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La cosa più pericolosa da fare? La spesa

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Le considerazioni di Max Ferrara, dopo quasi 1.300.000 km in moto e fermo come tutti a causa del Coronavirus, sulle difficoltà del momento, la più pericolosa: fare la spesa

Dopo quasi 1.300.000 km percorsi in moto e qualcosa di più in auto/furgone mi ritrovo come tutti, immerso in questa nuova fase della nostra vita. Credo sia doveroso iniziare ogni ragionamento pubblico e quindi fatto a voce alta (ma anche privato), con alcune necessarie considerazioni.

Prima di tutto un grazie a chi davvero lo merita.

Grazie a chi sta facendo il massimo per garantirci un futuro, in primis un futuro della nostra vita. Molti criticano il governo, i governatori, qualche dottore. Io mi sento più che altro di ringraziarli! E infatti li ringrazio pubblicamente. Anni e anni di tagli alla sanità, tanto che conoscendo alcuni che lavorano nel sistema sanitario so che certi presidi come maschere, guanti etc. alle volte mancavano anche in tempi pre Coronavirus…figuriamoci ora che è partita un emergenza di proporzioni mondiali. Il personale è scarso? Be’ non dimentichiamoci che uno dei posti dove era più facile trovare fondi per far quadrare i bilanci era il classico taglio alla sanità. Quindi tutte le forze politiche in essere in Italia dagli anni ‘80  sono colpevoli di aver impoverito un sistema che sfiorava l’eccellenza. Ma per fortuna stiamo, anzi stanno, in qualche modo trovando soluzioni per risolvere e gestire questa emergenza.

Grazie quindi al personale medico, ma anche alle forze dell’ordine, e a chi trasporta le merci… Si i tanto odiati camionisti che non si fanno da parte quando dobbiamo correre per i nostri percorsi di vita fatti di pochi ma frenetici km. Loro non si fermano, corrono un rischio elevato, ma guidano (anche con meno comodità e più disagi del solito). Grazie ai farmacisti ai commessi e agli operatori dei supermercati. Chi porta le merci, chi le mette a disposizione, la protezione civile, i volontari e chi fa donazioni.

Un grande grazie a tutti nessuno escluso.

Noi che siamo giocoforza costretti a muoverci meno o per niente invece ci lamentiamo. Ci lamentiamo per le troppe autocertificazioni, per i troppi decreti, troppo di questo poco di quello. Aprire un social era spesso deprimente, ora è anche peggio. Eravamo tutti occupati a vivere la nostra quotidianità e scrivere qualche cavolata mentre ora c’e’ il tempo per approfondire e nonostante il momento storico dovrebbe suggerire pacatezza, regna sovrano il lamento popolare. Ogni singola cosa andava fatta in un altro modo. Tanti si sono trasformati in fini politici, altri in economisti, altri ancora in virologi. Forse era meglio quando tutti questi pensieri erano confinati nelle menti umane e riferiti a pochi. Ma l’evoluzione è social e quindi dobbiamo vivere in tempi di Coronavirus e social insieme.

La cosa più pericolosa da fare? La spesa

Una delle medicine a questo male per me è chiaramente pensare ai tanti viaggi fatti in giro per il mondo, ma non posso esimermi dal cercare una chiave di lettura. Provando io stesso a pensare a cosa si poteva fare, mi rendo conto solo che viviamo in una società basata in maniera malata sulla crescita, mentre io da anni sposo un modello diverso, utilizzato anche da imprenditore: la decrescita. Meglio fare meno, guadagnare meno ma vivere meglio, senza coltivare sentimenti cosi negativi al nostro interno.

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A mio modestissimo avviso, quando si scopre una cosa come questo dannato virus, c’erano immediatamente da prendere provvedimenti “mondiali”.  Non è questione di cosa ha fatto la Cina o L’Italia. Queste sono visioni da tifosi, ci sarebbe voluta una visione globale. In Cina hanno agito relativamente bene, dico relativamente perché non ho una grandissima fiducia nelle informazioni che ci arrivano da quelle terre. Nella mia utopica visione la cosa da fare immediatamente in barba ai Pil, era bloccare tutti i traffici aerei navali e stradali da e per la Cina, andando tutti a pensare ad un 6\9 mesi di decrescita.

