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Costa di Minoa: la destinazione per trovare il sole d’inverno fra Sciacca e Agrigento

costa di minoa

Il freddo di questa stagione, più che un limite, diventa lo stimolo per andare a cercare il sole e scoprire una bellezza non solo estiva. Faccio rotta per la costa dell’agrigentino, con l’obiettivo di raggiungere Eraclea Minoa, che mi accoglie con silenzio e pace.

Apro gli occhi su una mattina di gennaio. Asciutta, fredda, anche se il sole c’è. Perlomeno a volersi fidare degli astronomi, i quali sostengono che è lassù, ai soliti 150 milioni di chilometri di distanza. Al mio sguardo però, è nascosto da una spessa coltre di nuvole grigie. Guardo in strada da dietro i vetri del balcone, vedo la gente ben coperta che passa e ride. Non condivido quest’allegria, non quando c’è una temperatura che trasforma il frigorifero in uno strumento per scaldare i cibi. Tant’è, cerchiamo di vedere il lato positivo: non piove. Per cui, forte delle manopole riscaldabili, non mi faccio scoraggiare. Indosso l’abbigliamento da moto, poi scendo al bar per fare colazione. Appena incrocio i primi passanti, vedo che quello che avevo scambiato per un sorriso è più che altro un accenno di paresi facciale causata dalla temperatura ad una cifra, roba che per un siciliano marca il confine della sopravvivenza. Avevo già fatto nelle scorse settimane – con successo – una migrazione al sud, ora è tempo di replicare. Stavolta non ho intenzione di limitarmi al trapanese, piuttosto mi spingerò più ad est, sulla Costa di Minoa, nell’agrigentino.

costa di minoa
Il grigio incombe sul nord della Sicilia.

Ancora una volta evito l’autostrada. Mi dirigo sulla statale 116 e poi sulla 624.

Ancora una volta, per questa rotta migratoria alla ricerca di un grado in più, scarto l’autostrada. La mia scelta cade sulla statale 119 e poi sulla 624, libere dal traffico e con un fondo in condizioni discrete. La mia Tracer 900 GT, appena tagliandata, suona le sue armonie meccaniche e spinge senza sforzo sui saliscendi collinari. Come mio solito, sfrutto i bassi regimi per godermi la spinta regolare e la coppia del tricilindrico Yamaha. Il cielo è grigio, ma il mio umore è decisamente migliorato, l’effetto terapeutico del giro si manifesta con evidenza.

Inoltre, le Pirelli Angel GT II mi comunicano che oggi il grip è superiore all’orribile media che rende i motociclisti, nell’occidente siculo, simili a pattinatori sul ghiaccio. Mi diverto, raccordo fluidamente le curve e spingo più del solito. Nei limiti della prudenza ma godendo di quella fisica magica che governa l’universo delle moto, quella che fa vedere il mondo da un punto di vista che cambia continuamente d’inclinazione.

Probabilmente ciò che ci rende pronti a cogliere il bello degli attimi. Sulla mia sinistra vedo Sambuca di Sicilia, già eletto “Borgo dei Borghi” nel 2016, con il lago Arancio (di nome, non di fatto) che si stende ai suoi piedi, circondato dai vigneti. Il cielo, verso sud, si allinea alla mia gioia e premia le mie intenzioni, mostrando scorci d’azzurro.

La tentazione delle “minne di vergine” di Sambuca di Sicilia mi fa tentennare, ma resisto e proseguo per il mio obiettivo: Costa di Minoa!

In prossimità dello svincolo di Sambuca, sono preda di una breve esitazione. Vorrei lasciare la statale che mi sta portando a Sciacca per entrare in paese e mangiare una delle favolose “minne di vergine”, così diverse da quelle che portano lo stesso nome ad Alcamo, dove vivo. La tentazione è forte. Si tratta di un dolce tipico dalla forma che evoca una collina, come sembra fosse intenzione della suora che lo ideò. Oppure di un seno, che in siciliano si chiama, appunto, minna. Dentro questa cupola di pasta frolla, un doppio ripieno, metà crema di latte e metà zuccata, attende chi vi affonda il morso.

costa di minoa
La minna di vergine di Sambuca.

