Motospia

SHIFTY 900: un amore a prima vista…

SHIFTY 900

“Te la ricordi la Shifty?”
“La… Shifty?”

Ormai in pochi si ricordano della Moto Shifty. D’altra parte sono passati più di quarant’anni e, al di là dell’unicità del modello, non ha avuto un particolare successo commerciale.
Ma, se vi interessa la storia di questa incredibile moto, posso raccontarvela. Personalmente la ho incontrata a Padova ad un motoraduno.

È il due novembre del 1979 e stiamo ammirando la nuovissima Kawasaki sei cilindri, in vendita da pochi giorni, quando improvvisamente arriva lei. Sembra quasi un miraggio. Se della Kawa tanti sanno già tutto, quest’ultima arrivata non la conosce quasi nessuno. Io sì! “E’ la Shifty. La fa uno di Padova! La costruiscono a Busa di Vigonza, qua vicino. Ha il motore 903 della FIAT 127”.

Accidenti! Sono il solo a sapere cos’è quell’ufo! A differenza della rombante sei cilindri, arriva in silenzio: il suono delle marmitte è quasi impercettibile. Avvicinandosi ancora, quasi a passo d’uomo, notiamo la larghezza, non come l’altra, ma consistente, e soprattutto la stazza. I suoi tre quintali scarsi li dimostra tutti. Quando è a pochi metri dal capannello di persone assiepate vicino alla 1300, improvvisamente piega, agile, e inverte la marcia. Come a smentire la frase di quel tipo che sta dicendo: “chissà che muscoli per muoverla!”.

Non si allontana troppo e, girando rapidamente, ritorna verso di noi. Si ferma davanti a decine di occhi che iniziano subito a scrutarla. “La sella è quella della Benelli sei cilindri? Sembra quella!” urla qualcuno.

Finalmente, facendomi spazio tra i centauri, assiepati davanti a lei, riesco ad arrivare in prima fila, giusto in tempo per vedere chi sta rispondendo. “Sì, è quella. L’abbiamo presa perché stava bene, era già pronta e così abbiamo contenuto i costi. Ma abbiamo usato anche altre parti della produzione di serie: Guzzi California, Laverda Mille anche dalla Vespa. Mica solo il motore!”.

Chi sta rispondendo è un uomo dall’aspetto minuto e con la tipica parlata padovana. Non lo conosco ma poco dopo scopro che è Ugolino Grandis. “Come può guidarla uno così piccolo? La sella è proprio alta” penso e proprio in quel momento, con la punta della scarpa sinistra, abbassa la stampella laterale, inclina la sua maestosa cavalcatura nera e con una certa agilità scende dal mezzo.

Fu così che la conobbi, quello fu il nostro primo incontro. E fu amore a prima vista. Me ne innamorai perdutamente anche se allora mi sembrò un amore impossibile. Ma continuiamo con la storia.

Quindi mi ritrovo vicino al proprietario a cui cominciano a chiedere notizie della moto e, appena dice che è lui l’ideatore e il costruttore, le domande lo sommergono. Lui, tranquillo, ascolta, risponde e mostra ogni elemento della Shifty. Si capisce che quella moto è “la sua”. Spiega con dovizia di particolari, soffermandosi quasi su ogni singola vite: “903 cc di cilindrata, motore Fiat, anche il cambio è quello originale, lo ho solo modificato per usarlo con un bilanciere a pedale. No, la retromarcia c’è ma è bloccata.

Il peso? Un po’ meno di tre quintali. Il telaio deriva dalla Guzzi California, il serbatoio è quello della Fiat 500… adattato…”

Dopo un po’ qualcuno chiede di provarla e Grandis acconsente e in parecchi riescono a farci un giro.

Quello fu il mio primo incontro con la Shifty. Non la rividi più per alcuni anni. Da nessuna parte, mai. Sembrava sparita. Sui giornali risultava in listino, ma notizie su quella strana moto con il motore Fiat non riuscivo a trovarne, mica c’era Internet…

Più tardi scoprii che la produzione si era interrotta dopo pochi mesi dall’avvio e che ne erano state costruite solo una settantina, molte delle quali vendute in Spagna. Peccato, quel “bestione” mi aveva affascinato e lo ricordavo sempre, ma ormai era…introvabile. Accidenti, adesso che potevo permettermi di comprarla, non c’era più!

Nel 1986 trovai un annuncio, proprio di Grandis, che ne vendeva una. Chiamai subito con l’ansia di arrivare tardi ma, per fortuna, ero il primo a chiamare. Qualche giorno dopo ero a Padova. Anche in quell’occasione lui parla molto, non nascondendo le amarezze per l’insuccesso commerciale e mi dice che quella è la sua moto personale, quella che ha prestato per diverse prove, magari con le ruote in lega, ma sempre lei. Proprio quella che avevo visto quel giorno al motoraduno. Mi brillano gli occhi: l’ho ritrovata!

Dopo qualche giorno passo a ritirarla. Lungo la strada, noto lo sguardo di tanti, sorpresi da quello strano mezzo. La stessa cosa continuò ad accadere pure negli gli anni successivi, in ogni qual dove la portassi. E, incredibilmente, succede ancor oggi!


Lei è ormai con me da più di quarant’anni. Siamo invecchiati assieme e, ancora oggi, continuiamo a divertirci.
Se la storia vi ha incuriosito e volete scoprire tutto, ma proprio tutto, della Shifty potete dare un’occhiata alle pagine web che le sto dedicando!

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