Motospia

La prima cosa bella, da fare a Macerata

Ce lo stiamo chiedendo dal 9 marzo; lo abbiamo sentito chiedere da chiunque a chiunque: la “Domanda” ai tempi del coronavirus è una ed una sola: quale sarà la prima cosa che farai non appena terminerà il confinamento?
E se sei un Motociclista la risposta è semplice, scontata, immediata: prendere la moto e fare un viaggio.

Macerata. Col passare dei giorni e prendendo sempre più coscienza della portata di questo fenomeno che ha sconvolto la vita di tutti, le aspettative sul “dopo” si sono sensibilmente abbassate. Abbiamo rinunciato a progetti di viaggio importanti e conseguentemente limitato il raggio di azione delle nostre aspettative: passeremo dapprima da una riapertura parziale, per zone (regione?) per poi rimanere comunque in Italia la prossima estate, come pare sia indicato da più parti.

Ma tutto ciò non ha fatto che accrescere il nostro desiderio di moto, di viaggio, di libertà.

Per chi scrive la situazione è persino peggiore, con una moto nuova, un Ktm 790 Adventure, ritirata sabato 7 Marzo!
Non penso di dover spiegare a gente con la mia stessa passione quanto questa cosa stia rendendo la mia reclusione ancor più insopportabile. Avendo percorso appena 25 km prima del lock down, sono quasi due mesi che, come un’anima in pena, affronto quotidiani pellegrinaggi in garage per guardare, toccare, annusare quella che sarà la mia compagna di avventure nei prossimi anni.
Con la riapertura all’orizzonte, e una quantità di tempo a disposizione, nella mia testa si sono affollate decine di percorsi da gustare per poter finalmente testare la nuova moto.


Non essendo ben chiaro l’ambito territoriale nel quale potremo muoverci sono partito dall’ipotesi minima, e cioè la provincia, ed ho iniziato a buttare giù un piano.
Compito comunque non facile in quanto la mia provincia di residenza, quella di Macerata, si caratterizza per una buona estensione e, soprattutto, per l’estrema varietà: si va dal mare all’alta montagna passando per una fascia collinare che regala strade panoramiche ricche di curve: dove andare la “prima volta”?
Ecco: la prima volta. Salire in sella dopo due mesi o più sarà un’esperienza paragonabile ad altri eventi importanti della nostra vita motociclistica, per desiderio, emozione, coinvolgimento emotivo.
E visto cosa mi sta pazientemente attendendo in garage, ho pensato alla mia prima volta in off, alla gioia che rasentava l’esaltazione per aver scoperto un mondo tutto nuovo, fatto di panorami mozzafiato, colori intensi, profumi inebrianti e pace assoluta. Quindi è deciso: non appena mi “slegano” rifarò quel giro!
Per chi fa enduro turistico dalle mie parti, si tratta di un giro conosciuto e collaudato; una specie di giardino di casa dove fuggire non appena si dispone di qualche ora di libertà.
Ma essendo stato anche teatro delle prime due edizioni del “Sibillini Adventure”, una tre giorni organizzata da Islandainmoto e GoBiker, e quindi testato da motociclisti provenienti da tutta Italia, posso dire con certezza che il giro è apprezzabile anche da chi non vi ha legati ricordi importanti.
Il giro inizia dal Lago di Caccamo, un bacino artificiale a trenta chilometri da Macerata creato nel 1954 per fornire energia elettrica ai comuni limitrofi.


Si sale in direzione di Pievefavera, una incantevole piccola frazione a picco sul lago e da lì si sale verso la montagna sull’unica strada che dopo pochi chilometri diventa sterrata ma sempre facilmente percorribile.
Una sosta nei pressi dell’enorme ripetitore è d’obbligo per godere della vista dell’intera Valle del Chienti fino al mare.
Lungo la strada si trova davvero di tutto: appassionati di mountain bike, cacciatori, camminatori, ma anche lepri, caprioli, volpi, falchi: l’andatura prudente non è solo raccomandabile per la sicurezza, ma anche per poter godere dello scenario offerto dai Monti Sibillini.
Quando si inizia la discesa in direzione di Fiastra bisogna fare attenzione allo stato della strada: le precipitazioni, vista la pendenza del tratto, causa spesso solchi profondi che richiedono prudenza, soprattutto se affrontato con una maxi enduro, ma niente di più.
Riguadagnato l’asfalto si gira a sinistra e si va verso Fiastra, comune in riva all’omonimo lago, anch’esso artificiale, e meta turistica famosa anche al di fuori dei confini della provincia di Macerata. Da li si attacca il lungo sterrato che porta fino ai 1820 m s.l.m. del Rifugio del Fargno: una salita di oltre 20 km che riconcilia col mondo per la bellezza dei luoghi e dei panorami.
Giunti a destinazione, come prima cosa, si rimane rapiti dallo spettacolo fornito dalla vista delle creste di Pizzo Berro, Forca della Cervara, della Val di Panico e, soprattutto, dall’imponente parete nord del Monte Bove.
All’interno del rifugio non si può fare a meno di assaggiare una crostata di visciole che rasenta la poesia e che fornisce la giusta carica per proseguire il giro.
Da qui si possono prendere molte direzioni: si può scendere verso la Pintura di Bolognola e da li, su asfalto, o scendere verso Sarnano o ritornare a Fiastra per poi andare a visitare il santuario di Macereto.
Oppure si può tornare indietro lungo la stessa strada dell’ascesa e svoltare in direzione della frazione Cupi e da li andare in direzione di Visso.
Ma io ho in mente il giro completo, quello fatto per la prima volta che però è ancora probabilmente chiuso a causa delle limitazioni al traffico conseguenti al sisma del 2016. Ma almeno nei sogni si è completamente liberi, quindi si torna indietro dal rifugio e pochi chilometri a valle si svolta a sinistra per Casali e da lì, su asfalto, ci si dirige a Castel Sant’Angelo sul Nera.
Da qui, dirigendosi verso Monte Prata, prima di iniziare l’ascesa si tira dritti e si inizia a salire in mezzo ai boschi per un tratto di off davvero suggestivo e un po’ più impegnativo del precedente in caso di fondo bagnato; una ventina di chilometri fra sottobosco, pietraie, ripide salite e una lunga discesa che sfocia a Visso che per chi ama il genere di “off” leggero rappresentano una fonte di enorme divertimento, a patto di avere un minimo di esperienza.
Da Visso a Macerata ci sono 70 chilometri di strada asfaltata, che nel primo tratto sono estremamente divertenti e veloci, con curve dall’ampio raggio e asfalto che permette di osare.
Giunti alla Muccia si può prendere la superstrada per tornare, appunto, a Macerata o, proseguendo, fino al mare e all’A14.
Ma se non c’è fretta, da sempre preferisco percorrere il vecchio tracciato della SS77 , quello che passa attraverso paesi e frazioni e che oramai è utilizzato solo dai residenti.
L’asfalto è in pessime condizioni, ma le sospensioni lunghe aiutano a godersi la passeggiata verso casa.

E’ così che immagino il giorno del mio ritorno in sella: 200 km di curve, asfalto, terra, natura ma soprattutto emozioni. Ed è grazie anche a questo pensiero che sopporto ogni giorno trascorso chiuso in casa.
Perchè la moto è quell’attrezzo magico capace di far viaggiare anche quando è ferma in garage.

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