’ auto o quando incontro un problema tecnico“.

Non ho mai visto una reazione negativa a quello che faccio. Le persone qui sono affascinate quando vedono una donna fare uno sport così impegnativo dal punto di vista fisico” afferma.

E le reazioni sono positive anche da chi accompagna i motociclisti in pista. “Ogni persona che incontro ha qualcosa di positivo da dire. Le donne agitano la mano e dicono ben fatto, sei coraggiosa. Ci sono persone che non riescono a credere che una donna possa guidare una moto, ma in genere sono elettrizzate e si sentono molto orgogliose”.

Behnaz Shafiei

Simbolo di emancipazione

L’amore di Shafiei per la sua moto attuale, una Suzuki 250cc, la mette in una posizione rischiosa per più motivi.

Anzitutto nei pressi del circuito di Hashtgerd, non sono presenti strutture mediche in caso di emergenza o caduta. Come ci racconta Shafiei “Non abbiamo una sola ambulanza in pista. È uno sport costoso e non abbiamo sponsor. Se a qualcuno capitasse un infortunio, la sua situazione potrebbe peggiorare nell’ attesa che arrivi un mezzo di soccorso”.

Pochi anni fa Shafiei è stata protagonista di un servizio televisivo. Era un momento molto particolare i Iran, e sembrava che il governo avrebbe allentato le costrizioni delle condizioni femminili. Si parlava di rilasciare patenti alle donne e autorizzarle a gareggiare in numerosi sport.

Addirittura, dopo 3 anni di continue insistenze con le autorità, nel 2017 Shafiei era riuscita a far organizzare una gara solamente femminile alla cui aveva preso parte.

Shafiei si è esposta a gran voce a favore di una maggiore emancipazione femminile, ed è diventata simbolo di questa battaglia.

Ora gareggia solo all’ estero, in particolare negli Emirati Arabi Uniti, dove le donne possono gareggiare in pista senza restrizioni.

“Il mio obiettivo è essere una pioniera per ispirare anche altre donne”, dice Shafiei. “Insieme, possiamo convincere le autorità a riconoscere le corse motociclistiche femminili”.

(Photo credit should read ATTA KENARE/AFP via Getty Images)

 

Amore per il proprio Paese e le due ruote, connubio difficile

Nonostante le numerose offerte ricevute, Shafiei afferma di non avere alcuna intenzione di entrare a far parte di una squadra straniera. “Voglio far parte della squadra del mio paese, non voglio andare all’estero. Voglio portare orgoglio all’Iran e mostrare che anche le donne iraniane possono fare questo sport“.

Behnaz alimenta la sua passione guidando su strade sterrate e amatoriali nonostante il divieto alle donne di guidare le moto in pubblico, “Quando passano due giorni e non guido la mia moto, mi ammalo gravemente. Anche il pensiero di non avere una moto un giorno mi dà una sensazione terribile“, spiega.

“A volte penso tra me e me: ‘Come facevano le persone in passato a vivere senza una moto?’ La vita senza una moto è possibile?”.

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