Assolutamente impensabile. L”economia e la finanza mondiale si basano su crescite necessarie a far aumentare debiti, interessi e quindi profitti della fantaeconomia. Solo che il virus è una cosa reale che porta morte. Non sappiamo quanta morte perché c’è il solito ragionamento sui morti con Coronavirus e i morti per Coronavirus. Io dico che conta poco. Anche avesse potuto produrre 10 morti in più a nazione, andava arginato in maniera globale perché ogni vita è sacra (e non sono religioso).

Alla fine lo scenario scelto dal “mondo” è quello del finché non ce l’ho, continuiamo a fare tutto come prima. Ad un certo punto l’ Italia sembrava la pecora nera dell’Europa, salvo poi scoprire che ci stiamo tutti dentro “a questo macello”. Alla fine poi torna sempre fuori la dittatura Tedesca…si di quelli che avevano perso la guerra e quando erano indebitati al 100% del proprio Pil hanno fatto quello che si fa sempre quando un debito non è saldabile: hanno rinegoziato.

Adesso è la grande occasione per fermarsi e riflettere.

Ora questo ci vuole ed è anche una grande occasione per capire se l’Europa può continuare così come si è ridotta, o forse è arrivato il tempo di rivedere tutto. Non sta a me “postare” le soluzioni al caso Epidemico come al caso Economico. Io mi pongo solo tante domande, ma non ho risposte. Oltre alla gratitudine per chi ha il delicato compito di gestire questa emergenza, faccio dei ragionamenti ma non ho da proporre alcuna soluzione a problemi.

Riallacciandomi all’inizio di questa riflessione, mi fa strano pensare, dopo tutte le ore passate a guidare nella giungla di questo pianeta, i rischi corsi, gli incidenti schivati per una buona reazione o semplicemente “culo”, ora il rischio più grosso che posso correre è andare al supermercato. Si perché con ogni probabilità lì qualcuno malato ci entra, o comunque il rischio è elevato. Ce l’hanno spiegato in tutte le salse, che la nostra arma migliore è il distanziamento sociale, eppure molti vanno una volta al giorno al supermercato. Addirittura gli anziani anche più volte al giorno e pensare che sono, dati alla mano, quelli più in pericolo.

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Io nel mio piccolo ho organizzato un regime alimentare nuovo per il Coronavirus. Mangiare meno, bere meno alcolici, fare movimento in casa grazie alla amata cyclette. Risultati: persi 5 kg dall’inizio della nuova “vita” e la spesa la facciamo ogni 12/13 giorni non prima.
Gli anziani dovrebbero farsi portare la spesa a casa, ma non lo fanno per vari motivi. I più giovani stanno affrontando meglio di noi medio/grandi la cosa, perché probabilmente hanno una visione della vita meno all’aria aperta, molto diversa da noi. Sono più o meno abituati all’isolamento da playstation o porno hub.

Il mio appello è smettiamo di lamentarci; sogno un mondo in cui si parla di vite salvate, di solidarietà. Cosa leggo: Il prossimo mese non avrò più i soldi per fare la spesa…come se in Italia si morisse di fame. Sembra che tutte le economie domestiche fossero basate sulla vita alla giornata. Mettiamo in discussione uno stipendio, una pensione, o 3 mesi di fatturati e staremo tutti sul lastrico?

La nostra economia è basata su un inganno.

Allora la nostra economia personale è basata su un inganno, è tutto sbagliato e questa emergenza dovrebbe aprirci gli occhi sulle priorità della vita. Nei social bisognerebbe condividere cose interessanti, riflessioni aperte al dialogo, non lamenti. Del mondo ho sempre cercato il bello e il bello per me è sempre stato nel distanziamento sociale, nei posti remoti dove fermare la moto e godere del bello di questo pianeta. Il bello che sicuramente è uno dei pochi aspetti che se non è migliorato, di certo non è peggiorato in tempi di Coronavirus.

Ma il virus porta solo disgrazie? Greta la (per me) povera ragazzina messa in campo sull’altare del problema inquinamento globale e in generale il problema inquinamento, dove sono finiti? . Euro 2\3\4\5\6 e poi? Norme antinquinamento sempre più serrate… poi di colpo fermi il 30\40% dei mezzi, milioni di litri di carburante in meno bruciati… tante malefiche auto Diesel in meno in moto,  e le polveri sottili rimangono altissime, perché?

