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Un milione di chilometri – Capitolo 13

Un milione di chilometri APRILIA PEGASO CUBE 650

CAPITOLO 13

APRILIA CAPONORD 1000 KM 101.000

 

La Pegaso 650 si era comportata egregiamente eppure l’ idea, maturata da tempo, di una bicilindrica marchiata Aprilia mi esaltava non poco. Una volta divenuta realtà, con essa nell’aprile 2001, superai tutti i miei precedenti record di viaggi frettolosi ed insensati, ponendo le basi per la rovina definitiva del mio matrimonio, perché ero più attratto a passare del tempo sopra quel mezzo, che a fare il marito.
Nonostante tutto fu un periodo intenso ed emozionante: dopo 3 giorni dalla consegna, Francia Auvergne e Massiccio Centrale con 3500km in 4 giorni, poi il Primo Maggio in solitaria con un amico in Croazia, fino al parco nazionale di Krka, con 2500 km in 2 giorni e mezzo. Queste insensate tirate, mi dicevano che ero chiaramente inarrestabile, con un mezzo talmente comodo e performante. Abituato come ero, ad un motore scorbutico come il Rotax, questo cavallo di razza, pur derivato da una sportiva, faceva sfoggio di bassi corposi e godibili, almeno fino alla quarta e le migliorie non si limitavano ovviamente al solo motore.


La maxi veneta si presentava leggera e bilanciata per il turismo, con una notevole protezione aerodinamica ed una comodità che, a chi proveniva da un mono, come me, suggeriva trasferte sul filo dei 130 orari ed oltre, da tenere all’infinito, a fronte di consumi ed autonomia accettabili, con 15-17 km al lt e 25 lt di serbatoio. A Noale non l’ avevano fatta bene ma benissimo!
Il lavoro intanto procedeva alla grande ed incrementavo il volume degli affari di mese in mese: un solo cliente copriva il 50 % dei miei ordinativi e la crisi era ben lontana dal presentarsi.
Ad Agosto come non tornare a Caponord in sella ad una… Caponord?!? Il viaggio fu “alla velocità della luce”, con la Germania bruciata sul filo dei 190/200 orari, tanto che un amico che mi accompagnava in solitaria a bordo di una Honda CBR 1100 xx, faticò a tenere il passo; senza saperlo stavo anticipando “il mio lavoro” di guida turistica a due ruote. Infatti stavo usando le mie precedenti esperienze maturate sul campo o meglio sulla strada, portando un cliente (in quel caso solo amico) a fare un tour delle bellezze della Norvegia, dato che ormai ero quasi di casa lassù. Al ritorno facemmo sosta a Stoccolma e fin qui tutto bene, mentre a Copenaghen pensai bene di far cadere da fermo la moto, rimediando un foro nel radiatore dell’ olio che ci bloccò sul posto per 3 giorni, risolvendo poi grazie ad un meccanico locale. Alla fine totalizzammo 12.000 km in 17 giorni e anche se stavo migliorando nell’organizzazione, le ore di guida giornaliere risultavano sempre troppe e qualcuno dietro di me iniziava a stancarsi…
Arriva intanto il 2002 e altri viaggi e altre corse contro il tempo mi aspettavano: in Camargue a Pasqua e ad agosto ancora in Norvegia, questa volta battendo un po’ di più il sud come Bergen, Stravanger, Oslo e in Svezia visitando Holland un’ isola davvero graziosa. Il ritmo non si abbassò di certo, ma compresi che il sud ed il nord della Norvegia in una sola volta, non permettono di assaporare al meglio quelle terre e infatti questa volta, ne venne fuori un’ esplorazione all’ altezza delle mie aspettative.
85.000 km in soli 16 mesi non erano passati inosservati agli occhi dell’ Aprilia, che richiese la mia Caponord per un’ analisi completa, in accordo con la rivista Mototecnica. Quando tutto sembrava andare per il meglio, iniziano i primi scricchiolii, a cominciare dalla mia azienda. Il mio più grande cliente, pian piano aveva sempre più allungato i pagamenti, fino a fallire, lasciandomi un buco di poco superiore ai 180.000 euro.
Come se non bastasse mia madre, che mi aveva accennato qualcosa quando ero ancora in vacanza, ebbe conferma di avere un male incurabile e di li a pochi mesi se ne andò. Nella bufera che si stava abbattendo sulla mia vita, vennero definitivamente allo scoperto quelle divergenze all’interno del mio matrimonio, che avevo per troppo tempo sottovalutato e nel momento in cui sentivo di dovermi appoggiare a mia moglie, per superare i problemi, venni a sapere di una sua relazione con un mio dipendente.
Se è vero che ciò che non ti uccide poi ti fortifica, a freddo posso tranquillamente ammettere di averla trascurata ed aver travisato quelli che erano i suoi veri desideri: mi seguiva nei viaggi, ma per curiosità e non perché ardesse della mia stessa passione e io avrei dovuto capire, che in fondo non desiderava che stare più tempo a casa e avere dei figli, tutte cose che io per scelta non volevo, né con lei, né con altre.
Ora so che fu giusto non tentare di ricomporre i cocci e lasciare che si chiudesse una fase della mia vita.
Poco intelligentemente avevamo adottato la comunione dei beni e nella fretta di riprendere per i capelli la mia azienda e con mia madre in quelle condizioni, vendemmo la casa e mi accontentai della metà pur di risolvere al più presto. Molto meglio invece, andava la mia vita motociclistica: il servizio sulla mia Caponord, rivelò una moto in perfetta efficienza, con usure nella norma, roba da rimontarla e in teoria, fare almeno altri 200.000 km.
In teoria, appunto, perché in pratica non essendo attratto dal tenere troppo a lungo una moto, ho sempre sperperato il gruzzoletto sufficiente all’acquisto, appena esso si palesava sul mio conto. So che mi farebbe male buttar giù due conti e scoprire che tenendo qualche moto per un tot di anni, avrei ben altro c/c, ma si sa: al cuor non si comanda…

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