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SULLE ALI DELLA PASSIONE, CRISTINA PALADIN

Cristina Paladin è appassionata di viaggi in solitaria. È una donna determinata perché ha perseguito il sogno di possedere la moto fino a realizzarlo. Ed è anche coraggiosa perché, ammettiamolo pure, non è da tutti girare il mondo da soli in moto. Soprattutto se sei donna.

Si definisce “uno spirito ribelle fin da bambina” perché – racconta – si divertiva a pedalare da sola per la campagna fino al greto del fiume Piave. A farle scoprire un’anima da motociclista sono stati i suoi genitori (appassionati di moto) quando all’età di 7 anni le regalarono la Italget Mini Cross. È stato l’inizio: dal Califfo del nonno che prendeva in prestito per correre lungo le vigne, alla mountain bike, dal Ciao ereditato dalla sorella, allo scooter Kymco 4 tempi, fino a Celestina, la F650GS acquistata nel 2007 (35.000 km percorsi in due anni), poi è arrivata Misteriosa (F800GS, 75.000 km in sei anni) e nel 2015 la boxer Zizì (R1200GSLC, 75.000 km in due anni), tanto desiderata.

CRISTINA PALADIN
Cristina sul suo Italjet cross al’età di 7 anni

– Cristina, perché ami viaggiare in solitaria?
«Perché lo vivo come un viaggio introspettivo: mi perdo (spesso non ho una meta precisa e imbocco strade che in quel momento mi attirano) per poi ritrovarmi in luoghi meravigliosi dove amo fermarmi e immortalare con uno scatto l’emozione del presente».
– Quanti km hai percorso in compagnia prima di intraprendere un viaggio da sola?
«È il contrario: ho percorso circa 50.000 km prima di uscire in compagnia. Quando ho acquistato la prima moto ho avvertito la necessità di entrare confidenza con lei».
– Non temi gli imprevisti?
«Li temo, ma ho imparato a considerarli come un’opportunità per scoprire risorse di me sconosciute».
– Come ti prepari ad affrontare il viaggio in moto?
«Indosso un abbigliamento tecnico: oltre al casco, pantaloni, giacca e guanti con protezioni, stivali e, da qualche anno, il Motorairbag 2.0. Un buon tagliando è la base per partire, poi è necessaria una minima conoscenza della meccanica della moto perché può tornare utile: saper riparare una foratura, rabboccare l’olio motore… Altra cosa importante è avere una buona assicurazione che preveda l’assistenza stradale».
– Hai mai avuto problemi che hai risolto da sola per arrivare all’officina più vicina?
«Mi è accaduto solo una volta di avere un problema serio con la moto. Ritornavo dal mio viaggio in solitaria in Sicilia e dopo una sosta dissetante (c’era una temperatura di 36 gradi) la moto non è più ripartita. Era un problema alla batteria. Ho smontato la scocca del finto serbatoio e ho fatto ponte, ma la batteria non caricava: alternatore rotto! Ho dovuto chiamare il carro attrezzi e aspettare tre giorni il pezzo sostitutivo per poi ripartire. In questo caso l’assicurazione, oltre al carroattrezzi mi ha rimborsato anche l’alloggio».
– Qual è il più bel ricordo dei tuoi viaggi in moto? E la situazione più difficile?
«Il più bel ricordo è legato al viaggio a Capo Nord. Mi trovavo in Finlandia, a Ivalo, in Lapponia, quando un virus mi ha costretta a un ricovero ospedaliero. Sono stati giorni intensi, fisicamente e psicologicamente. Per la prima volta mi sono sentita sola. Eppure considero questa esperienza tra le più importanti perché mi ha fatto riscoprire fiducia in me e determinazione a raggiungere l’obiettivo (ero a 400 km dalla meta) ma soprattutto ho capito… che non si è mai soli perché si è in compagnia di se stessi! Gli ultimi 30 km fino al Globo di Capo Nord sono stata avvolta da una fitta nebbia: non vedevo nulla e non c’era nessuno. L’emozione di essere arrivata fin lì ha preso il sopravvento e ho pianto di gioia. Poi il cielo si è aperto e ho visto il sogno divenuto realtà».

CRISTINA PALADIN
Cristina con Babbo Natale in occasione del suo viaggio a Caponord

– A chi consigli di viaggiare in moto in solitaria?
«A tutti! A chi ha timore suggerisco di iniziare gradualmente, con uscite di pochi km fino a fare brevi vacanze».
– Sul web commenti ogni viaggio con un pensiero: a chi ti rivolgi idealmente?
«La vita mi ha posto di fronte, fin da piccola, alla dipartita di persone molto care (ho perso un’amica quando avevo 8 anni e 10 giorni dopo ho perso la mia bisnonna che amavo molto). Questi lutti mi hanno fatto riflettere sull’esistenza e su me stessa. I pensieri che accompagnano i miei viaggi diventano mantra che mi seguono lungo la strada, e possono essere mantra anche per chi li legge».
– Come hai unito passione e professione del turismo in moto?
«Vivendole contemporaneamente. La loro unione mi ha sempre fatto stare bene».
– Quale consiglio dai a chi vuole trasformare la passione per la moto in professione?
«Mantenere la semplicità della passione».
– Guidare la moto è ….
«Inebriare i sensi del mondo e indossarli sulla pelle. È ciò che vivo quando vado in moto. È come vestire gli abiti di un’alchimista: unisco gioia, vento, paura, asfalto, natura, sterrato, volti, silenzi, albe, stupore, tramonti, pioggia, ricordi, sole, solitudine, e trasformo il passato e il futuro in un avventuroso presente».
– È un incentivo a…
«Ogni volta che viaggio, è un viaggio interiore. La moto mi aiuta a viverlo più intensamente e quindi è un incentivo a conoscermi di più».
– Hai anche altre passioni?
«Amo leggere, fotografare (ho sempre con me Pippo, un treppiede che uso per gli autoscatti), scrivere poesie, andare in mountain bike e fare nordic walking. E riesco a conciliare tutto».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Viaggiare in moto in Patagonia, Irlanda, Marocco, e ritornare a Capo Nord».
– Qual è la tua filosofia di vita?
«James Hillman scrive nel suo libro Il codice dell’anima: “Ci sono molte ragioni per vivere ma ce n’è una per cui siamo vivi”. Cerco, con il sorriso, la ragione per cui sono viva!».
– Che messaggio vuoi dare a chi ti legge?
«Credere in se stessi e non rinunciare mai ai propri sogni. Le grandi imprese sono tali perché ci fanno scoprire e superare i nostri piccoli, grandi limiti».

I viaggi di Cristina sono sul sito web www.perdiritrovarsiviaggiando.it e su facebook.

CRISTINA PALADIN
Cristina in un momento di relax al GS Academy 2018

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