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A20 Messina-Palermo: indegno chiamarla autostrada e farla pagare.

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Lamentarsi della rete viaria siciliana è come sparare sulla Croce Rossa. Ma quando è troppo è troppo… Perché sull terribile A20 Messina Palermo ci fanno pagare tariffa piena quando il servizio è un incubo?

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Barriera di Buonfornello appena attraversata.

Lamentarsi della viabilità siciliana è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Qualcosa di eticamente riprovevole, di cui ci si dovrebbe vergognare. Ma poi si vede la mancanza di vergogna di chi dovrebbe gestire il nostro patrimonio viario ed effettuare la corretta manutenzione. A questo punto, la lamentela assume un suo spessore etico. Sorattutto per quanto riguarda la A20 Messina-Palermo.

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Quasi a Messina e da anni in queste condizioni.

Tralasciamo le centinaia di provinciali di cui sarebbe più semplice segnalare i pochi tratti non franati piuttosto che quelli preda dell’avidità gravitazionale del fondo delle valli.

Tralasciamo le decine di statali, di cui alcune interrotte da anni, senza nemmeno l’accenno di lavori di ripristino. A titolo d’esempio basti citare la SS119, che costringe ad una manovra aggirante e non adeguatamente segnalata quanti volessero raggiungere da nord il Cretto di Burri. Tralasciamo anche l’autostrada A19 Palermo-Catania, dove un viadotto ha ceduto nel 2015 e non è ancora stato ripristinato. Tralasciamo tutto questo. In fondo, noi siamo comprensivi.

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Barriera di Villafranca Tirrena.

Allora parliamo della A20, la Messina-Palermo, un’autostrada inaugurata nella sua forma attuale nel 2005 e quindi, si suppone, in eccellenti condizioni.

Il gestore si fa beffa degli utenti! La A20 è pericolosa!

Purtroppo la realtà si fa beffe delle supposizioni, così come il gestore si fa beffe degli utenti. In particolar modo dei motociclisti, costretti a pagare l’iniqua tariffa che equipara i mezzi a due ruote alla maggior parte delle auto, che hanno un impatto ben diverso dal punto di vista degli spazi e dell’usura del manto stradale. Ma il problema tariffario riguarda l’intera rete autostradale e ha quantomeno generato una certa presa di coscienza, seppure l’iniziativa portata avanti da Motociclismo abbia avuto una risposta piuttosto risibile in termini pratici.

Il problema specifico della Messina-Palermo è rappresentato dai pericoli che pone. È pericolosa. Senza mezzi termini. Il manto stradale è gravemente deteriorato in lunghi tratti, con buche – anche profonde – non segnalate, gradini, giunti deformati e avvallamenti in grado di perturbare le traiettorie a velocità ampiamente inferiori al limite. Proprio pochi giorni fa, nonostante la mia diffidenza mi faccia tenere gli occhi incollati all’asfalto direttamente davanti alla moto, una profonda buca in galleria mi ha sorpreso e scosso vistosamente il manubrio. Ho imprecato fino all’area di servizio successiva, dove mi sono accertato che il cerchio non avesse subito danni, ma l’impatto è stato significativo. Solo un singolo episodio, ma potrei citarne molti altri.

Non si contano i chilometri con traffico canalizzato su una sola corsia, spesso senza nemmeno la traccia di un cantiere che possa portare la soluzione al problema. Numerosi anche gli scambi di carreggiata, quindi col pericolo aggiunto del doppio senso di circolazione. Trovarsi dietro uno dei tanti mezzi pesanti in questi tratti è un piacere incalcolabile.

Però stranamente il pedaggio ce lo fanno pagare a tariffa piena anche se il servizio è pessimo!

Ci sono cose che si calcolano, però. Sono i pedaggi. Quelli vengono esatti in misura piena anche quando il servizio è erogato a metà. Per i motociclisti, oltre al portafogli, viene messa alla prova anche la pazienza. Perché la comprensibile aspirazione al risparmio portata avanti del gestore ha meccanizzato gran parte dei caselli. Purtroppo adottando un sistema che, una buona metà delle volte, non riesce a rilevare correttamente le moto. E allora bisogna premere il tasto di richiesta d’assistenza ed aspettare che lo schermo si attivi ed il terminale accetti il biglietto, mentre dietro si forma una coda di automobilisti impazienti, soprattutto nelle corsie miste, abilitate anche al Telepass. Se poi si è parte di un gruppo di moto, la possibilità che il pagamento al casello diventi una lunga sosta diventa una sgradevole certezza.

Siamo coscienti che l’orografia della regione – e di quel tratto in particolare – è di complessa gestione. Ma quando un’autostrada viene aperta al traffico, dev’essere mantenuta in condizioni di sicurezza, oppure dev’essere chiusa ed allora il problema diventa diverso e politico. Qui invece si gioca sporco in un’italiota zona grigia in cui il servizio erogato agli utenti non è consono agli standard di qualità e sicurezza. La zona grigia in cui la buca non ti sbalza dalla moto ma ti fa preoccupare sull’integrità dei cerchi. La zona grigia in cui perdi qualche minuto al casello ma poi bene o male ne vieni fuori. Una zona grigia che però è la qualità di vita degli utenti e, nel peggiore dei casi, la loro pelle. Vogliamo fare qualcosa, per favore?

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