Intervista ad Antonio Perlot, segretario generale di ACEM (l’associazione dei costruttori europei), che ci spiega come si sta muovendo ACEM a livello politico centrale per ottenere dalla UE un sostegno in questo momento di grande crisi del settore.
La crisi del settore automotive generata dal coronavirus non ha precedenti. Per uscire dal tunnel serve una cabina di regia sovrannazionale. Abbiamo chiesto ad Antonio Perlot, segretario generale di ACEM (l’associazione dei costruttori europei) cosa si sta facendo e cosa possiamo aspettarci dalla UE e dai singoli Stati. Ecco le sue risposte alle nostre domande.
– Più o meno in tutti i paesi ci sono stati 2 mesi di blocco del business. Questo ha creato un grosso impatto economico negativo per il nostro ambiente. ACEM sta facendo qualcosa in sede europea per ottenere degli aiuti economici per il settore?
«Considerando i principali mercati europei, l’impatto del COVID-19 si è fatto sentire principalmente in Italia e Spagna, e in misura marginalmente inferiore in Francia e nel Regno Unito. La Germania ha subito un impatto inferiore. In tutti i casi, si è effettivamente trattato di circa 2 mesi di blocco dell’attività. O comunque di riduzione importante, con gli effetti che ne derivano per il settore nel suo insieme – rete di distribuzione, costruttori veicoli, fornitori. ACEM ha sin dall’inizio contattato la Commissione Europea, allertandola della situazione. In particolar modo per via della stagionalità del mercato moto, e per via dell’impatto previsto a fine anno. Da allora, il contatto è costante e la Commissione viene regolarmente informata dell’andamento del mercato. Sono in fase di definizione finale interventi a livello regolamentare per permettere la gestione dello stock importante di veicoli che si stima rimarranno invenduti a fine anno.
D’altra parte, a livello macroeconomico la Commissione Europea e gli Stati Membri si sono accordati per allentare le norme riguardanti gli aiuti di Stato, e sono state rese di recente disponibili importanti somme a fondo perduto e prestiti a condizioni vantaggiose. Per via dell’impatto subito durante la fase di lockdown, l’Italia è il principale beneficiario di queste misure. Va precisato che la fruizione di queste misure sarà da mettere in opera a livello nazionale».
– In Italia il governo ha deciso di dare degli incentivi all’acquisto di scooter e monopattini elettrici. Ma tutti noi sappiamo che questi prodotti arrivano in gran parte dalla Cina. Così alla fine non si aiuta l’industria europea, né i lavoratori europei. Cosa ne pensa ACEM?
«ACEM non ha particolari commenti da fare riguardo gli incentivi ai monopattini elettrici, che non rappresentiamo. È comunque interessante notare che alcune istituzioni, come ad esempio l’International Transport Forum, includono la categoria L1e dei ciclomotori nell’ambito della micromobilità. Per quanto riguarda i prodotti provenienti dalla Cina, mi limito a ricordare che questi prodotti – come tutti gli altri, del resto – dovrebbero sempre rispettare le normative europee. La stessa industria del motociclo europeo, nel suo insieme, dimostra che ci sono partenariati con la Cina che sviluppano prodotti di qualità, a beneficio del settore europeo e del consumatore. Ma non è sempre così, anche per quanto riguarda bici e monopattini elettrici, per i quali uno standard a livello CEN dovrebbe essere finalizzato entro la fine dell’anno».
– Sappiamo tutti che il “sogno” di creare un ambiente pulito usando mezzi a propulsione elettrica allo stato attuale è un grandissimo inganno politico. Si, la mobilità elettrica “pulisce” l’aria delle città, ma non viene considerato che allo stato attuale il 70% dell’elettricità che serve per ricaricare le batterie viene prodotto in centrali nucleari e a carbone… Dall’altro lato abbiamo moto Euro 4 ed Euro 5 che sono infinitamente meno inquinanti rispetto ai vecchi modelli. Perché non si fa niente in Europa e nei vari Stati nazionali per “spiegare” ai politici queste cose? Far capire quanto siano poco inquinanti questi mezzi potrebbe aiutare molto le industrie europee a rinascere dopo la crisi del coronavirus. ACEM ci sta lavorando?
«Più che parlare di “inganno politico”, direi che si tratta di una misura parziale, che richiede appunto una serie di interventi ai fini di non rimanere una misura cosmetica. Non ultimo, la disponibilità reale di colonnine di ricarica, che rimane della responsabilità degli Stati Membri e delle amministrazioni locali. Di per sé, la mobilità elettrica può contribuire ad una mobilità più pulita, specie in ambito urbano, e il settore moto sviluppa soluzioni diverse, per il trasporto passeggeri ma anche per la piccola logistica, a 2, 3 e 4 ruote».
