Motospia

ALLA RICERCA DI TESORI SICILIANI A DUE PASSI DAL MARE

Uno zaino per un tuffo al mare, jeans, sneakers e felpa occupano poco spazio nel bauletto centrale della mia moto.“Finalmente parto leggera questo fine settimana” penso contenta, chiudendo le valige laterali assolutamente vuote. Indossati giacca tecnica, casco e guanti, metto in moto la mia fedele rossa. E’ da poco sorto il sole: raggiungere Agrigento da Palermo, come da Messina o Siracusa, comporta comunque un tragitto non sempre comodo e agevole. E’ meglio partire quando il caldo è ancora sopportabile.

I maestosi templi greci della valle di Agrigento, visitati sin da quando ero bambina, stavolta non sono la mia meta: viaggio tra le aspre colline della Sicilia, per cercare angoli di paradiso di cui ho sentito parlare.
Il cuore dell’isola, decritto al tempo di Federico II come una distesa di verdi boschi e grandi fiumi, oggi è molto cambiato. I vigorosi aranceti della piana di Catania, man mano che mi inoltro verso Enna, lasciano il posto al grano delle dolci colline dai colori cangianti: in primavera le scopri verdi, coperte di piccole spighe non ancora mature, ocra in estate e totalmente nere, a fine luglio, per le stoppie bruciate dopo la raccolta.

La mia moto piega dolcemente sulla SS117bis, nelle curve che da Enna conducono a Caltanissetta, tra buche, crepe e avvallamenti del bitume cotto dal sole: apro poco il gas, mi godo il paesaggio e tengo d’occhio la conformazione dell’asfalto molto dissestato.

Pochi chilometri dopo Agrigento imbocco la SS 640 e poi la SS 115 in direzione di Porto Empedocle fino a giungere in Contrada Scavuzzo, pronta a scoprire, insieme ai miei amici biker di “Moto perpetuo”, uno dei tesori meno conosciuti dell’agrigentino.

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Slarghi e mezzi pesanti nel cuore della miniera

Troviamo aperti per noi i cancelli del giacimento di salgemma di origine mesozoica da cui Italkali, da 40 anni, trae il Sale di Sicilia che nell’isola si consuma giornalmente. Posteggiate le moto e lasciati i caschi negli uffici dell’azienda, il responsabile della sicurezza, dopo un piccolo briefing, ci fa accedere al bus turistico che ci conduce dentro la miniera, a 100 metri sotto terra, ben 30 metri sotto il livello del mare. Il percorso nella cava è illuminato e non credo ai miei occhi: larghe strade sotterranee sono scavate nel sale tra piazze, slarghi e parcheggi per i mezzi pesanti.

Dopo un breve tragitto in discesa, indossati i caschi che ci hanno dato in dotazione, ci addentriamo a piedi nella miniera.

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Ingresso a piedi in miniera

La sindrome di Stendhal mi pervade: la Cattedrale del Sale mi appare improvvisamente in tutta la sua maestosa potenza.

E’ molto più di ciò che potessi immaginare: lunga 100 metri e larga 20, ospita diversi bassorilievi – interamente scolpiti dagli stessi minatori – raffiguranti la sacra Famiglia, Gesù Crocifisso, e Santa Barbara.

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Bassorilievo “Sacra Famiglia”
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Bassorilievo “Gesù crocifisso”

L’acustica è incredibile e non è difficile immaginare le 800 persone che ogni anno, il 4 dicembre, assistono alla messa dedicata alla protettrice dei minatori.

Attraverso stretti tornanti il bus ci accompagna più in profondità per vedere le spirali naturali formatesi nel salgemma grazie all’abbraccio con sali di altri colori;

scattiamo mille selfie,

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il mio selfie col caschetto

frammenti che ci ricorderanno la bellezza e la preziosità di questo tesoro sotterraneo.

Lasciata la Cattedrale nel buio ovattato della miniera, assaliti dalla luce accecante e dal caldo opprimente tipico dell’estate siciliana, ci avviamo verso un altro paradiso dell’isola, dove il cielo e il mare incontrano un tesoro speciale. Percorriamo con le nostre moto ancora pochi chilometri in direzione Realmonte e ci fermiamo ai margini della strada su uno dei larghi sterrati a strapiombo sul mare.

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sterrato sulla Scala dei Turchi

Ci sporgiamo dai robusti steccati in legno e ammiriamo il bianco abbagliante della Scala dei Turchi.

