Motospia

L’airbag sulle spalle – la nuova motociclista

Partite più sicure, scegliete l’airbag per motocicliste (e motociclisti)..

Anche se quando si parte per avventure inedite, sconosciute ed impreviste, come Il Giro NEL Mondo con la mia moto che sto per iniziare, che sembra avere una certa dose di inconsapevolezza, di irresponsabilità, posso dire che mi sento molto protettiva con me stessa, molto responsabile e attenta. Ho la fortuna di avere un istinto che mi guida sempre sulla strada buona, protetta, vicina alle persone buone. 
Pur avendo uno stile dinamico e folle la mia sicurezza è una priorità e non mi piace rischiare, sfidare il pericolo, provare a dimostrare che posso fare cose fuori dal comune…. 
Tutto ciò che faccio, lo faccio proprio perché mi sento perfettamente in armonia, perché so che lo posso fare, perché per me non è fuori dal comune ma fa parte del mio stato naturale. Ecco perché quando si tratta di equipaggiamento e protezione in moto durante i miei viaggi non mi piace scherzare.

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Il mio primo contatto con l’Airbag

Quando ho incontrato Fabio Colombo di Motoairbag mi ha detto subito “che una volta indossato l’airbag non riuscirò più ad andare in giro senza”, che un qualche meccanismo psicologico sarebbe scattato. Tra me e me non ero molto sicura di questo. Siamo diversi, funzioniamo in modo diverso, non credo funzioni come regola.
Ho cominciato ad immaginarmi con indosso l’airbag, mi vedevo ingombrante e ingombrata…

Avevo davanti a me due scelte: il gilet con airbag anteriore e posteriore e lo zainetto con solo airbag posteriore. Li ho indossati tutti e due ed effettivamente il gilet, per questo tipo di viaggio e per questo periodo mi sembrava troppo da gestire. Ho deciso di iniziare con provare per un periodo, prima di partire, lo zaino.

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Ho ascoltato con molta attenzione le istruzioni ed il suo funzionamento, come e quando si attiva, cosa protegge e cosa bisogna fare. Non avevo nessuna emozione: non ero né convita di quello che sentivo, né dubbiosa. 

Airbag, mai più in moto vestita da ciclista

Ma poi, in realtà, qualcosa provavo… provavo vergogna. Perché mentre Fabio mi spiegava l’importanza della protezione e della prevenzione, come un gesto minore può salvarti effettivamente la vita, io ero lì ad ascoltarlo, accanto alla moto, con il mio casco in mano, smanicata, con jeans strappati e scarpe da ginnastica. E capivo che bigliettino da visita presentavo io ad una persona che ha dedicato la sua vita a proteggere, prevenire e responsabilizzare le persone, in particolare in questo caso i motociclisti.

Fabio, molto serio, mi dice che gli sembra talmente stupido e assurdo morire in moto. Morire perché non si è protetti. Questa cosa lo fa arrabbiare tantissimo. Continuavo a vedermi da fuori, smanicata, con jeans strappati e scarpe da ginnastica. Ho sentito brividi e mi sono sentita piccola. No, non ho avuto paura. Mi sono sentita semplicemente stupida e ho avuto vergogna.
Ho preso lo zaino e sono partita. Ho preso una decisione: da quel giorno non sono mai più salita sulla mia moto vestita per andare in bicicletta. Da quel giorno lì, qualcosa è scattato dentro di me. Sarà stato quel meccanismo di quale mi raccontava Fabio. Non lo so.
Ma da quel giorno non sono mai più salita in moto senza giacca e senza airbag. In realtà il meccanismo è scattato in relazione con l’airbag e di conseguenza con l’uso della giacca. Senza, non avrebbe avuto senso per me. Affrontando poi delle giornate estremamente calde con lunghi spostamenti in città, in mezzo al traffico, con lunghe attese ai semafori ecc, ho capito un’altra dimensione del motociclista. Il motociclista, per essere motociclista deve affrontare questo. È una condizione obbligatoria, automatica. Quando si decidere di diventare motociclista si deve avere la consapevolezza che il pacchetto completo è questo e che lo fai solo se sei in grado di affrontarlo. Il motociclista deve avere caldo, deve sudare, deve portarsi i pesi dell’equipaggiamento. Altrimenti non lo fa. Mi stavo sciogliendo al semaforo ma improvvisamente ho percepito questa sensazione come parte della mia condizione, di quello che ero in quel momento.
L’airbag che mi aveva lasciata perplessa è diventato subito parte di me, posizionandosi sullo stesso livello con il casco. Non puoi andare in moto senza casco. Solo l’idea di non metterlo mi dava la sensazione di incompletezza, come se qualcosa mancasse. Il riflesso di attaccare l’airbag alla moto, per me è diventato identico con il riflesso di mettere la cintura in macchina.  Faccio parte dalla generazione che ha cominciato a guidare con l’obbligo della cintura, quindi per me un’altra variante non esiste. Credo e spero che molto presto, magari le nuove generazioni, impareranno ad essere motociclisti con l’airbag sulle spalle come qualcosa di obbligatorio, automatico e naturale. Così come è il casco o la cintura di sicurezza della macchina. Perché se la cintura può salvarti la vita, l’airbag sulla moto può fare veramente la stessa cosa.

Comincio con l’airbag “zaino”

Ho deciso di partire nel mio viaggio usando per ora l’airbag zaino. È molto leggero. Effettivamente non lo senti addosso, è come se facesse parte dalla tua giacca, come il paraschiena. Nel momento dell’attivazione protegge l’intera colona vertebrale partendo dal collo e arrivando fino al basso per coprire inclusivamente il coccige.

È molto facile da usare grazie al suo meccanismo Si assicura l’airbarg indossato attraverso un cavo a spirale dotato di moschettone alla sella e nel momento in cui la centaura si scosta repentinamente dalla posizione regolare (cioè cade) il cavo che rimane attaccato alla moto aziona il sistema airbag attivandolo. Poi in un minuto la sacca dell’airbag scoppiato si svuota da sola e ci vuole un altro minuto per ripristinarlo e cambiarlo. Praticamente si svita la bomboletta dell’aria consumata e con l’aiuto di una chiave speciale (piccola), che viene fornita nel pacchetto, si riattacca il cavo che attiva il sistema, dopodiché si rimette una nuova bomboletta di scorta che si porta sempre con sé.

Per la prima fase del viaggio ho scelto lo zaino, dandomi appuntamento con il gilet con doppio airbag, anteriore e posteriore, sulle strade della Siberia e dell’Alaska. Mi voglio abituare in modo graduale.

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Come una grande parte dei incidenti in auto capitano proprio in quei momenti quando non hai messo la cintura, in moto succedono quando non hai le protezioni. Credo che sia anche una condizione psicologica in cui l’inconscio indebolito dalla paura di sentirsi scoperto porta a delle situazioni di pericolo che poi accadono. Nel momento in cui sei protetto, la mente si rilassa, la paura di sottofondo svanisce, le voci rumorose dell’inconscio tacciono e la legge dell’armonia e dell’attrazione apre universi lisci, buoni e favorevoli. 

Da agosto 2019 Hele Biker inizierà il Giro Nel Mondo a tempo indeterminato con la sua moto del cuore.
Segui anche tu le tracce delle sue ruote!

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