Perché ADESSO dicono che non c’entra niente quello che facciamo noi, dipende dal clima, dai venti etc. Allora perché parliamo tanto di inquinamento sul piccolo ( il nostro mezzo di trasporto) e poco o niente delel caldaie soprattutto degli stabili statali alimetate a carbone, delle navi ( quelle merci per lo più non si sono fermate) o ancora peggio degli aerei? Si gli aerei sono una delle peggiori fonti di inquinamento globale ed erano la cosa da fermare prima di tutto, invece del tutto non si sono mai fermati.

Leggo testimonianze di Italiani che tentano di rientrare dal resto del mondo e trovano negli aeroporti grandi affollamenti di esseri umani, in aereo per forza di cose si sta tutti attaccati e come mezzo di trasporto è quanto di più lontano da qualcosa di ecologico o ecosostenibile. Alla luce di tutto questo però, politica e media ci dicono che la nostra moto o auto sono il problema, no non siamo noi il problema.

Lo SMART working? C’è la videochiamata da anni, eppure c’è gente che prende aerei e va da una parte e l’altra del mondo, per riunioni che si potrebbero fare in video conferenza… e ora magicamente si può fare, come la ricetta che il medico ti può mandare via whatsapp.. miracolo! E i camini? I camini sono ultrainquinanti, ma non ce ne sono tantissimi e chi lo usa penserà.. Cosa vuoi che sia il mio piccolo camino? Il riscaldamento, gli sprechi generici di calore ed energia. Il mondo va ripensato e tolto il gravissimo contributo di vite umane che stiamo avendo, siamo di fronte ad un’occasione storica per rivedere le nostre vite. Rivedere l’interazione sociale, la gestione degli spazi e forse rivalutare la terra rispetto alla città. Come detto e ridetto non c’è qui nessuna illusione o pretesa di illuminare le masse.

Sarebbe per me un grandissimo risultato personale se solo una persona leggendo queste righe, si facesse qualche domanda diversa e si sentisse in qualche modo stimolato ad esaltare il bello di questo pianeta.

Cosa posso fare per sentirmi meglio? Penso per esempio alla laguna glaciale di Jokursarloon in Islanda, tanto per citare un bel posto, o al passo Oxi sempre in Islanda per pensare a qualcosa di bello. Il bello è anche pensare ad un infermiere che nonostante i rischi che corre, continua ad andare al lavoro e fare del proprio meglio per salvare vite. La felicità di un operatore sanitario non è nello stipendio, ma nella missione. Portiamo positività e bellezza per un mondo più bello è il mio consiglio. Voglio condividere perché ritengo un ritratto di bellezza, un pezzo della mia storia motociclistica passata.

“Anno 1996 andavo a Capo Nord per la prima volta, ero mal equipaggiato come abbigliamento, mentre come moto avevo una per me  fantastica Moto Guzzi Quota 1000 efi. Gli ultimi 100 km fino al traghetto per Honninsvag sono una serpentina strappata alla roccia, a picco sul mare. Quel giorno non avevo paura di niente, non temevo il freddo, erano giorni che partivo inzuppato al mattino e cosi finivo la giornata con temperature tra i 3 e i 10 gradi, quindi non decisamente un ambiente facile.

Non temevo un incidente, mi sentivo invincibile. Mentre guidavo la mia fida moto in quel sinuoso percorso, la mia mente galleggiava sulla vita, coglievo solo bellezza. Una folata di vento laterale.. era bellezza.. un improvviso temporale? Bellezza. Arrivai al traghetto in trans mentale. Quello stato mentale che nessun aggettivo può descrivere, io lo voglio raccontare cosi: ero felice perché avevo raggiunto un obiettivo, vissuto un sogno.

Ora sogno un mondo in cui potrò salire ancora in moto.

Ora sogno un mondo senza coronavirus e senza pensieri economici, in cui potrò salire di nuovo sopra una moto di qualsiasi marca e uscire di casa senza una meta geografica, ma una meta mentale. Cerco da sempre quello stato mentale e ora lo trovo nei ricordi, ma sono fiducioso che prima o poi lo ritroverò in una lingua di asfalto.

State in casa e permettetemi un’ affermazione forte: non lamentatevi, è brutto. La bellezza è un’altra cosa.
Non dico viaggiate solo in Italia o comprate solo cose italiane per aiutare la ripresa, ma togliamoci anche questo brutto vizio del pensare che all’estero fanno tutto meglio ed è tutto più bello… Perché non dimentichiamoci che siamo il posto al mondo dove tutti vorrebbero vivere.

L’unico problema sono i lamentosi cronici, mettiamoli in minoranza

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