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Sistema Keyless. Non è tutto “bello” come sembra.

Sistema Keyless. Ne parlano tutti con toni sempre più entusiastici, le case lo propongono su sempre più modelli. Ma è tutto così bello?

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Keyless, di cosa si tratta? Semplice, di utilizzare le funzioni del veicolo senza fare quell’antichissimo gesto di estrarre la chiave dalla tasca ed inserirla nella serratura. Harley Davidson ci ha abituati a questa funzione già da diversi anni, mentre BMW, Honda, Ducati, Suzuki e le altre hanno inserito questa opzione solo da poco.

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La Suzuki GSX-R 125 ci risulta la più piccola tra le moto del mercato ad essere equipaggiata con il sistema keyless

Il dispositivo (chiamarlo “chiave” sarebbe riduttivo) è in grado di comunicare col veicolo fino a poche decine di cm, un metro circa, e quindi di consentirne o inibirne l’uso a seconda che il legittimo proprietario sia nei paraggi o meno.
Ma cosa succede quando un malintenzionato decide di volersi impossessare della nostra amata due ruote? Le difese che possiamo mettere in atto calano drasticamente, in quanto è sufficiente essere abbastanza vicini da poter “carpire” il segnale della chiave per poi impossessarsi anche della moto.
Quante volte capita di rendere possibile un furto del genere? Spesso! A casa, lasciando il dispositivo vicino ad uno dei muri perimetrali. Esatto, la classica mensola accanto alla porta d’ingresso ci rende a rischio furto.
O al ristorante, dove basta essere al tavolo accanto al nostro per essere a distanza di “lettura” del segnale. O ancora per strada, sui mezzi pubblici, ecc ecc.
In questo video, che mostra il furto di una Mercedes dotata di questa tecnologia, i ladri hanno sfruttato due “relay box” in grado di catturare a distanza il codice di sicurezza che la chiave trasmette alla vettura. Il tutto mentre il proprietario riposava tranquillo in casa. Il filmato mostra due uomini che si fermano davanti alla casa della vittima. Entrambi trasportano fra le mani due scatole che sono in grado di ricevere segnali a radiofrequenza attraverso pareti, porte e finestre. Uno degli uomini si avvicina all’abitazione e cattura con la sua scatola il segnale in radiofrequenza trasmesso dalla chiave keyless all’interno e lo trasmette alla seconda scatola tenuta dal complice accanto alla macchina. I sistemi dell’auto vengono quindi indotti a pensare che la chiave sia nelle vicinanze, quindi la portiera e l’accensione vengono sbloccate e i ladri possono fuggire praticamente indisturbati.

Ovviamente quanto appena visto vale anche per le moto. Una volta avviata “con l’inganno” la moto non ha limiti: fino a quando viene volontariamente spenta o finisce la benzina è libera di viaggiare. Unico inconveniente, del tutto irrilevante, un messaggio di errore sul computer di bordo che segnala che la chiave non è più in prossimità del veicolo.
Siamo dunque alla mercé di questa tecnologia? Non necessariamente! In commercio si trovano delle scatole e degli astucci morbidi schermati, nei quali è sufficiente riporre la chiave keyless. Grazie al materiale che blocca o attenua notevolmente le radiofrequenze RFID il problema è risolto. La tecnologia è la stessa che si utilizza per bloccare i codici di riconoscimento RFID delle carte di credito.
Ovviamente, in garage come quando si parcheggia in giro, il consiglio è sempre lo stesso: un buon blocca disco ed una buona catena (possibilmente ancorata ad un oggetto fisso) rimangono la soluzione migliore per essere ragionevolmente sicuri di ritrovare la propria compagna di mille avventure!

NB: il sistema keyless espone ad un’altra possibile problematica. Immaginate di arrivare in garage, appoggiare su un piano (tetto dell’auto, banco da lavoro ecc…) casco, guanti, chiave della moto e quant’altro. Se nella fretta di partire dopo aver acceso la moto e recuperato tutto l’abbigliamento per una qualsiasi distrazione si dimenticasse la chiave e si partisse, percorrendo magari un centinaio di km prima di fermarsi a fare benzina… alla fine del rifornimento si avrebbe un’amara sorpresa: moto totalmente inutilizzabile, e niente da fare se non chiamare qualcuno a casa per farsela portare. 

Una tecnologia che ci dà una piccola mano, ma che ci espone a problematiche non da poco.

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