Continuando con l’ipotesi: dopo la sosta glicemica, potrei percorrere la statale 188 in direzione di Chiusa Sclafani, quindi deviare per San Carlo. Da lì, utilizzare la statale 386 per tagliare all’interno. Passerei da Burgio, un paesino di meno di 3.000 abitanti ma che ospita l’unica fonderia di campane della Sicilia (d’accordo, ne faremo oggetto di un prossimo articolo), e continuerei a seguire la 386 fino alla sua fine naturale, ricongiungendomi all’inevitabile SS115. Ma il dubbio sulle condizioni dell’asfalto mi blocca, preferisco rinviare al futuro una verifica, da fare a bassa velocità con la CB 125 F. Forse però il vero motivo è che il potere d’attrazione del dolce è mitigato dagli eccessi alimentari delle feste in corso. Quale che sia la ragione, resisto e desisto.

Lascio che il cruise control mantenga la mia velocità di crociera mentre lo svincolo mi scorre accanto. A Sciacca, quando abbandono la statale 624 in favore della 115, le nuvole che avevo lasciato al nord sono appena un grigio ricordo. A volte bastano pochi chilometri per cambiare stagione. Col sorriso delle grandi occasioni e la visiera parasole abbassata procedo verso sud-est, seguendo la costa. Supero lo svincolo per Ribera, paese noto per la produzione di eccellenti arance bionde. Volendo, si possono acquistare, a prezzi davvero convenienti, direttamente dai produttori che hanno dei punti vendita improvvisati ai margini della statale.

La prima sosta è Eraclea Minoa, antica colonia greca e splendida spiaggia che il mare…sta restituendo.

Una trentina di chilometri dopo Sciacca, lascio la grande arteria e seguo le indicazioni per Eraclea Minoa, che sarà la mia prima sosta di oggi. Fu un’importante colonia greca con una tormentata storia d’invasioni e riconquiste, che spazia su diversi secoli. È anche una zona balneare di grande pregio, famosa per una splendida spiaggia dalle spalle coperte da una folta pineta. Spiaggia così bella che, negli ultimi decenni, il mare aveva deciso di prenderla per sé. Avanzando di decine di metri all’anno, fino a fagocitarla tutta. Finita la sabbia, le onde avevano iniziato a prendersi anche la pineta, una manciata di alberi alla volta. Anche un paio di ristoranti, realizzando un affascinante paradosso, sono stati mangiati dal mare.

Il promontorio sulla costa di Minoa su cui sorgeva l’antica Eraclea.

Arrivato a destinazione la sorpresa: Il mare sta restituendo il litorale!

La mia sorpresa arrivato a Eraclea Minoa è quindi grande quando, arrivando a scollinare e vedendo la baia, mi accorgo che il mare ha deciso di fare marcia indietro e restituire parte del litorale. Ci sarà chi lo spiegherà con teorie sulle correnti e chissà quali altri fattori. A me piace pensare che il mare, resosi conto di aver dato all’uomo la lezione che serviva, ha deciso che bastava così. Il promontorio ospita l’area archeologica, con le abitazioni, parte della cinta muraria ed un teatro, purtroppo piuttosto rovinato. C’è anche un piccolo museo e l’itinerario di visita non solo è poco impegnativo per la ridotta estensione del parco, ma gratifica anche dal punto di vista paesaggistico.

La strada si snoda verso Cattolica Eraclea.

Infatti la zona archeologica è compresa fra la bella baia di cui dicevo sopra e la riserva naturale della Foce del Platani, istituita nel 1984 e notevole serbatoio di biodiversità. Tutto il promontorio è formato da quella marna bianca che caratterizza svariati chilometri della costa meridionale e che raggiunge la sua più scenografica espressione nella formazione detta Scale dei Turchi. Questa meraviglia si trova fra la miniera di salgemma di Realmonte ed il paese di Vigàta del compianto Camilleri, al secolo Porto Empedocle.

