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MV Agusta: un futuro di qualche special e aree edificabili?

mv agusta

La MV Agusta sembra scomparsa dal mercato delle industrie motociclistiche. Nel 2019 in Italia, fra i modelli della gamma proposta, è stata venduta praticamente solo la Brutale 800, che ha messo insieme meno di 200 immatricolazioni fra Brutale 800 base, Brutale 800 RR e Brutale 800 Dragster. Ma la Casa pensa solo alle special. Si può sopravvivere vendendo 300 Brutale 1000 Serie Oro?

Che fine ha fatto quindi la MV Agusta? Dopo l’ennesimo concordato che a fine 2017 ha evitato il fallimento, la Casa Varesina ha visto approvato dal Giudice un piano di rientro dei debiti in 5 anni. E dopo la sostanziosa ricapitalizzazione (dichiarata in 50 milioni nel 2018) effettuata dai nuovi soci russi, pensavamo che potesse in qualche modo risorgere. Stando ai numeri del mercato così non è!

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I capitali russi che hanno salvato l’azienda ad un passo dal fallimento e hanno spianato la strada a Timur Sardarov come nuovo amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione (togliendo la barra del comando a Giovanni Castiglioni, figlio del mitico Claudio) dovevano servire, oltre che a soddisfare i tanti creditori, anche a permettere una ristrutturazione completa della rete commerciale, a ridefinire l’organizzazione aziendale e a migliorare l’assistenza. Tre nodi cruciali da sciogliere per tutelare i lavoratori e per poter sperare di ripartire.

Ma anche ammettendo che tutto questo sia stato fatto, il mercato sembra non reagire. Ad oggi in Italia sono state vendute nel 2019 meno di 200 moto… E sono tutte Brutale 800. Meno di 200 pezzi in tutto. Una cifra alla quale si arriva sommando la Brutale 800 base, la Brutale 800 RR e la Brutale Dragster.

Per il resto della gamma, ammesso che vendite ci siano state, deve trattarsi veramente di poche unità.

Le cose non vanno meglio fuori dai confini italiani.

E notizie simili ci arrivano da altri mercati importanti. Sembra che in Germania, altro baluardo storico del mercato MV insieme alla Francia, siano state piazzate non più di 100 moto finora.

Se questi sono i numeri (e tenendo conto che sul mercato italiano si sono sempre avute le vendite di MV più importanti, con una quota rispetto al resto del mondo che oscillava sempre fra il 40 e il 50%) c’è poco da stare allegri. È davvero un brutto segnale che la MV stia languendo in un mercato mondiale in crescita.

La MV Agusta praticamente è scomparsa. Si tende a dare la responsabilità alle condizioni del mercato. Strano, perché il mercato risulta in crescita da anni, dopo la grande crisi.  Castiglioni e Sardarov nelle loro dichiarazioni dell’estate 2017, al momento dell’ingresso di ComSar Invest nel capitale azionario di MV, davano a intendere che l’azienda poteva essere salvata concentrandosi su modelli special, quelli da “sceicchi”.

Anche a far finta di non ricordare i propositi bellicosi che Giovanni Castiglioni ha manifestato quando  entrò nel capitale sociale di MV la Mercedes (affermava di voler raggiungere livelli di vendite di 10.000 pezzi entro il 2016), è triste notare che la Casa di Schiranna rischia a fine anno di non raggiungere neanche le 1.000 unità prodotte!!!

Con l’arrivo del fondo di investimento russo ComSar Invest, capitanato appunto da Timur Sardarov, a Schiranna i piani sono quindi cambiati. Si è riorganizzato il management, arrivano nuove figure  (ci giunge voce di un nuovo responsabile marketing proveniente da Mosca, dove la cultura motociclistica non è che possa vantare una storia di spessore!!!) e senza controparti in azienda la MV Agusta dice di volersi concentrare di più sulle moto Premium, quelle super speciali.

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Se così fosse, sarebbe una inversione di rotta totale rispetto ai piani industriali presentati solo qualche anno fa da Giovanni Castiglioni per il rilancio dell’azienda.

Ma quello che stiamo vedendo, non è fare industria, è altra cosa!!!

Le moto cosiddette “Premium” sono belle, bellissime, stupende. Sono capaci di attirare sguardi languidi ai saloni, di conquistare copertine delle riviste specializzate e di vincere premi di design a mani basse. Sono moto attorno alle quali si può costruire uno dei siti più affascinanti dell’intero mondo web a due ruote. Moto insomma come la Brutale 1000 Serie Oro, la Brutale 800 RR LH 44, o la RVS #1… Ma sono anche moto che per una azienda motociclistica hanno senso solo come “portabandiera”.

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Le moto “speciali” devono essere dei simboli che tirano la volata alle moto per tutti.  Lasciate da sole, senza una “truppa” che le segua e che faccia massa critica, le moto Premium, con la loro stupenda immagine, possono salvare solo il marchio, non certo l’azienda… E a poco serve crogiolarsi con comunicati come quelli diffusi oggi in cui la Casa si vanta di aver venduto in poche ore le 300 Brutale 1000 Serie Oro (prime consegne a fine 2019) e le 300 Superveloce 800 Serie Oro (prime consegne a marzo 2020). Questo comunicato lascia intendere che la capacità produttiva di queste special sarà di circa 300 pezzi all’anno, cioè un fatturato di circa 10 milioni di euro o poco più. Non basta certo questo a rilanciare la MV. E non dimentichiamo poi che dal punto di vista tecnico (motori soprattutto) l’azienda è ferma da troppi anni. Il quattro cilindri è stato progettato negli anni ’90 e ormai è stato spremuto in tutti i modi possibili. Non si potrà continuare all’infinito a vendere moto da 40-50.000 Euro con un motore che non è più al passo con i tempi. Il tre cilindri è un po’ più giovane, ma anche qui stiamo parlando di una base che ha già più di un lustro alle spalle…

Se l’obiettivo non è rilanciare MV sul piano industriale, allora cosa faranno i Russi per valorizzare il loro investimento?

Il loro obiettivo secondo noi potrebbe essere quello di tenere vivo il marchio MV Agusta con le moto speciali e sacrificare l’azienda tanto cara a Claudio Castiglioni. Per assurdo, possiamo arrivare a pensare che stiano progettando di mantenere le maestranze più qualificate utilizzando una piccola parte dei capannoni situati sulle rive del lago di Schiranna, tenendo buoni in qualche modo i  sindacati, e trasformando il grosso dei capannoni industriali  per farne qualche altro uso più remunerativo…

Altra possibilità che ci viene in mente è che il fondo d’investimento russo stia pensando di dare all’azienda una immagine quanto più attraente ed affasciante possibile, attraverso appunto la politica delle moto super esclusive da copertina, per poi rivendere tutto (con lauto guadagno sull’investimento) dopo pochi anni.

Assurda magari la prima ipotesi, un po’ meno la seconda. Ma entrambe darebbero un senso ad un modo di condurre l’azienda che altrimenti è difficile capire.

Davvero difficile, allo stato attuale, anche credere che possa partire il ventilato piano di riesumazione del marchio Cagiva per produrre moto elettriche. In quel caso servirebbero un vero progetto industriale e investimenti che non possono certo essere alimentati dalla vendita delle special MV.

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