Motospia

HIMALAYAN, SLOW EMOTION

8 giorni con la Himalayan di Royal Enfield per viverla in tutte le situazioni possibili, 1000 km su strada e fuori: una compagna sincera, economica, che ti mette subito a tuo agio.

Di contro manca un po di motore e una serrata a viti e bulloni è caldamente suggerita.

Himalayan

Sotto le luci sfavillanti di Eicma era stato amore a prima vista. Un po’ affossata nella sabbia, mi era subito sembrata la moto perfetta per le mie esigenze: comoda e maneggevole, pronta a macinare chilometri e ad imbarcarsi verso nuove, emozionanti avventure.
Sulla carta, la nuova Royal Enfield Himalayan – bisogna dirlo – vanta tutte le caratteristiche che ricerco in un mezzo a due ruote. Ben consapevole dei suoi pochi cavalli – meno di 25, per l’esattezza – avevo ragionato a lungo sul fatto che per me non è la velocità a contare, quanto più la sensazione che la motocicletta è in grado di trasmettermi.
E le sensazioni, nel caso di questa piccola monocilindrica di stampo vintage, non sono affatto male: basta prenderci confidenza, soprattutto se si proviene da un mezzo diverso, per rendersi conto che i pregi della nuova Royal Enfield sono diversi.

Himalayan
È una motocicletta estremamente agile, anche per chi non è molto alto. Sarà il serbatoio stretto a contribuire a questa impressione, ma quando si abbassa il leveraggio dell’ammortizzatore posteriore anche chi è di qualche centimetro sotto il metro e 70 riesce tranquillamente a toccare con entrambe le punte e a manovrare il mezzo con disinvoltura.
Una volta messo in moto la sensazione di agilità e maneggevolezza non svanisce: la guida è sciolta, fluida e calma.
Perché la cosa fondamentale, quando si stringe il manubrio della nuova Himalayan, è sicuramente non avere fretta. Mettersi nell’ottica che sono i piccoli passi a portarci lontano, e che se vogliamo percorrere le strade del mondo in velocità beh, abbiamo scelto decisamente la moto sbagliata.

Himalayan

Durante gli otto giorni insieme ho portato l’Himalayan lungo i percorsi che sono solita fare nella mia vita di tutti i giorni: volevo metterla alla prova in una realtà veritiera, che contemplasse i diversi usi che faccio del mezzo a due ruote. Ci sono andata al lavoro, muovendomi per la Romagna quando il sole si era appena alzato sopra l’orizzonte, l’ho portata lungo un percorso festivo fatto di chilometri e qualche strada bianca e poi ancora per strada, lungo i tornanti che dall’Alto Garda portano verso il lago di Tenno.

Himalayan
Senza disdegnare qualche corsa in autostrada, fatta più per questioni logistiche di avvicinamento che per scelta.
Nelle strade a scorrimento veloce è coerente con se stessa: i 110 chilometri orari li mantiene con regolarità, anche quando l’astina del contagiri si alza verso il 5 e il 6. Sono però gli 80 chilometri orari la velocità della vita, la sua velocità. Quella che ti permette – una volta lasciate da parte le corse da casello a casello – di procedere con costanza verso la tua meta ma, allo stesso tempo, di godere del mondo che ti circonda.

Himalayan

Abbiamo passato insieme circa 200 ore, e questo tempo mi ha permesso di capirla, e di farmela anche piuttosto piacere. Perché è sincera, discreta (anche se tutti, per strada, la guardano) e non ti promette più di quello che ti può dare.
La nuova Himalayan risponde alle tue esigenze con generosità, e senza strafare. In salita, lungo le strade di montagna, mi sono resa conto che è un mezzo sì adatto ai principianti, ma anche in grado di insegnarti a guidare con attenzione.
I pochi cavalli obbligano ad una scelta oculata della marcia, prestando la massima attenzione – e orecchio – alle sue risposte.
Per me che provenivo da una moto più “permissiva”, tollerante nei confronti degli sbagli e proattiva all’ “adattamento” (una Honda CB500X) mi sono resa conto che l’ultima Royal Enfield tende a farti notare l’errore schiarendosi la gola educatamente. Senza scalpitare stizzita, ma con una decisione innegabile, e che merita attenzione.

Himalayan

Tirando le somme della nostra avventura insieme posso dire di essere felice di aver avuto occasione di provare questo mezzo, prima di decidere se acquistarlo. Perchè questa prova mi ha permesso di capirne, e apprezzarne, i lati positivi, ma di mettere a fuoco con lucidità anche i lati negativi.
Se da una parte la scelta di una potenza ridotta rappresenta una teoria più che condivisibile – soprattutto nell’ottica di un viaggio slow -, è anche vero che però il peso del mezzo non lascia del tutto indifferenti. 185 kg in ordine di marcia per 24,5 cavalli sono parecchi, soprattutto per una motocicletta con innegabili velleità fuoristradistiche.
Se a questo, in più, aggiungiamo i bagagli necessari per affrontare un’esperienza on the road, capiamo subito che, in qualche siuazione, potremmo trovarci in discreta difficoltà.
Di viaggiare in due non se ne parla neanche, sarebbe davvero pretendere troppo.

Per quanto riguarda l’affidabilità, spesso quelle che girano intorno al marchio indiano sono solo voci di corridoio. È bene tenere presente che, però, si tratta comunque di un mezzo estremamente economico, e che un’avvitata a qualche dado lento potrebbe essere necessario darla. Prima di lasciarsi indietro il pedale del freno, ad esempio.

Himalayan

Nei padiglioni dell’Esposizione del Motociclo la nuova Royal Enfield Himalayan mi era sembrata la moto totale: nella pratica non si è rivelata all’altezza di questo titolo, ma mi ha permesso di provare belle emozioni. Di mettermi per strada e di divertirmi, di muovermi con inaspettata scioltezza lungo percorsi dissestati e di testare un mezzo diverso, nei confronti del quale nutrivo moltissima curiosità.

La mia ricerca della motocicletta perfetta per viaggiare a lungo, e per vivere in sella, continua.

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