Arrivato ad Eraclea Minoa mi viene voglia di visitare anche un altro paio di spiagge della sua costa.

Ma di Scale dei Turchi, come delle campane di Burgio, ne parleremo un’altra volta. Al momento mi godo la pace ed il sole di Eraclea Minoa, deserta per via della stagione invernale. Mi viene voglia di visitare almeno un altro paio di spiagge, per cui mi rimetto in sella. Torno verso la statale 115, la imbocco in direzione di Agrigento. Meno di dieci chilometri e ne esco di nuovo, in prossimità di Montallegro, seguendo le indicazioni per Bovo Marina. Se non conoscessi la strada, ad un certo punto dubiterei di essere sulla via giusta.

I soliti cartelli che cambiano la vita.

Perché non vedo il mare che pure dovrebbe essere vicino e mi trovo circondato da colline in ogni direzione. Non bisogna perdersi d’animo però, la fiducia ripaga. Poco dopo, un tipico cartello siciliano, della tipologia già vista in altri frangenti, rassicura sul libero arbitrio e sull’ineluttabilità di Bovo Marina come risultato di qualsiasi scelta. Al bivio imbocco una via a caso e, poco dopo, la cresta della collina lascia la vista libera di spaziare sul mare. Scendo fino al parcheggio, lascio la moto e mi avventuro sulla spiaggia.

Un aperitivo a Bovo Marina, lasciando vagare lo sguardo sul mare, è un’idea a cui devo rinunciare perché il lido è chiuso.

Sarebbe quasi ora per un aperitivo e ricordo un posto dove goderselo praticamente sulla spiaggia. Purtroppo il periodo delle feste di Capodanno non perdona e lo trovo chiuso, ma lo segnalo ugualmente perché il Solero Beach (GPS 37.380232, 13.308023, chiamare al 333/5851721 per non rischiare di avere la mia stessa delusione) merita anche come ristorazione, a prezzi contenuti e con una location favolosa. A brevissima distanza, la stupenda riserva di Torre Salsa, con una spiaggia lunga diversi chilometri e non affollata, nemmeno in altissima stagione. Forse perché c’è da camminare un po’ e la pigrizia esistenziale sembra diventata il leit motiv della vita di oggi. In ogni caso, decido che ancora non mi basta.

Aperitivo al Solero Beach… Un ricordo d’estate.

Dopo qualche minuto speso ad osservare le evoluzioni di un ragazzo che fa kitesurf, mi rimetto in moto. Ripercorro la strada all’indietro, stavolta senza bisogno di essere rassicurato dai cartelli. Riprendo la solita statale 115, in direzione di Agrigento. Pochi chilometri e ancora una volta ne esco per seguire le indicazioni verso Siculiana Marina. Una breve discesa mi conduce alla bella baia dall’acqua limpida. Parcheggio. Anche qui, una lunga spiaggia invita a passeggiare e dimenticare la fretta, gli impegni, le preoccupazioni. Il mare, nonostante il vento, è pacificante. Medito di restare a pranzo con questa distesa azzurra davanti agli occhi. Ma il mio caro amico Baldo, che avevo avvertito del mio sconfinamento nei suoi territori, mi chiama per un invito a pranzo che è ancora più bello e rasserenante del mare a cui giro le spalle.

La spiaggia di Siculiana Marina.

Torno sulla statale 115, stavolta in direzione Trapani.

L’amicizia è davvero una gioia e lui è il continuatore di una tradizione familiare di ospitalità esemplare. Accetto con gratitudine, torno…indovinate dove? Sulla 115! Stavolta però in direzione di Trapani. Faccio appena qualche metro e, fra il verde degli ulivi secolari, una timida macchia di bianco cattura la mia attenzione. Accosto per fotografare il primo mandorlo in fiore della stagione, che nel pieno dell’inverno dà l’annuncio della primavera. È il segno della speranza, la vita che vince, l’amore che riscalda. La mia esplorazione di oggi è finita, ma ho un gran sorriso. E non a causa del gelo.

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