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International Female Riding day. Perchè non serve una giornata per il motociclismo femminile.

dr big

International Female Riding day.

Come suona all’ orecchio?

A me stride, un po’ come quando da bambini grattavamo le unghie sulle care vecchie lavagne nere nelle classi.

 

International Female Riding Day. Anche detto al femminile a me stona: giornata internazionale del motociclismo femminile.

Oh, siam tutti d’accordo, questo è solo ed esclusivamente il mio parere.

E chi sei mi direte. Mi presento e ci metto la faccia: Daniela, classe 1983, persona normalissima con svariati interessi. Amore per le due ruote da una vita, motociclista per divertimento da 15 anni.  Scrivo per passione, non mi interessano le influencer, dico ciò che provo e sento. Senza filtri.

Questa sono io. E questo è il mio pensiero.

Davvero nel 2021 abbiamo bisogno che ci sia una giornata dedicata al motociclismo femminile??

“Vabbè” direte voi “ci sta anche il carbonara day e nessuno si offende”. Tranne forse vegetariani e vegani. Ma vivi e lascia vivere.

Però più ci penso e meno mi piace questa storia della giornata per il motociclismo al femminile.

Anche se esiste da ormai ben 15 anni. Molti lo paragonano al Distinguished Gentleman’s Ride. Io ci vedo sostanziali differenze-

Il DGR anzitutto ha degli obbiettivi sociali ben chiari: ogni anno si pone come promotore di una raccolta fondi tra tutti coloro che partecipano. La cifra raccolta viene sempre devoluta a progetti che riguardano la ricerca scientifica per la cura del cancro alla prostata e per la fornitura di supporto psicologico ai malati.

International Female Riding day è nato su iniziativa della motociclista canadese Vicki Gray: istruttrice di guida, “road racer” e fondatrice di MOTORESS, un online magazine dedicato al lifestyle delle motocicliste.

L’obiettivo dell’IFRD è che il mondo della moto e, più in generale, la società prendano coscienza di come sempre più donne siano parte attiva di questa comunità, aumentando così la consapevolezza che molte di loro guidano davvero una motocicletta. Come debba essere raggiunto questo obbiettivo non è dato sapere.

Basta proclamare il primo sabato di maggio giornata intera del motociclismo femminile? Basta riempire i social di hashtag, slogan, immagini del IFRD?

 

International Female Riding Day. Ma soprattutto: ha veramente senso una giornata per il motociclismo femminile?

Perché a me sembra che tutte queste iniziative, internazionali e meno, vadano solo ad ottenere l’ effetto opposto.

In particolare dovremmo un attimo fermarci e riflettere su quanto siamo noi donne in primis a ghettizzarci.

Due domande. Perché abbiamo preso la patente per la moto? Perché andiamo in moto?

Se abbiamo necessità che il nostro status di motocicliste sia riconosciuto (da chi poi? Da noi stesse, dalla società, dagli uomini???) forse c’è un problema.

Ricordo che parlo solo per me stessa.

Quando ho comprato la prima moto 15 anni fa l’ ho fatto perché desideravo guidarla, e realizzavo un mio sogno. Non mi interessava (né mi è mai interessato) compiacere nessuno, non mi importava far vedere quanto ero figa (sì, 15 anni fa ero veramente figa!!!) su una sella. Non cercavo l’ approvazione di amici, fidanzato, genitori o chicchessia.

Andavo in moto per il puro piacere di andarci.

E poco importava se facevo 15000 km l’ anno o solo il tragitto casa-lavoro. L’ importante era stare in sella.

In sella sin da piccola. Già era amore. Per la moto ovviamente.

Ancora oggi risalgo in moto anno dopo anno perché mi diverto, perché mi fa stare bene.

Gli uomini (ricordo ad onor di cronaca che 15 anni fa ero figa ahahahahah) fischiavano quando mi toglievo la giacca e il casco? Evidentemente gli bastava poco per essere felici. Ma raramente ho incontrato maschi che si comportavano con modalità da uomo delle caverne utilizzando fischi e grugniti per esprimere approvazione.

