Motospia

IN MEMORIA DI IDA Quando la morte viaggia su quattro ruote

E’ una giornata autunnale, ma soleggiata. Non c’è vento e il clima favorevole è un invito a stare all’aria aperta, ma non si può: il lavoro chiama quindi ogni idea di libertà per oggi è accantonata. Resta tuttavia i piacere di andare al lavoro in moto e, per qualche chilometro, assaporare quel senso di libertà che soltanto un veicolo straordinario come questo sa trasmettere.
La moto è quella giusta, adatta alle proprie esigenze di motociclista che ama un’andatura tranquilla per meglio assaporare i profumi e i colori della natura, e godere il rombo del motore.
Il corso di guida sicura le ha insegnato che è importante essere sempre concentrati sulla strada, vedere bene quel che ci circonda e farsi vedere da chi condivide la stessa strada; che è fondamentale per la propria sicurezza indossare l’abbigliamento protettivo ed è altrettanto importante allenare la visione laterale per intuire se un veicolo si ferma a uno stop per darci la precedenza, mantenere la distanza di sicurezza, farsi sentire con il clacson se necessario; che la manopola del gas non è un interruttore ma una leva e che è meglio frenare gradualmente per avere una riserva di sicurezza.
La moto è pronta, come ogni mattina, e anche se l’età non è più giovane e i riflessi non sono più quelli di una volta, l’esperienza di guida la farà ancora da padrone, in questo giorno come in tutti gli altri, permettendole di percepire in tempo i pericoli per evitarli.
Sale in sella con l’orgoglio di non aver mai avuto incidenti grazie a uno stile di guida tranquillo, e l’umiltà di ammettere che “ebbene sì, qualche volta, come quasi tutti i motociclisti, ho misurato l’asfalto”.
Ogni volta che ode il motore borbottare è come se fosse la prima volta per l’entusiasmo che prova dentro sé e quella sana euforia che accompagna ogni percorso in sella alla propria adorata compagna.
La strada è davanti a lei, pronta per essere conquistata mentre la giornata si apre dinanzi con tutte le meraviglie che ogni attimo può contenere, con la voglia di vivere che vibra nel cuore, con i pensieri tristi che non sono più nemmeno un ricordo. Magia della moto.
La sera, quando percorrerà il percorso inverso per ritornare a casa, riporrà il giorno appena vissuto nel bagaglio dei ricordi, da coccolare con la mente nei mesi invernali quando pioggia e gelo consiglieranno di far riposare la moto nel box, da raccontare alle amiche o ai propri cari quando gli affanni quotidiani della vita si saranno finalmente acquietati.
Ma quel giorno la terribile signora in nero aveva un programma diverso.
Aveva deciso di travestirsi da supponente automobilista e di tramutare la spietata falce in una potente e grossa autovettura, per non farsi riconoscere.

Furba la morte. E invidiosa. Invidiosa di quell’esplosione di energia dalle fattezze femminili in sella a una moto, che respira a pieni polmoni la vita e tutto ciò che di bello può regalare, che ha appena concluso la giornata ringraziando nel proprio cuore chi le ha dato tanto.
Per colpirla le è bastata un’inversione di marcia.
Repentina. Imprevedibile. Distruttiva.
E il paradiso, all’improvviso, ha avuto un angelo in più.
Un angelo di nome Ida, meravigliosa donna in sella.

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