«Detto ciò, concordo che i nuovi modelli Euro 4 e Euro 5 a motore termico portano grandi miglioramenti rispetto ai veicoli precedenti. Abbiamo calcolato che rispetto a Euro 0 e Euro 1 la riduzione degli inquinanti sia superiore al 90%. Questo progresso è stato presentato a più riprese a Commissione Europea, Parlamento Europeo e Stati Membri, e lo sforzo del settore è riconosciuto. È chiaro che questi passi avanti a livello tecnologico rendano le soluzioni di mobilità della categoria L particolarmente interessanti, come alternative all’automobile e al trasporto pubblico, anche in termini di footprint».
– Riguardo al grande problema degli stock di Euro-4 giacenti nei concessionari che non potranno essere vendute nel 2020, quale percentuale di successo si prevede per la richiesta di posticipare l’attuazione delle nuove regole Euro-5? Tutti i Paesi coinvolti sono realmente convinti dell’utilità di questa richiesta?
«Voglio chiarire che ACEM non ha mai chiesto un posticipo dell’Euro 5 – alcuni costruttori hanno già sviluppato modelli, e questi sono in vendita o lo saranno a breve. Abbiamo chiesto di poter prolungare la data attualmente prevista per la fine dell’Euro 4, per permettere di far fronte al problema dello stock di questi veicoli, oltre fine 2020. La Commissione Europea, come già detto, ci ha dato ascolto e a breve pubblicherà una proposta legislativa in tal senso. Il dettaglio non è ancora noto, ovviamente, ma siamo fiduciosi».
«Sarà poi necessario avere il sostegno degli Stati Membri e del Parlamento Europeo, tramite una procedura legislativa che dovrebbe svolgersi in tempi rapidi. Ovviamente, i paesi dove risiedono produttori sono già al corrente della questione, e a sostegno delle nostre ragioni. Si tratterà di vedere come gli altri paesi si posizioneranno rispetto alla proposta legislativa, tenendo a mente che l’impatto COVID-19 si manifesta tuttora sull’insieme dell’economia europea».
– Come si interfaccia ACEM con le associazioni nazionali? Quali sono i rapporti con ANCMA, cosiderando le difficoltà della nostra associazione che ci risulta in ritardo nel pagare le quote associative?
«ACEM lavora in coordinamento con le associazioni nazionali, che sono membri a tutti gli effetti. Il legame è importante, come canale di scambio di informazioni tra l’ACEM a livello europeo, e le associazioni nazionali a livello dei diversi mercati».
«Il rapporto con ANCMA è ottimo, si tratta di una delle associazioni maggiormente coinvolte nei nostri lavori, non solo nello scambio di informazioni, ma anche nelle azioni che vengono coordinate a livello europeo. Del resto non potrebbe essere diversamente, per via dell’importanza del comparto moto italiano e le dimensioni del mercato nazionale».
«Come era prevedibile, il COVID-19 ha portato qualche ritardo nel pagamento delle quote associative di alcuni membri, principalmente legato all’impatto del lockdown, a livello ammnistrativo. Ma a questo stadio, nulla più».
– Il consorzio KTM/Piaggio ha ottenuto dall’Europa 6 milioni di euro di sovvenzioni per sviluppare la mobilità elettrica. Questo è frutto del lavoro di ACEM o hanno agito per loro conto? Come potrebbero fare altri consorzi ad ottenere questi finanziamenti?
«Si tratta del progetto RESOLVE, sviluppato nell’ambito dei finanziamenti UE per la ricerca. Il lavoro viene svolto a livello ACEM, ovviamente con gli associati, ai fini di sostenere la creazione di linee di budget a livello europeo. In questo caso per lo sviluppo della mobilità elettrica della categoria L. Ovviamente, la Commissione Europea sostiene lo sviluppo di temi che siano in linea con le priorità a livello politico. Pertanto, le linee di budget comunitarie possono riguardare diversi temi legati al motociclo, ad esempio lo sviluppo di tecnologie diverse, la sicurezza stradale…».
«Simili linee di budget sono sviluppate dall’UE. Previa consultazione approfondite con l’industria, i centri di ricerca e le università europee, anche per auto, camion e l’insieme del sistema trasporti. Queste linee di budget sono poi disponibili, e diversi consorzi possono formulare proposte che vengono vagliate e, se del caso, selezionate per un finanziamento».
«Nel caso specifico, KTM e Piaggio hanno poi deciso di partecipare in un consorzio con un partenariato più ampio. Ma appunto questa possibilità è aperta a qualsiasi entità. Ovviamente indipendentemente dal fatto che sia associata all’ACEM, che entri a far parte di un consorzio di dimensione europea (in genere, minimo tre paesi) che proponga attività rispondenti alle priorità della CE, e che venga selezionata per la qualità delle proposte, anche in termini di potenziale industrializzazione successiva».