Rallentavo qualche amico nei giri in compagnia? Pazienza, chiunque sia uscito almeno una volta con me sa benissimo che l’ andatura si deve adattare alla tipologia di uscita proposta. A volte si sta in gruppo, a volte ognuno tiene il proprio passo e ci si ritrova nei punti stabiliti. E mai mi sono spacciata per il fenomeno che non sono, quindi chi mi ha aspettato lo ha fatto consapevolmente.

Mi sono mai sentita di più di un uomo perché ero una donna su una sella?

Aspetta… perché mai avrei dovuto sentirmi un “di più” ? Non è che guidare una moto sia una cosa da premio Nobel! E’ come guidare l’ auto, un trattore, un go kart. Ditemi che quando la mattina vi sedete dietro il volante vi sentite delle fighe da paura. E perché in moto sì? Cosa c’è di diverso?

Ovvio, se cercate l’ approvazione altrui allora questo cambia tutto.

 

Ma allora vi e ci state ghettizzando.

Soprattutto CI state ghettizzando perché ognuna di noi rappresenta l’ insieme.

Perché state creando il connubio donna motociclista= figa. E continuate ad alimentarlo con tutte quelle foto da rivista patinata che vi fate vicino alle vostre due ruote tirate a lucido (le moto, voi di più). Mai una volta che ci scappi la foto con il casco appena tolto dopo un bel giro, coi capelli all’ aria e il viso segnato dalle pieghe delle imbottiture interne del casco. Poi però non lamentatevi se gli uomini fischiano. E se non vi prendono sul serio quando siete in moto. In fin dei conti che immagine trasmettete?

Così come credo fortemente che ci stiate tutte ghettizzando quando vi rinchiudete nei limiti mentali del “non sono capace perché sono donna”. “Non tocco quindi quella moto non posso prenderla”. “Non sono un uomo quindi non posso guidare così”.

O quando, per affrontare dubbi e perplessità, e per la paura di essere prese in giro in gruppi misti, vi iscrivete solo ed esclusivamente in gruppi al femminile.

Eventi “only woman”, dirette per parlare del motociclismo al femminile, gruppi solo donne fanno male al motociclismo. Di qualsiasi genere sia. E spesso sono imbarazzanti per il genere femminile e controproducenti. A volte sembra che per andare in moto noi donne abbiamo bisogno dell’ insegnante di sostegno.

Dov’è il valore aggiunto di tutto ciò?

Di trogloditi ne troveremo sempre nella nostra vita, uomini e donne. Ma (assurdo eh!) sui social a volte ci stanno anche persone normali, che magari in un confronto vi sanno pure dare risposte sensate.

Per fortuna o per le scelte fatte ho sempre incontrato uomini che mi hanno insegnato molto nel mondo delle due ruote. Senza pregiudizi e disparità

Se vi rinchiudete siete voi che avete deciso di vivere come un’entità a parte. MotociclistE.

Che poi però vogliono che una volta all’ anno sia riconosciuta dignità al motociclismo al femminile.

Il rispetto e la dignità si guadagnano giorno per giorno. E non perché sono più o meno bella o più o meno brava. Ma perché semplicemente faccio ciò che amo fare, e quindi di conseguenza provo anche a migliorarmi.

Magari grazie ad un corso di guida, magari grazie a mio marito che ne sa molto più di me. Magari leggendo le norme del codice stradale od in altri mille possibili modi. Ma senza mai pensare che io donna sono diversa da un uomo quando sto in sella. C’è margine di miglioramento? Meglio! Son già molto capace? Ottimo! Son pure bella? Vabbè, fortunatissima, ma chissenefrega mentre stai con un casco sulle Alpi.

Poi parliamo di motociclismo femminile, ci sta. Prima di questa base dal mio punto di vista non esiste un distinguo.

Noi guidiamo già davvero una motocicletta. Non serve una giornata per ricordarlo al mondo.

Iniziamo a ricordarcene noi ogni giorno. Ed ad essere motocicliste per passione, non per scopo.

 

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