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BSA. Gli indiani salveranno le moto inglesi (forse….) Spesso ci lamentiamo della fuga di realtà italiane dal nostro Paese... In Inghilterra non stanno meglio

Rinascerà grazie agli indiani la produzione nel Regno Unito di moto BSA, iconico marchio della tradizione classica inglese. Questo il buon proposito annunciato nuovamente a novembre, per la seconda volta in tre anni, dal milionario Anand Mahindra, proprietario dell’omonimo gruppo di Mumbai.

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Arnan Mahindra, proprietario del marchio BSA e non solo

Ci sono tre marchi che rappresentavano appieno la tradizione delle due ruote inglesi: Royal Enfield, BSA e Triumph. Di questi i primi due sono di proprietà indiana, il terzo è rimasto britannico.

Triumph è infatti ancora inglese come proprietà e per una piccola parte ancora come come produzione industriale, a Hinckley, ma solo per i veicoli con un forte “valore aggiunto” (il resto, la gran parte delle oltre 50.000 moto viene assemblato in Thailandia). Dopo le varie vicissitudini negli Anni 70 (e il fallimento del gruppo Triumph di cui BSA di cui faceva parte), il marchio fu acquisito e rilanciato dal miliardario britannico John Bloor che ci risulta tutt’ora il titolare.

Royal Enfield è invece indiana già da parecchi decenni, e in Inghilterra la produzione di motociclette terminò definitivamente nel 1970. Da lì in poi i modelli Royal Enfield per il mercato britannico ed europeo sono prodotti in India, e non ci sono avvisaglie che possa cambiare qualcosa.

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La Royal Enfield Meteor 350

Il cammino più accidentato è stato quello di BSA. Nel 1951, quando il marchio era all’apice della popolarità con modelli di successo come la Bantam, la Gold Star e l’A10 Rocket Gold Star, BSA acquistò proprio la rivale Triumph, diventando uno dei principali produttori di moto dell’epoca. Ma già negli anni 60 arrivarono errori di gestione e crescenti difficoltà di mercato con la fortissima concorrenza dei marchi giapponesi. Triumph e BSA si separarono negli anni 70. La prima sopravvisse, la seconda smise di produrre nel 1973. Seguirono per BSA vari tentativi non riusciti di rilanciarsi, con liquidazioni, ricostituzioni societarie e progetti falliti per quasi 40 anni. Finché nel 2016 il glorioso marchio inglese è stato acquistato dal gruppo industriale indiano Mahindra, di cui fanno parte anche il costruttore automobilistico Mahindra & Mahindra Limited (M&M) e Mahindra Two Wheelers che comprende anche Pugeot scooters, che in India invece produce piccole moto e scooter.

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La BSA Rocket Goldstar del 1962

In questi quattro anni il marchio è però rimasto dormiente. Ora Anand Mahindra, che secondo Forbes ha un patrimonio stimato intorno a 1,3 miliardi di sterline, sembra finalmente voler avviare nel 2021 in Inghilterra una piccola produzione a marchio BSA, tra cui anche un modello elettrico. Nello specifico, una nuova fabbrica nella zona delle sede storica di Small Heath vicino a Birmingham, dove le BSA classiche venivano prodotte dagli anni 50 agli anni 70. E visto che il passato vuole anche un futuro, Mahindra ha detto che spera di iniziare a breve vicino a Oxford anche la costruzione di un centro di ricerca per lo sviluppo di un modello elettrico. L’operazione avverrebbe anche grazie agli incentivi del governo di Londra mirati ad attrarre investimenti che rilancino l’industria manifatturiera britannica. Secondo fonti della stampa inglese, la BSA Company Limited del gruppo Mahindra ha ricevuto infatti un finanziamento pubblico di 4,6 milioni di sterline per lo sviluppo di moto elettriche, un progetto che dovrebbe creare un indotto di 255 posti di lavoro nella zona di Oxford.

Se finalmente Anand Mahindra manterrà le promesse, e la Brexit non offrirà l’occasione di posticipare il progetto (o cancellarlo?) avremo un marchio inglese che produce tutto (o quasi) in Inghilterra. Ma l’esperienza Peugeot ci lascia qualche dubbio sulle reali volontà del tycoon indiano

In primo piano la BSA Bantam con motore alimentato a diesel (1954)

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