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La Scala dei Turchi

Le falde degradanti di roccia calcarea bianca, sormontate dal cielo di un azzurro forte tendente al blu, scendono dolcemente, come una gigantesca scala, fino a lambire il mare verde smeraldo. Cerco di immaginare il teatro delle incursioni degli arabi, due secoli prima dell’anno mille, chiamati, a quei tempi, genericamente “turchi”: i pirati, secondo la leggenda, lasciate le navi ormeggiate davanti alla Scala, nuotavano fino alla costa, si arrampicavano agilmente su questa falesia a gradoni e saccheggiavano i villaggi vicini.

E’ ora di pranzo e decidiamo di spostarci con le moto due chilometri e mezzo più avanti, a Realmonte, per uno spuntino veloce a base di arancini al ragù, tipici della tradizione siciliana, per poi tornare indietro verso Capo Rossello, pronti per vedere da vicino la famosa Scala. Trovato uno spazio tranquillo per parcheggiare le moto in una delle stradine che terminano in prossimità della spiaggia, lasciamo nei bauletti giacche, caschi e stivali, recuperiamo i nostri “zainetti da mare” e in ciabatte ci avviamo lungo la battigia.

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Quella passeggiata in riva al mare si è trasformata in un divertente gioco: alcuni di noi cominciano a sollevare con i piedi spruzzi d’acqua, tentando di bagnare gli altri e il divertimento, in un attimo, contagia tutti. Bagnati fradici scaliamo agevolmente la roccia liscia e levigata di questa imponente cattedrale sul mare e stendiamo i nostri teli sulla marna bianca piacevolmente fredda. Nessuno ha intenzione di prendere il sole: il caldo asfissiante (41 gradi) della nostra giornata siciliana ci invoglia a tuffarci subito nell’acqua verde smeraldo, incuranti dello sbalzo termico tra la temperatura esterna e quella del mare che ci regala il nostro meritato relax in una cornice paradisiaca.
Ottimo pesce fresco e buon vino siciliano a cena in compagnia degli amici di sempre concludono degnamente una giornata ricca di divertimento ed emozioni.

INFORMAZIONI UTILI
Tempi di percorrenza:
Da Palermo: 2 ore circa (km 142) tramite SS15 E SS624
Da Messina: 3 ore e mezza circa (Km 277) tramite A19 – SS 640 – SS 115
Da Siracusa: 3 ore circa (Km 232) tramite A19 – SS 640 – SS 115

Scala dei Turchi
E’ interessante organizzare la visita alla Scala dei Turchi in due step: dall’alto, per ammirarne la grandezza e la conformazione, dal basso, per poterci camminare dentro, prendere il sole e fare il bagno. Portate sneakers o ciabatte, in alcuni punti si scivola facilmente.

Cattedrale di sale
Le visite sono organizzate su prenotazione per gruppi di 30 persone. Il gruppo viene dotato di dispositivi contro gli infortuni ed accompagnato da una guida.
Per informazioni: Italkali 0922816244 oppure 816777 – www.italkali.it

Dove dormire
Ci sono molti B&B in zona, ma non tutti sono facili da raggiungere e offrono il parcheggio per le moto. A volte il rapporto qualità prezzo non è dei migliori.
Hotel Villa Romana, Lungomare Nettuno 1, 92014 Porto Empedocle
E’ un 4 stelle accogliente, situato proprio sulla spiaggia con piscina e parcheggio privato per le moto (circa 100 euro a notte la camera con prima colazione)
Home Scala dei Turchi B&B, Via Aldo Moro, 32, 92010 Realmonte
Struttura moderna e confortevole, a 700 metri dalla scala dei Turchi (circa 90 euro la doppia con la prima colazione)

Dove mangiare
Lounge beach – Scala dei Turchi, S P 68, 182, Realmonte (con vista sulla Scala dei Turchi) Ristorante del lido Lounge beach, ottima cucina, buono il rapporto qualità prezzo.
Majata beach, c/da Punta Grande, Via Discesa Mayata, Realmonte (a 800 metri dalla scala dei Turchi) – Ristorante del lido Majata, ottima cucina, buono il rapporto qualità prezzo
Vigata Restaurant, Via Roma 35, Porto Empedocle
Pesce fresco, cucinato con arte e ben presentato (menù degustazione € 40)

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